Ultimo aggiornamento: 29 Giugno 2021
Visita ai piloti della Pattuglia acrobatica dell'Aeronautica militare con le telecamere di «Sprint»
di Emilio Fede
da Radiocorriere TV, anno XLII, n° 14, 4-10 aprile 1965, pp. 22 – 23
Rivolto (Udine), aprile
I « gregari » ed i « fanalini » sono riuniti attomo al capo pattuglia, nella piccola aula dove si ritrovano ogni giorno, prima e dopo l’allenamento, per commentare le figure del volo. Non si direbbe che sono i discendenti della « Squadriglia Folle ».
Strani studenti
Hanno, infatti, l’aria di studenti già maturi che seguono con diligenza una lezione di matematica. In quest’aula si parla spesso di rombo e di triangolo rovesciato. Ma gli altri termini che si ascoltano per il profano sono assurdi: looping a cigno, doppio tonneau, mezzo schneider con aerofreni, cardioide. Qui, soprattutto, si parla di mille chilometri all’ora, perché gli studenti alle prese con it cardioide o il looping a cigno sono i componenti della Pattuglia acrobatica dell’Aeronautica militare italiana che il mondo ormai conosce e ammira come « Frecce tricolori ».
A vederli saettare nel cielo impegnati nel programma di alta acrobazia composto da quindici fra le figure pin difficili di questo genere di volo, si rimane col fiato sospeso, né si può fare a meno di domandarsi cosa li spinge a sfidare se stessi a quelle velocità che oscillano fra gli ottocento e i mille chilometri all’ora. Quando parlano e raccontano della loro vita, del loro straordinario mestiere, tutto invece appare più logico e normale perché sono uomini che agiscono in base a studi severi e precisi delle proprie possibilità fisiche e dei mezzi che guidano. Ogni loro azione, ogni minimo spostamento dell’aereo è conseguenza di calcoli che dopo mesi di addestramento non possono fallire.
In tutti i Paesi, dove l’alta acrobazia aerea ha tradizioni antiche, le nostre « Frecce tricolori » hanno riscosso successi senza precedenti meritando, quindi, il titolo di campioni. Per questo sport che è al limite dell’audacia lavorano otto ore al giorno e fra poco, quando avra inizio la bella stagione, dovranno spostarsi in molte citta italiane e all’estero per partecipare al nutrito programma defile manifestazioni aviatorie.
Quando si vede la pattuglia in esibizione non si ha il tempo di pensare quanto sia faticosa e lunga la preparazione di questi piloti, come ogni movimento dell’apparecchio debba essere studiato a tavolino, perché ogni difetto estetico sia eliminato.
Il capo pattuglia in volo è un giovane ufficiale, il capitano Vittorio Cumin che fece già parte della pattuglia acrobatica « Diavoli Rossi ». Ha trentacinque anni, è sposato ed ha una bimba di tre anni, Antonella, che spesso va sul campo a vederlo. Quando, invece, deve stare a casa, trascorre la maggior parte del tempo alla finestra e appena sente il rombo dei reattori corre dalla mamma e chiede « E’ quello il mio papà? ».
Il suo papà, ed altri papà, vanno a spasso per il cielo, forti di una esperienza che è fra le glorie dell’Aeronautica italiana. La loro base è Rivolto, un paesino in provincia di Udine. Qui essi vivono, studiano e si allenano. I loro apparecchi sono italiani, i « G 91 » fabbricati dalla Fiat, mezzi velocissimi e leggeri particolarmente adatti a questo genere di volo.
L’addestramento dell’intera pattuglia è affidato al tenente colonnello pilota Roberto Di Lollo, un uomo che ha speso i suoi anni più giovani per una passione mai sopita. Ha fatto parte di pattuglie acrobatiche e ora ha il compito di dirigere le « Frec-ce tricolori » e allenare le riserve. Durante le esibizioni è lui da terra che guida, attraverso una speciale apparecchiatura collegata alla torre di controllo, il volo dei suoi piloti, Corregge gli eventuali errori, segue attimo per attimo con occhio vigile quanto avviene nel cielo. • La sicurezza dei ragazzi – ci diceva – dipende soprattutto dalla fiducia che essi hanno in me e nel capo pattuglia. Guai se dovesse mancare quella ».
