Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre 2024

L'Italia ha rinnovato il tributo di pietà e di ricordo ai Caduti

Sui gradoni di Redipuglia alla presenza del Capo dello Stato

Veterani, reduci, combattenti di tutte le guerre accomunati con i giovani in armi davanti alle tombe gloriose dei Centomila - La solenne inaugurazione all'Aeroporto di Gorizia del monumento al Duca d'Aosta, proteso con lo sguardo verso Trieste

di Fulvio Fumis
da Piccolo Sera, 5 novembre 1962, p. 1

DAL NOSTRO INVIATO
Redipuglia, 4
È nostro privilegio, delle nostre popolazioni, quello di poter godere, ogni anno, di particolari giornate vissute nella manifestazione anche esteriore dell’amor di Patria. È un privilegio donatoci da tutti gli italiani e proprio da quegli più anziani e più poveri che qui son giunti oggi sopportando il disagio di viaggi non più facili, fedeli per sempre al colore della loro gioventù: il grigioverde. Ma è anche un privilegio meritato col nostro stesso sacrificio sopportato in altre date, in altri momenti storici, quando Redipuglia era l’unico faro di luce italiana. Nella giornata di sole che con l’aggettivo più facile si deve definire radiosa, la presenza del Capo dello Stato ha richiamato con sè, idealmente, tutta quell’Italia che vive, lavora, opera nel bene comune ed individuale. Nel vasto piazzale che sembra lasciar aperto respiro al Comandante dell’Invitta IIIa Armata che qui riposa, le Forze armate di oggi, che del nostro bene comune ed individuale sono garanti custodi, erano presenti con le più belle unità: circa ottomila uomini suddivisi in battaglioni di formazione con quindici bandiere, tra le quali quella della Marina e dell’Aeronautica.

Sui gradoni del Sacrario la folla, immensa fiumana di dialetti e di ceti, si è allargata a vista d’occhio, silenziosa. Quasi centomila persone con i Centomila del Sacrario. Ai lati della «Via Eroica», due batterie di obici pesanti campali da 155/33 e due file di carabinieri in alta uniforme.

Alle 11.10, venti minuti dopo essere atterrato all’aeroporto Ronchi, il Presidente Segni è giunto accolto dagli applausi della fiumana di gente. Una compagnia d’onore del 183.o Fanteria «Nembo» con bandiera e musica ha reso l’omaggio al Capo dello Stato. Passata in rassegna la compagnia, l’on. Segni, accompagnato dal Ministro della Difesa Andreotti, viene ricevuto e ossequiato dai rappresentanti del Senato e della Camera, sen. Cadorna e on. Biasutti, dal Sindaco di Fogliano-Redipuglia, dai Capi di Stato Maggiore delle tre Forze Armate, dal comandante dello FTASE, dal Primo Presidente e dal Procuratore generale del-la Corte d’appello e da altre numerose personalità.

Trieste era presente a Redipuglia con il suo gonfalone decorato di Medaglia d’Oro, accompagnato dal Commissario Mazza, dal Sindaco Franzil e dal Presidente provinciale Delise. Ed era in quella foltissima, individuabile schiera di ex combattenti, reduci e patrioti fra cui le nostre Medaglie d’Oro che hanno alzato in alto i loro labari, i loro vessilli assieme a tutti i medaglieri nazionali delle singole Associazioni.

Il Presidente della Repubblica si è diretto al monolito che accoglie le spoglie del Duca Emanuele Filiberto d’Aosta, mentre la fanfara dei carabinieri ha squillato l’attenti. Due corazzieri sono avanzati deponendo quindi una corona d’alloro sulla tomba. Dai gradoni si è rinnovato, dopo il raccoglimento, l’applauso verso il Presidente che, attorniato dalle autorità, ha raggiunto il palco disposto di fronte all’altare da campo, sul primo ripiano. Qui l’on. Segni ha ricevuto l’omaggio di un gruppo di Medaglie d’Oro e dei presidenti delle associazioni nazionali d’arma e combattentistiche. Subito dopo l’Ordinario militare mons. Pintonello ha celebrato la Messa al campo. Durante il sacro rito i cori della SAICI di Torviscosa e della Solvay di Monfalcone hanno eseguito canti religiosi. Improvviso, nel silenzio d’intorno, è giunto fragoroso l’omaggio dall’alto dell’Aeronautica: dodici «F-86 K» in formazione hanno puntato sul Sacrario, scomparendo nel sibilo verso Ovest.

