Ultimo aggiornamento: 9 Giugno 2022

“I piloti delle Frecce Tricolori sono a tutti gli effetti piloti militari provenienti dalle linee jet dell’Aeronautica Militare”

di Desirè Sara Serventi
da sledet.com, 30 settembre 2020 [ fonte ]

Ci sono personaggi del calibro del Maggiore Massimiliano Salvatore, solista delle Frecce Tricolori, che non necessitano di grandi presentazioni, infatti è il loro percorso formativo e lavorativo a parlare per loro. Negli anni il Maggiore Salvatore si è distino per le sue grandi capacità e abilità tecniche in volo, per le quali niente va lasciato al caso e per cui tutto viene sempre calcolato e svolto con la massima precisione. E se professionalmente parlando il Maggiore rappresenta un grande orgoglio tutto italiano, umanamente parlando si può invece dire di come sia una persona aperta a relazionarsi con chi ha di fronte in maniera umile e semplice, senza erigersi sopra alcun piedistallo sebbene la sua notorietà glielo possa permettere, dote questa che possono vantare solo i grandi uomini. Sledet.com ha raggiunto il Maggiore Massimiliano Salvatore che si è raccontato.

Quando nasce la sua passione per il volo?
Non so bene quando è nata la mia passione per il volo. Di sicuro non è nata in un momento ben preciso o a seguito di uno specifico evento significativo. Sono cresciuto a Casalbore, un piccolo paese sulla dorsale appenninica in provincia di Avellino. Quotidianamente i cieli di quella zona venivano solcati da jet militari a bassa quota. Da bambino, appena udivo il minimo rumore che potesse preannunciare il passaggio di un jet, correvo alla finestra, in balcone o in cortile per provare a scorgere il jet. Avevo la fortuna di vivere in periferia e godevo di un’ottima vista su una vallata che si estende verso Est. Quando i jet passavano in quella direzione riuscivo a seguirli con lo sguardo per una manciata di secondi prima che scomparissero fra nuvole e colline. Ogni volta che succedeva, provavo un brivido e un’emozione inspiegabili che mi facevano correre ancora più velocemente la volta successiva.
Non posso definirla una vera e propria passione. Non sapevo riconoscere gli aerei e all’epoca non ho mai approfondito le mie conoscenze sull’argomento, ma ogni volta che li sentivo arrivare provavo a scovarli per riprovare quelle emozioni.
Durante gli ultimi anni del liceo, poi, è maturata in me la convinzione di servire il Paese indossando una divisa: riconoscevo nella figura del militare modello gli stessi valori che mi avevano trasmesso i miei genitori sin da piccolo. Ho trovato, perciò, nel concorso per l’Accademia Aeronautica Ruolo Piloti il perfetto connubio tra la volontà di indossare la divisa e l’emozione suscitata dai jet.

Quando ha preso forma la vera passione?
La vera e propria passione ha preso forma dopo pochi giorni dall’arruolamento, quando mi sono recato presso il 70° Stormo di Latina per affrontare la selezione al volo che consisteva nel raggiungere le conoscenze e le capacità per conseguire il “Brevetto di Pilota di Aeroplano” avendo a disposizione un numero ben determinato di voli. Al termine del corso, passato l’esame, era previsto il primo volo da solo. È stato durante quella breve fase della mia formazione che è esplosa la mia passione per il volo. Nonostante non fossi mai salito su un velivolo, sin dai primi minuti di volo mi sono trovato subito a mio agio. La scoperta della terza dimensione è stata fantastica e ha suscitato in me le stesse emozioni che provavo da bambino affacciandomi alla finestra a caccia di jet, con la differenza che quell’emozione era generata dalle mie azioni e non soltanto dall’osservare quelle di un fortunato sconosciuto. È stato in quel periodo che ho preso coscienza della bellezza del volo e della fortuna che avevo tra le mani: la possibilità di tuffarmi in quella bellezza per il resto della mia vita. Ancora oggi quando sento il rumore di un jet o di un aeroplanino mi affaccio alla finestra per provare a scovarlo, anche quando sono seduto nel mio ufficio, a poche centinaia di metri dalla pista di atterraggio di Rivolto, dove si potrebbe pensare che il rumore di un jet sia una trascurabile consuetudine. Quelle macchine fantastiche che sfrecciano nel cielo mi danno le stesse emozioni di quando ero bambino, delle emozioni forse più consapevoli, ma della stessa intensità.

