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di Carlo Baron
da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura, vol. 4°, Udine, 2000, p. 224

Shepard. I velivoli si allineano sulla pista pronti a lasciare il Texas. Si riparte. In tutti noi c’una grande soddisfa:zione perché la MAF di ieri alla presenza di un pubblico molto attento e qualificato (Shepard è la base che ospira la scuola di addestramento al volo frequentata da allievi di svariate nazionalità) è riuscita molto bene ed abbiamo potuto lasciare il consueto autografo tricolore nel cielo dei nostri mitici eroi western. Finalmente si è potuto volare in una splendida giornata di sole; una novità di grande rilievo per questo Tour che fino ad ora è stato caratterizzato da una sequenza incredibile di giornate fredde e piovose.

Decollo! Destinazione Atlantic City con stop per i rifornimenti ed un panino a Scott e Wright-Patterson. Sembra un volo tranquillo durante il quale noi che “stiamo seduti dietro” potremo divertirci a guardare gli Stati Uniri dall’alto, ma, invece, la maledizione del tempo inclemente si ripresenta dando veridicità all’esistenza della nuvola di Fantozziana memoria che si diverte a seguire gli spostamenti della sua “vittima”. Sono passati circa dieci minuti dal decollo quando tutta la formazione “entra” in un temporale.

La pioggia è fittissima ed a stento siriesce a vedere il velivolo più vicino. “Stringetevi!” ordina con voce rassicurante il Comandante Alberto Moretti, che se però riuscisse a distinguere alle sue spalle le sagome dei velivoli si renderebbe conto della inutilità di quell’ordine peraltro opportuno e previsto in simili situazioni. La formazione, infatti, è “da quel di”, come si dice in gergo, che si è stretta alla sua “Chioccia”, anticipandone i dettami.

Finalmente “sbuchiamo” nell’azzurro e constatiamo che il violento impatto con la pioggia ha sverniciato parzialmente i bordi delle prese d’aria e i museti di tutti i velivoli cancellando di conseguenza i numeri che identificano la posizione in volo dei velivoli stessi. Com’è strano vedere la formazione con il “naso” bianco!

Sorvoliamo il fiume Missouri, vediamo da lontano Saint Louis e non resistiamo all’idea di fare “un 360” all’interno del mitico circuito di Indianapolis.

Atterriamo con il buio ad Atlantic City e, dopo un brevissimo consulto circa l’opporunità della riverniciatura dei particolari danneggiati dalla pioggia, decidiamo che anche se siamo alla fine della Tournèe non possiamo presentarci nella Manifestazione della “Las Vegas dell’Est Coast” in abiti dimessi. I particolari, nel nostro lavoro, vanno curati sia in volo che a terra. Così ci hanno insegnato i nostri predecessori.

Il giorno dopo, nonostante sia previsto riposo, l’aiutante Damiani, coadiuvato dai fedeli Sergenti Grimaldi e Bardino, e scherzosamente soprannominato Giotto per il suo incarico di verniciatore, è già all’opera di prima mattina, armato di carta vetrata, stampini, pistola a spruzzo, l’immancabile Moka per il caffè e l’inseparabile sigaretta.

Il giorno dell’Airshow tutto è miracolosamente a posto, e le Frecce possono presentarsi all’appuntamento con il pubblico con l’abituale vestito della festa.

Ancora una volta la versatilità, il senso del dovere e l’attaccamento al Reparto hanno permesso alnostri specialisti di superare difficoltà ambientali, di carenza di organico e di esperienza specifica nella soluzione di problemi non legati direttamente alla categoria primaria di impiego.

Per fare un esempio, provate ad immaginare due specialisti americani dei “Blue Angels” o dei”Tunderbirds”, non qualificati verniciatori, alle prese con la pistola a spruzzo sulla livrea dei loro stupendi F-18 ed F-16. Dicono le Scritture che pare sia più facile far passare un capello per la cruna di un ago.

Foto di Toshiro Hara

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