Poco dopo sono riapparsi nel cielo sereno e chiaro di Redipuglia, sulla stessa direttrice in formazione di rombi. Spentosi nel rimbombo il loro eco di tuono, l’Elevazione ha riportato su tutto il silenzio del più profondo e devoto raccoglimento, mentre dai due tripodi di bronzo che fiancheggiano la scalinata salivano al cielo nubi d’intento. Su quel fumo che il vento portava verso le tre croci sulla sommità del Sacrario, i fiori della pietà e del ricordo sono scesi dal cielo, lanciati da un piccolo aereo.

Mons. Pintonello ha quindi dato lettura del telegramma inviato dal Cardinale Cicognani e con il quale il Santo Padre si è unito al rito di suffragio, impartendo la benedizione alla grande moltitudine. Nessun discorso è seguito al rito, solo la lettura del Bollettino della Vittoria da parte del presidente dell’Istituto nazionale degli orfani di guerra e la lettura della motivazione della Medaglia d’Oro al Milite Ignoto da parte del presidente nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro. Nessun discorso sul luogo in cui l’eroismo dei Centomila si impone con tutta la sua potente eloquenza. La cerimonia di Redipuglia si è quindi conclusa: erano le 11.55. Semplice e breve come sempre.

La giornata di passione patriottica ha quindi spostato il suo epicentro di folla, bandiere ed autorità a Gorizia, dove, all’aeroporto era prevista per il pomeriggio l’inaugurazione del monumento al Duca Amedeo d’Aosta. Gorizia, dopo aver accolto il Presidente con manifestazioni entusiastiche di saluto, è stata presente all’aeroporto con decine di migliaia di persone che si sono accalcate attorno al ripiano su cui si innalza la statua del Duca nella idealizzazione fisica di quella che fu la sua bella, alta, slanciata figura.

Poco prima delle 16 è salita sul palco delle autorità la vedova del Duca, Anna d’Aosta, accompagnata dalla figlia Cristina. sul nero del suo abito spiccava l’oro e l’azzurro della Medaglia che è il segno esteriore ed imperituro del valore del consorte. Un applauso caloroso, di simpatia e d’affetto ha accolto le due donne che visibilmente commosse hanno ricevuto l’omaggio delle molte autorità presenti.

Alle ore 16 il Capo dello Stato raggiungeva l’aeroporto con il suo seguito. Passata in rassegna la compagnia d’onore, il Presidente Segni, fatto oggetto ancora una volta ad un’entusiastica manifestazione di simpatia, ha raggiunto il palco, dove ha ossequiato la duchessa Anna. Sul ripiano che fa da fondo al monumento sono saliti quindi due orfani di aviatori scelti per il solenne istante dello scoprimento della statua.

La grande cerimonia ha avuto uno svolgimento rapido quasi imprevisto. Il sibilo delle «Frecce Tricolori» sopraggiunte su nove reattori ha richiamato l’attenzione verso l’alto, nel cielo toccato dalle prime ombre della sera. Lontano, sul campo i nove puntini neri seguiti da una fumata tricolore sono improvvisamente diventati i fulminei velivoli da caccia intercettatori e con una cabrata all’altezza quasi della statua si sono impennati verso l’alto, scalando col rombo il cielo su cui si espandeva la fumata tricolore. Nello stesso istante il drappo tricolore che avvolgeva la
statua è caduto, come pure sono caduti i vessilli che coprivano il Sacrario, posto frontalmente alla statua, dei Caduti del 1.o e 4.o Stormo. La bianca figura monumenale è apparsa così improvvisa davanti agli occhi dei presenti appena distolti dall’esibizione acrobatica dei reattori. La pregevole opera dello scultore Di Cobertaldo su iniziativa dell’Aeroclub di Gorizia è apparsa quasi nascere dalla stessa fumata tricolore, ritornare dal tempo per presentarci il Duca nel suo atteggiamento migliore, con lo sguardo rivolto in direzione di Trieste.

