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di Giuseppe Ritucci – Immagini di Costanzo D’Angelo
da zonalocale.it, 26 giugno 2013 [ fonte ]

Man mano che si avvicinava questo giorno Costanzo ed io ci chiedevamo che storia avremmo raccontato. In una giornata in cui la città e il territorio vivranno l’appuntamento con le Frecce Tricolori volevamo una storia che desse il senso di questa giornata. Così, quando abbiamo saputo che c’era la possibilità di poter essere presenti all’arrivo della Pattuglia Acrobatica Nazionale a Pescara ci siamo messi in macchina e ci siamo uniti alla “spedizione” degli organizzatori.

All’ingresso dell’area militare dello scalo pescarese vediamo già diverse persone venute qui per poter ammirare da vicino questi “mitici” bolidi del cielo. Chi non è mai rimasto senza parole osservando le Frecce Tricolori dal vivo o semplicemente in tv? Ecco perchè vogliamo incontrare il loro comandante Jan Slangen. Perchè sarà lui il protagonista di questa domenica. Non volerà in un Aermacchi MB 339 ma sarà a terra, nella zona chiamata “biga”, a dirigere le acrobazie della sua squadra. In una calda giornata di giugno l’attesa è tanta.

Arrivano le telefonate da Vasto che dicono di aver visto le Frecce solcare una prima volta il golfo. Poi, a coppie o in tre, gli aerei atterrano sulla pista di Pescara. Qualche breve evoluzione prima di mettere le ruote a terra e già basta regalare un po’ di emozione. Vogliamo entrare ma dobbiamo aspettare dietro la transenna. Finalmente è concesso avvicinarsi e arriviamo vicino a questi capolavori della tecnica e tecnologia tutta italiana.

Incontriamo il capitano Soro, p.r. e speaker della PAN, e poi ci avviciniamo al maggiore Slangen. Aspettiamo che finisca l’intervista televisiva e poi si ferma con noi. Tuta blu, occhiali scuri, volto sereno.

Devono ancora atterrare gli ultimi aerei, compreso il C130, e così dobbiamo spostarci in un punto dove non creiamo problemi. Poi, in un fragore che è la perfetta colonna sonora di questa situazione, può
raccontarci come si diventa un pilota delle Frecce Tricolori.

“La strada che porta un pilota ad entrare nelle Frecce Tricolori è sicuramente lunga e non priva di ostacoli. La scelta più importante è quella di entrare a far parte dell’Aeronautica Militare, che non è solo seguire una passione ma vuol dire seguirla scegliendo di servire il nostro Paese e quindi diventare prima di tutto ufficiali dell’Aeronautica e quindi al servizio dello Stato e dei cittadini”.

Pensieri chiari, da persona che ha fatto la sua scelta di vita e la vive pienamente ogni giorno.

La mia curiosità è sul tipo di formazione a cui si sottopongono i piloti della pattuglia acrobatica. Vedendoli in volo viene da immaginarli come dei super-piloti con dei poter speciali. Vederli scendere dai loro aerei, fermarsi a chiacchierare con le persone che sono in pista, fa riconquistare loro quell’essere uomini, anche molto giovani, che il vederli sempre in un abitacolo quasi spaziali, con tuta, casco e maschera, fa quasi perdere.

Il maggiore Slangen mi spiega come “a loro non è chiesto qualcosa di speciale, ma qualcosa di diverso“. E lo dice con la voce ferma, a voler sfatare questa “mitizzazione” che io ho fatto trasparire nella mia domanda. “I piloti delle Frecce Tricolori provengono tutti dai vari reparti caccia e necessitano di determinate caratteristiche, in termini di esperienza professionale, di ore di volo, di qualifiche. Ma l’aspetto più importante, quello per cui dobbiamo effettuare una selezione, è capire se questi questi piloti, che sono sicuramente bravi a livello individuale, sono anche bravi a lavorare in una squadra a così stretto contatto”.

Il lavoro di squadra. L’aspetto che traspare nei documenti ufficiali della PAN, che viene evidenziato in ogni intervista o servizio che li riguarda. Un aspetto che potrebbe diventare un modello virtuoso per tante realtà italiane, dalla scuola al mondo del lavoro. Per il comandante è di certo così.

Il concetto di fare squadra è facile da esprimere a parole ma poi molto difficile da applicare. Come requisito fondamentale c’è sicuramente l’avere delle predisposizioni attitudinali personali e una consapevolezza delle proprie possibilità, ma poi serve la voglia di condividerle con gli altri. Poi è anche vero che, oltre a queste disposizioni caratteriali, tanto si può imparare all’interno di una squadra virtuosa che tanto ti insegna a fare squadra e migliorarsi”.

Sono tutte cose che per lui sono diventate motivo di vita, con un percorso partito da lontano, quasi 20 anni fa e lo ha portato ad essere alla guida della pattuglia acrobatica più famosa nel mondo.

Sono entrato in Aeronautica Militare nel 1994 e, dopo 4 anni di studi in Accademia, sono andato un anno e mezzo in America dove ho conseguito il brevetto di pilota militare, in una scuola di livello NATO. Rientrato in Italia sono stato assegnato al veivolo AMX presso la base di Amendola e nel 2004 ho avuto la possibilità di partecipare alla selezione per le Frecce Tricolori. L’ho superata e nel 2005 ho vissuto la mia prima stagione ufficiale per me il 2005. Ho ricoperto vari ruoli, tra cui quello di capo-formazione per 3 anni, e oggi sono il comandante di questa meravigliosa squadra”.

Abbiamo un bel C130 che si muove alle nostre spalle. Il maggiore sembra non preoccuparsene, per lui è una situazione naturale. Io invece sono un po’ intimorito nel vedere questo gigante di metallo che avanza rumoroso verso di noi. Fino ad oggi mi sono trovato in pista solo vicino ad un piccolo aeroleggero, ben altre dimensioni e rumori!

In queste settimane prima dell’arrivo delle Frecce Tricolori in tanti, che le hanno già viste dal vivo, me ne hanno parlato in termini entusiastici. Qualcun’altro, invece, non ne ha capito il senso. Io credo
che, nonostante tutto, rappresentino una delle eccellenze dell’Italia, al pari di Ferrari, alta moda e così via.

“Il compito delle Frecce Tricolori – mi spiega Slangen – è quello di rappresentare la professionalità degli oltre 40mila uomini e donne dell’Aeronautica Militare. Se vogliamo, quando ci esibiamo all’estero, in questo contesto storico non facile, rappresentiamo qualcosa in più, un vero e proprio simbolo di italianità. Quindi la nostra è una responsabilità molto forte e che sentiamo. Abbiamo una gioia ed un’orgoglio molto accesi quando vediamo l’affetto e la vicinanza di così tante persone. Il nostro ruolo si traduce soprattutto nel creare sinergia e mettere in moto un processo di collaborazioni atte a valorizzare i territori dove ci esibiamo e anche fare da volano per fare ripartire l’economia locale”.

Dobbiamo andar via, in attesa di rivedere gli aerei, anche se quello del comandante non ci sarà, sfrecciare nel cielo

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