Riprese dall’alto
Siamo andati a trovarli nel loro piccolo mondo di Rivolto per realizzare un servizio televisivo per la rubrica Sprint. Abbiamo vissuto con loro una settimana, seguendo gli allenamenti, trascorrendo nell’aula delle lezioni teoriche il tempo che essi normalmente vi trascorrono.
È stato necessario girare duemila metri di pellicola per ottenere il materiale più spettacolare sul programma delle « Frecce tricolori ».
Uno dei nostri operatori, Carlo Rolly Cannara, ha eseguito a bordo di un aereo dello stesso tipo, ma biposto, le evoluzioni dei nove « studenti dell’aria » effettuando lui stesso parte del programma con il capitano Davide Albertazzi, uno fra i più valorosi piloti militari del nostro tempo. Altri due operatori sistemati con le macchine da ripresa ai bordi del campo, hanno completato lo schieramento televisivo di ripresa mentre con un tecnico audio dotato di speciali apparecchiature abbiamo registrato gli ordini e i colloqui che intercorrono fra i piloti ed il capo pattuglia e fra quest’ultimo ed il comandante.
La spettacolare bomba
Sono occorse molte ore di volo per ottenere la migliore condizione di luce. La parte più rischiosa è stata quella di filmare la « bomba », una figura cosi definita tecnicamente dai piloti: è la più spettacolare dell’esibizione e crea nel pubblico attimi di vera e propria suspense.
I nove apparecchi salgono a quota ottomila e da qui si « aprono » verso terra precipitando in picchiata a mille chilometri all’ora. Sfiorano quasi il terreno prima di riprendere quota con una audace impennata e tornare nuovamente verso terra dove si incrociano vertiginosamente a breve distanza l’uno dall’altro. Il fragore è a questo punto assordante, l’occhio non riesce più a seguire l’intera figura. Sembra che sugli aerei i piloti siano impazziti. Invece attraverso il collegamento radio la voce del capitano Cumin e dei « gregari » e « fanalini » giunge calma e precisa: « Quota 309… velocità 475… riuniamo, ora. Avanti, via. Livelliamo, pronti, via! ».
Livelliamo… e gli aerei tornano in formazione, ala contro ala, veloci e sicuri nel cielo che ha squarci di azzurro. Il capo pattuglia in testa, i gregari di sinistra, i gregari di destra, quindi dietro i due fanalini. La gente li conosce attraverso il numero che è dipinto sull’aereo accanto ai colori della nostra bandiera, ma essi hanno un nome, sono uomini con i loro problemi umani che nascondono dietro un sorriso fiducioso.
« Lei si sente un uomo eccezionale? » abbiamo chiesto durante l’intervista televisiva al capitano Vittorio Cumin che stava salendo sul pro prio « G 91 » per un allenamento. Si è fatto ripetere la domanda perché pensava di non avere capito bene. Quindi ha sorriso, di cuore: « Per carità, no, Sono anni che faccio questo lavoro e sono un soldato ». Più distante, in posizione di numero 9, cioè fanalino, il maresciallo Anticoli interviene: « Io si, mi sento eccezionale ». Era una battuta di spirito, per far ridere i compagni.
—–
Sprint va in onda martedì 6 aprile alle ore 21,15 sul Secondo Programma televisivo.
—–
I velivoll del tipo Fiat « G 91», fra i più moderni e agill del mondo, sono serviti all’addestramento dei migliori piloti dell’Aeronautica militare. Quelli attualmente usati dai « campioni » della pattuglia acrobatica, con speciali apparecchiature fumogene, portano nel cielo i coloridella bandiera itallana
II capitano Vittorio Cumin è capo pattuglia delle « Frecce tricolori ». Ha trentacinque annl e circa tremila ore di volo all’attivo. Lo chiamano « glI occhi della pattuglia » perché gli altri piloti della formazione sono abituati a « vedere » attraverso i suoi comandi
Questa figura che i piloti definiscono « bomba » è la più spettacolare ed emozionante del programma acrobatico delle « Frecce tricolori ». I nove aerei salgono a ottomila metri e da qui picchiano alla velocità di mille chilometri all’ora fino quasi a sfiorare Il suolo. La foto ha fissato l’attimo in cui la pattuglia si apre vertiginosamente verso terra tracciando nel cielo con scie di fumo il lungo percorso che dura appena pochi secondi