Il gen. Nasi, compagno di prigionia del Duca, ha pronunciato un discorso per rievocare le tappe luminose di una vita generosa spesa nello studio, nell’attività civile e militare, nel lavoro anche più umile, nella dedizione fino all’eroismo. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del Ministro della Difesa Andreotti il quale ha sottolineato la bellezza dell’esempio proprio di chi pur godendo in partenza di posizioni di prestigio, vuole meritarle con la propria forza dì volontà e capacità.

Dopo aver sottolineato il rispetto che l’Italia gode oggi in quei paesi africani che già fu-rono nostre colonie, proprio per la felice opera di uomini come il Duca d’Aosta, il Ministro ha così concluso: «A me pare che possa dirsi che in questo 4 novembre 1962 abbiamo tracciato un grande arcobaleno che parte dalla tomba dell’invitto Condottiero della III.a Armata, per arrivare laggiù nel piccolo cimitero di Nairobi, dove suo figlio trova in terra per l’eternità, una sua dimora particolarmente significativa. Io penso che in un mondo, pur minacciato e turbato da tante nubi, sia possibile, sia doveroso continuare ancora a credere a questa luce spirituale che illumina il cammino della nostra Patria, ed è a questa luce che noi siamo venuti oggi a rendere omaggio, a riscaldare il nostro cuore, a prendere gli auspici per essere degni di tutti coloro che questa sera, sciogliendo un debito d’onore sono venuti qui a commemorare».

Le onoranze a Merna al Duca Amedeo d'Aosta

Scoperto un monumento in ricordo dell'Eroe dell'Amba Alagi - Nobili parole del gen. Nasi e di Andreotti - Entusiasmo per Segni a Gorizia

da Messaggero Veneto, 5 novembre 1962

GORIZIA, 5 (matt.). — Dopo Redipuglia, Gorizia ha vissuto ieri la sua grande giornata, dedicata, alla rievocazione di una tra le più nobili e più alte figure della nostra, storia: Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta al quale Gorizia ha dedicato un monumento che è stato scoperto da quattro orfani di Caduti dell’Aeronautica, alla presenza del Capo dello Stato on. Segni, del ministro della Difesa on. Andreotti e delle più alte autorità dello Stato e della Regione, nel preciso attimo in cui i nove reattori «F. 86 E» della pattuglia acrobatica nazionale sfrecciavano sul campo, lasciandosi dietro marcatissime scie tricolori.

La cerimonia a Merna è stata tra le più belle e commoventi cui si sia assistito in questi ultimi tempi. Puntualmente alle 16 il Capo dello Stato è giunto all’aeroporto, che per un giorno soltanto, ha mostrato la veste e l’animazione di una volta, con tanti aerei piccoli e grandi schierati sulla sua pista erbosa. Dopo la benedizione impartita dall’Ordinario Militare, mons. Pintonello è sceso il velo che ricopriva il Monumento e la eretta, enorme figura del Duca d’Aosta è apparsa in tutta la sua statura.

Il generale d’Armata Guglielmo Nasi. che fu a fianco di Amedeo di Savoia nelle gloriose giornate d’Africa, ha rievocato la figura del Duca sin dai tempi della giovinezza, mettendone in luce le inimitabili doti di artigliere, di marinaio e di aviatore. cui si univano una non comune cultura umanistica ed enciclopedica e una grande passione sportiva. Tra i periodi più belli della sua vita, che egli sempre ricordava, fu proprio quello del Comando del Quarto Stormo da caccia, al nostro Aeroporto. Ma l’incarico più alto dì Governatore dell’Africa Orientale Italiana e di Vicerè d’Etiopia lo attendeva nel 1937. Scoppiò la guerra che inesorabilmente segnò la sorte di quella terra e del Principe. E venne il fatale aprile del 1941, con l’ultima, eroica resistenza all’Amba Alagi, dove il Duca d’Aosta riunì intorno a sè superstiti difensori del Tricolore, per un’estrema e disperata affermazione del valore italiano. Il gen. Nasi ha ricordato a questo punto anche le eroiche figure del generale Volpini e del maggiore Bruno. L’ammirazione del nemico fu il più significativo riconoscimento; lo stesso Imperatore d’Etiopia si recò a rendere deferente omaggio alla tomba del Duca.

