Ultimo aggiornamento: 1 Settembre 2020
di Stefano Giovannelli
da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura, vol. 4°, Udine, 2000, p. 226
Ho ancora nitido in mente il giorno della mia assegnazione alle Frecce Tricolori. In quella mattina di settembre del 1993 nel mio cuore si alternavano emozioni che stentavo a controllare.
La gioia di essere stato assegnato al più prestigioso reparto dell’AMI aveva lasciato il posto alla paura di non essere all’altezza del compito al quale ero stato chiamato.
Mentre aspettavo di essere presentato ai piloti titolari, scorrevo le foto delle formazioni del passato… leggevo i nomi leggendari di quei piloti che avevano reso celebre il Reparto con il loro impegno, la loro bravura… ci sarei riuscito? La stessa domanda mi seguì per tutto quel primo inverno quando, in addestramento da numero 7, ogni giorno mi veniva richiesto più precisione, più stabilità sul parametro…
Già, il parametro… quanto sudore, quanta fatica per vederlo fermo ad ogni manovra… senza neanche accorgermene arrivò il 1° maggio e poi la prima MAF a Cuneo. E lì, sistemando il casco dopo il volo, mi accorsi che gli altri piloti, a cominciare dal Comandante, stavano venendo verso di me… il loro sorriso e le pacche sulla spalla erano abbastanza eloquenti: ero diventato un pilota delle Frecce Tricolori!
Quella prima stagione passò rapidamente tra entusiasmanti esperienze e sorprese, fra cui, la più grande, mi fu data dal Comandante, il T. Col. Zanovello dopo l’ultima MAF a Malta. Ci riunì nella sala briefing a Rivolto e comunicò la nuova formazione per il 1995. Quando disse che sarei stato il nuovo solista, mi ritrovai di colpo con la boccaasciutta e le mani gelate… il primo a congratularsi fu Stefano Rosa, il solista titolare, poi il “Mister” Carlo Baron e via via tutti gli altri.
L’addestramento iniziò subito e immediatamente realizzai il peso delle nuove responsabilità: rappresentare la tradizione della scuola Acrobatica Italiana al suo più alto livello, seguendo il filo tracciato dai miei predecessori, dimostrare le eccellenti qualità aerodinamiche dell’MB 339 e la bontà di un prodotto tecnologico tutto italiano.
Dopo la partenza di Stefano Rosa scoprii anche l’aspetto forse più delicato di questo lavoro: e, cioè, che nessuno, se non chi avesse fatto il solista prima di me, mi avrebbe potuto aiutare di fronte ai problemi e le difficoltà. Quell’inverno fu una esperienza umana e professionale indimenticabile,fatta di continue prove ed allenamenti, di delusioni alternate a gioie e soddisfazioni. Quell’inverno, ne sono sicuro, mi ha cambiato la vita.
Nei quattro anni nei quali ho avuto l’onore di essere il solista delle Frecce Tricolori, molte sono state le emozioni e le sensazioni uniche e irripetibili che ho vissuto.Innanzitutto per avere svolto una attività che rappresenta per ogni pilota l’esaltazione del volo puro in tutta la sua spettacolarità, tecnica e abilità. Essere schiacciato sul seggiolino a +7 G o essere appeso alle cinghie a -3 G… la scampanata, il lomcovak, il volo folle… il 4 tempi, il tonneau lento,… quanto orgoglio e soddisfazione nell’eseguire queste manovre così tecniche e impegnative nelle più grandi manifestazioni davanti a centinaia di migliaia di spettatori.
Poi sotto l’aspetto umano per aver fatto cose eccezionali insieme ad altri nove piloti eccezionali il cui ricordo mi accompagnerà per tutta la vita. Ed infine aver avuto l’onore di rappresentare il mio Paese, che amo, sui cieli di mezzo nondo, guadagnando il rispetto incondizionato dei colleghi stranieri, na soprattutto ricordando l’orgoglio di sentirsi italiani a tanti connazionali che, con le lacrime agli occhi, mi hanno salutato al termine delle manifestazioni.
Ora che sono diventato anch’io spettatore, frequentemente mi ritrovo con nostalgia a pensare a quegli anni rivolando con il pensiero le manovre del “mio” programma… solo adesso mi rendo conto della fortuna che ho avuto: la fortuna di aver coronato un sogno e la passione di tutta una vita…
E quando vedo i dieci aerei delle “Frecce Tricolori” so che quei piloti stanno vivendo le stesse emozioni che io ho vissuto. E per 20 minuti torno ad essere uno di loro, torno ad essere un pilota delle Frecce Tricolori.