(Ultimo aggiornamento: 15 Maggio 2019)

di Gianluigi Zanovello
da “I primi dieci 1988-1998”, Pieve di Soligo (TV), Grafiche V. Bernardi, pag. 27

Accade talvolta che quando qualcuno mi chiede cosa significa avere la “passione per il volo” mi viene subito alla mente un’immagine: quella di un ragazzino magro, con le guance arrossate dall’aria tagliente del mattino che lo investe scompigliandogli il ciufio dei capelli che gli scende sulla fronte. Lo vedo lì, appoggiato alla recinzione che circonda l’aeroporto di Rivolto una fredda mattina di marzo, le nocche delle mani sbiancate dalla presa stretta e sicura sulle maglie un po’ arrugginite dalla rete alta che gli nega ogni speranza di ingresso in quel “paradiso” dorato e anelato con intensità in ogni momento della giornata.
Quel ragazzino non si chiede quale sia il vero motivo che lo ha portato in quel posto, lui è lì semplicemente per godersi le immagini, sospirate dopo lunghe ed interminabili mezz’ore d’attesa, di dieci velivoli che con le scie bianche e colorate disegnano strani e indecifrabili arabeschi nel blu terso del cielo friulano.
Quelle immagini gli fanno velocemente dimenticare la fredda temperatura dell’aria che lo circonda, proiettandolo idealmente dentro lo stretto abitacolo di quei jet multicolori, dietro alla cloche e alla manetta, stretto fra cinghie e strumenti, finalmente libero di librarsi in cielo e passare qualche minuto in completa libertà.
Quel ragazzino non sa cosa ci sia dietro quel volo, lo studio, il lavoro, il sudore degli uomini che preparano o pilotano quelle macchine volanti. A lui, in fondo, tutto ciò non interessa, luiè lì per un solo motivo, la passione per il volo e per le Frecce Tricolori.
Ecco, spesso è questo ciò che mi passa per la mente quando penso alla passione per il volo, un sentimento difiicile da capire e da sentire, se non per i pochi “eletti” che lo possono cogliere. Pur tuttavia questa strana passione, il più delle volte inspiegabile a quelle mogli o a quei mariti che non sono toccati da tale “illuminazione” ma che, guarda caso, colpisce infallibilmente le menti aflamate di sensazioni dei ragazzini di ogni età, d’un tratto appare più facile da comprendere quando si assiste ad una esibizione delle Frecce Tricolori.
Questa passione per il volo e per la P.A.N. infatti riesce sempre “inesorabilmente” a oltrepassare ogni differenza o confine, attraversando diagonalmente ogni età e cultura, ogni razza e nazionalità, fermando quasi il tempo che ci circonda.
Questa “sapienza”, cioè la consapevolezza di questa passione è quella che credo abbia fatto nascere, nel tempo, tutti i Club “Frecce Tricolori”. Finchè essi esisteranno, fin quando i loro appassionati componenti riusciranno a mantenere inalterata la ragione del loro essere e rimanere “ragazzini” nel loro intimo, tutti noi, ne sono convinto, potremo dormire e “sognare” sonni tranquilli.
Ora non sono più un ragazzino, ho vissuto sinora una vita intensa facendo, con insperata fortuna, un lavoro che ho amato sin da quando ho visto volare un velivolo nel cielo. Sono passati ormai molti anni da quando il ragazzino che ho citato prima passava parte del suo tempo attaccato alla rete dell’aeroporto di Rivolto.
Ora non ho più il ciufio scompigliato di capelli che mi solletica la fronte, ma la passione, quella per il volo, quella perle Frecce Tricolori, è rimasta la stessa.
Sono anch’io tornato, dopo esserne stato un protagonista, ad essere un “fan ” di questa stupenda Pattuglia Acrobatica: anch’io ora faccio parte di quell’ideale “Club Frecce Tricolori” che li comprende tutti.
Viva le Frecce Tricolori, viva i Club Frecce Tricolori.
I Col. Pil. Gianluigi Zanovello
Com.te P.A.N. 1992-1994

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