«Amedéo di Savoia – così ha concluso il gen. Nasi che riposa oggi coi suoi ultimi 700 compagni d’arme nella chiesa-ossario di Nieri, costruita dagli italiani del Kenia nel 1955».

Alle parole del gen. Nasi hanno fatto seguito quelle del Ministro della Difesa on. Andreotti, il quale ha elevato il suo pensiero commosso alla «gloriosa vita ed alla serena morte» di Amedeo di Savoia.

«La sua eccezionale figura – ha proseguito – è per noi di mirabile insegnamento e sprone. Il duca d’Aosta ha il suo posto nella storia perchè è al di sopra delle passioni, delle parti e delle strutture polit-che, amato e benvoluto da tutti».

L’on. Andreotti ha citato, a questo proposito, un episodio del 1936, quando il Duca si gettò tra le fiamme dell’aereo di un suo gregario caduto, per un disperato tentativo di salvarlo. E più di ogni altro l’eroico Duca ha impersonato la umanità dei sentimenti e delle opere che caratterizzarono la presenza in Africa degli Italiani. Il Ministro della Difesa ha chiuso il suo breve discorso rallegrandosi per l’intervento di un gran numero di giovani alle cerimonie di Redipuglia e Gorizia e ricordando tutti i Caduti per la Patria, che oggi sono stati degnamente onorati.

Alla suggestiva cerimonia, hanno presenziato la duchessa d’Aosta. Anna di Francia con la figlia Maria Cristina d’Aosta, la duchessa Irene di Grecia, vedova di Aimone di Savoia, con il figlio duca Amedeo d’Aosta, cadetto del Collegio Navale «Morosini» (l’istituto che aveva pure inviato una propria rappresentanza). La duchessa d’Aosta e la figlia erano giunte scortate dal generale di B.A. Mario Bacich, comandante la Scuola di guerra aerea di Firenze e nella giornata erano state ospiti del barone Lewetzow Lantieri. C’erano poi gli on.li Biasutti, in rappresentanza del Parlamento, Covelli, Martina, Vallauri e Vitturi, i Capi di Stato Maggíore dell’Esercito e dell’Aeronautica, il gen. Lalatta. i generali dì squadra aerea Ranieri, Cussini, Giachino, Di Maio, il gen. Ranza, il conte Caccia Dominioni, numerosi veterani del IV Stormo e numerosissimi altri.

da asso4stormo.it [ fonte ]

Il 4 novembre 1962 nella ricorrenza della vittoria della 1^ Guerra mondiale, viene inaugurato il monumento al Duca d’Aosta e il Lapidario  ai Caduti del 1° e 4° Stormo Caccia. Per realizzare l’opera è stata fatta una sottoscrizione nazionale promossa dal Comitato presieduto dal Generale d’Armata Guglielmo Nasi alla quale hanno aderito l’Aeronautica Militare, l’Aero Club di Gorizia con l’alto patrocinio dell’Associazione Arma Aeronautica.

Il monumento sorge sulle vestigia della palazzina comando ove risiedeva l’ufficio del Duca. Su larga base circondata da 10 cippi rievocativi le tappe più significative delle imprese militari di Amedeo di Savoia, si eleva la statua in marmo travertino alta 5 metri che raffigura il Duca aviatore in tenuta di volo con il volto rivolto verso l’Africa, verso l’Amba Alagi. Opera dello scultore veronese Vittorio di Colbertoldo su progetto di Paolo Caccia Dominioni, la statua poggia i piedi esattamente dove si trovava la scrivania del Duca.

Di fronte alla statua, oltre la strada che si interpone tra l’ aeroporto e il circolo ufficiali, ora caserma della guardia di finanza, il monumentale Lapidario dedicato ai Caduti del 1° e 4° Stormo Caccia, anche questo su progetto dell’architetto Paolo Caccia Dominioni. Sulla parete sono riporati i nomi dei Caduti con i simboli dell’aeronautica militare: l’aquila turrita, l’arco e la freccia della specialità caccia, il cavallino rampante del 4° Stormo e l’arcere con il motto: incocca, tende, scaglia del 1° Stormo.

