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Frecce Tricolori: a ottobre si pronuncerà il TAR

Giuseppe Lenzi chiede che venga annullato il suo trasferimento da Rivolto

di Claudio Ernè
da Il Piccolo, anno 110, n° 159, 9 agosto 1991, p. 8

TRIESTE — Un colonnello della «Frecce tricolori» contro i vertici dell’Aeronautica militare. Su questa vertenza dovranno pronunciarsi nei primi giorni di ottobre i giudici del Tribunale amministrativo regionale. Ai magistrati del Tar del Friuli-Venezia Giulia si è rivolto il tenente colonnello Giuseppe Lenzi, 47 anni, tre lauree, già responsabile delle relazioni esterne del 313 stormo addestramento acrobatico. Le famose «Frecce tricolori».

L’alto ufficiale chiede che i giudici annullino il suo trasferimento dalla base di Rivolto. Il colonnello ritiene il provvedimento immotivato, illeggittimo e penalizzante per la sua carriera. Per questo si è rivolto all’avvocato triestino Fabio Degiovanni che nell’udienza pubblica del Tar sosterrà le sue ragioni. I vertici dell’Aeronautica saranno invece assistiti dall’avvocatura dello Stato.

Ecco in sintesi cos’è accaduto. II colonnello Lenzi nell’88 insegnava economia militare all’Accademia di Pozzuoli dove si formano i «quadri» dirigenti della nostra aeronautica. Nei primi giorni del gennaio 1989 gli viene notificato il trasferimento a Rivolto. Deve assumere al più presto un doppio incarico: responsabile delle relazione esterne nonchè responsabile finanziario delle «Frecce tricolori».

L’ufficiale accetta con entusiasmo il trasferimento nei pressi di Udine. Di fatto è una promozione sul campo. Tutti gli uomini dell’arma azzurra sognano di far parte di questo ristretto gruppo di specialisti noto e apprezzato in tutto il mondo. Per svolgere nel migliore dei modi il suo lavoro il colonnello Lenzi chiede di migliorare il suo inglese. Si sottopone a un training intensissimo. Tre corsi in pochi mesi, dei quali uno in Inghilterra, tutti pagati dall’Aeronautica. Comunque parla già correntemente il francese e il portoghese.

A Rivolto viene fotografato accanto a un «Aermacchi 339A» e la sua immagine viene inserita nel depliant in carta patinata che le «Frecce Tricolori» diffondono tra il pubblico che assiste alle loro esibizioni. Vi compaiono le testine di tutti gli ufficiali della pattuglia acrobatica con il grado, il ruolo ricoperto e l’età. «Responsabile relazioni esterne, responsabile finanziario, nato a Rieti il 25 febbraio 1944» si legge accanto al nome di Lenzi. Quelli delle «Frecce» sono gli unici ufficiali di cui l’Aeronautica diffonde dati e curriculum. Di fatto chi fa parte delle pattu-glia acrobatica nazionale rappresenta una sorta di «biglietto da visita» della nostra arma aerea e proprio per questo è costantemente tenuto sotto i riflettori. Ufficiale e gentiluomo, messaggero dell’Italia all’estero.

Il colonnello inizia il suo lavoro. Sono tempi difficili perché è ancora vivissimo il ricordo della tragedia di Ram-stein. Pochi mesi prima, era l’agosto dell’88, tre aerei delle «Frecce». erano entrati in collisione, precipitando sulla folla. Muoiono i piloti e 70 spettatori, 368 sono i feriti. Si susseguono le inchieste, la polemica politica divampa, qualcuno propone persino di sciogliere la pattuglia. A Rivolto tutti stringono i denti. Sanno che il tempo è galantuomo. il clima migliora, le polemiche interessate e ingiuste si spengono.

Per il colonnello Lenzi la vita invece si fa difficile. Nel dicembre dell’89 arriva l’ordine di trasferimento a Padova. L’ufficiale si oppone, chiede al Tar che la decisione sia sospesa. I giudici gli danno ragione ma i comandi non mollano. Altro trasferimento. Dalle «Frecce Tricolori» a responsabile dell’aeroporto di Udine. Altra «sospensiva» del Tar, ma il ministero della Difesa non ubbidisce ai giudici amministrativi. Si va al Consiglio di Stato. «Lenzi non conosce bene l’inglese» sostengono i legali dei comandi militari. «Per questo l’abbiamo trasferito».

«Non è vero» ribatte la difesa. «L’inglese lo conosce bene come attestano vari certificati e numerosissime missioni svolte all’estero in ben 49 paesi. I veri motivi sono altri. Lenzi è più anziano rispetto al pari grado comandante di pattuglia. Lo ha ammesso Io stesso generale comandante la regione militare aerea».

Il Consiglio di Stato da ragione all’ufficiale e riafferma la sospensione dell’ordine di trasferimento. «Se fosse seguito ne deriverebbero al colonnello gravi danni e pregiudizi». Anche questa decisione dei magistrati resta lettera morta. Gli uomini in divisa vanno per la loro strada, inesorabili.

La causa al Tar intanto continua il suo iter. In ottobre a Trieste i giudici affronteran-no la questione nel merito. Tutte le carte dovranno venir gettate sul tavolo. Inglese o anzianità di servizio?

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