Una fontana scorre lungo tutto il fronte del Lapidario a simboleggiare, nel continuo fluire dell’acqua, il perenne riconoscente ricordo della Patria e della Forza Armata. Come per il monumento anche il Lapidario è stato realizzato con la promozione di iniziative per la raccolta di fondi, in modo particolare con il generoso contributo dei veterani e dei familiari dei Caduti.

Sabato 3 novembre il Corpo Musicale dell’Aeronautica tiene un concerto alla Ginnastica Goriziana diretto dal maestro Di Miniello; il giorno dopo il Presidente della Repubblica On. Antonio Segni reduce dalla cerimonia  del mattino a Redipuglia, visita la città. Da ogni balcone sventola il tricolore ed una marea di gente si riversa nelle strade e nelle piazze. Nel pomeriggio alle sedici presenzia alla cerimonia di inaugurazione del monumento e del Lapidario. All’arrivo del Presidente le bandiere del 1°e 4° Stormo hanno gia’ preso posto con la scorta armata alla base del monumento, accolte dagli onori militari resi da una compagnia di V.A.M. con bandiera e fanfara. Sulla tribuna d’onore ci sono il Ministro della Difesa on. G. Andreotti, rappresentanti del Parlamento, la duchessa vedova Anna di Francia con la figlia Cristina, il giovane Amedeo d’Aosta con la madre Irene di Grecia, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Generale Remondino, il Segretario generale dell’A.M. Generale Fiori, Generali d’Armata e di Squadra Aerea nonche’ il Generale Urbani presidente dell’A.A.A., rappresentanti delle altre Forze Armate, presidenti di associazioni combattentistiche e d’arma, Enti Nazionali delle Famiglie Caduti, dei Mutilati ed Invalidi di guerra. Presente anche uno zaptie’ eritreo, Abdalla Ben Ahmed che nel 1941 era con il Duca all’ Amba Alagi al momento della resa: ora maresciallo dei carabinieri, ha voluto venire a Gorizia per ricordare il suo comandante.

Alle spalle del monumento, medaglieri e labari e dietro ancora una numerosa folla convenuta a Gorizia dalle localita’ pu’ lontane. Di fronte al Lapidario, i Reduci del 1°e 4° Stormo a significare il legame con  Coloro che dopo aver vissuto al loro fianco hanno immolato la vita alla Patria.Quattro orfani dell’ O.N.F.A. fanno cadere i drappi tricolore che ricoprono la statua e l’Ordinario Militare per l’Italia Mons. Pintonello benedice la statua ed il Lapidario mentre nel cielo le Frecce Tricolori disegnano la bandiera italiana.

da Gianni Bianchi, I ragazzi di Campoformido e Rivolto – Andrea Citi e Gianfranco Giardini, 2006, pp. 110

È dai tempi di Fougier, Remondino, Botto, che l’Aeronautica non si presentava “alla grande”, il sogno può rivivere. L’anno si concludeva con l’intervento delle Frecce sull’aeroporto di Gorizia Merna in occasione dell’inaugurazione del monumento al Duca d’Aosta.

In tribuna insieme al presidente Segni e al Ministro della Difesa Andreotti, colui che l’ha sempre difesa da chi voleva cancellarla Remondino. Il Generale si gode il successo della sua creatura nella massima espressione a diamante di 9, proprio lì a Merna dove da giovane aveva vissuto la sua meravigliosa avventura, di leader della pattuglia IV Stormo e dove aveva apprezzato per le sue qualità di uomo e comandante il Duca d’ Aosta scomparso da eroe in prigionia.

In quella occasione da ben altri sentimenti è preso Squarcina che per presentare i suoi nove campioni questa volta deve tenere conto della ristrettezze dello spazio aereo a disposizione, vicinissimo al confine della Jugoslavia, Stato con il quale i rapporti internazionali non sono affatto idilliaci. L’eventualità di uno sconfinamento fanno sbraitare della Biga il Comandante.

Pisano calmo e sereno si permette qualche battuta per sdrammatizzare la situazione “Stia tranquillo Comandante se arriva qualche MIG non abbiamo le mitragliatrici na gli scarichiamo addosso una bella fumata, lo asfissiamo“.

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