Dove si è formato?
Dopo aver conseguito la licenza liceale presso il liceo scientifico Rummo di Benevento, ho frequentato il Corso Borea V dell’Accademia Militare Aeronautica di Pozzuoli, conseguendo il brevetto di pilota d’aeroplano su velivolo SF260 nel 2001 presso il 70° Stormo di Latina e la laurea in scienze aeronautiche nel 2004 presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli.

Lei frequentò la scuola internazionale di volo, in Texas. È corretto?
Sì. Nel 2005 sono stato inviato presso la scuola internazionale di volo “Euro-NATO Joint Pilot Training Jet (ENJJPT)” di Sheppard in Texas (USA), dove sono rimasto fino alla fine del 2006 conseguendo il brevetto di pilota militare su velivolo T-38.

Una volta rientrato in Italia, come proseguì la sua formazione?
Tornato in Italia, ho conseguito la laurea specialistica in scienze aeronautiche nel 2007 presso l’Università degli Studi di Firenze – Istituto di Scienze Militari Aeronautiche.
Destinato alla linea aerotattica dell’Aeronautica Militare, ho perfezionato la mia formazione frequentando il “Corso Pre-Operativo” su velivolo MB 339-CD presso il 61° Stormo di Lecce.
Nel 2009, con il grado di tenente, sono stato assegnato al velivolo F-16 e sono stato inviato, per il relativo corso di pilotaggio, presso la base aerea della US Air National Guard di Tucson in Arizona (USA). Tornato in Italia, ho iniziato la mia esperienza operativa presso il 37° Stormo, 10° gruppo caccia intercettori del “Cavallino Rampante” con sede a Trapani dove, su velivolo F-16, ho svolto i compiti istituzionali assegnati allo Stormo, consistenti nella sorveglianza dello spazio aereo nazionale. Nel 2010 sono stato assegnato al 18° gruppo caccia intercettori, incardinato nel 37° Stormo, e ho partecipato da marzo a ottobre 2011 all’operazione a guida NATO legata alla crisi libica “Unified Protector”.
Nel 2012, a seguito della riconsegna dei velivoli F-16 agli USA, ho frequentato il corso di conversione sul caccia F-2000 Typhoon presso il 4° Stormo di Grosseto. Tornato a Trapani con il grado di capitano, vi sono rimasto fino al 2013, quando sono stato selezionato per entrare a far parte della Pattuglia Acrobatica Nazionale.

In quali posizioni ha volato, prima di diventare solista della Pattuglia Acrobatica Nazionale?
Nella stagione 2014 ho volato nella posizione di Pony 7 (nell’ultimo passaggio con i fumi colorati, l’ultimo velivolo a sinistra con la fumata rossa); dalla stagione 2015 alla stagione 2018 ho occupato la posizione di Pony 4 (secondo gregario sinistro). Dal 2019 sono il Pony 10, il solista delle Frecce Tricolori. Sono abilitato al pilotaggio dei velivoli SF260AM, TWIN ASTIR, T37, T38, MB339CD, F16C, F16ADF, EF2000, MB339A/PAN ed ho al mio attivo circa 2600 ore di volo.

Lei ha l’importante ruolo di solista al comando del Pony 10. Potrebbe descrivere nello specifico la sua figura?
Il solista della PAN è a tutti gli effetti un componente della formazione. Il solista, infatti, decolla con la formazione, esegue le prime tre manovre acrobatiche del programma assieme alla formazione per poi separarsi. Nelle battute finali del programma acrobatico, il solista ricongiunge con la formazione per portarsi all’atterraggio assieme agli altri velivoli.
Dalla separazione al ricongiungimento, il solista si alterna alla formazione eseguendo delle manovre che hanno principalmente lo scopo di mettere in risalto le eccellenti caratteristiche di maneggevolezza del velivolo MB339PAN. L’alternanza tra formazione e solista è una peculiarità che rende il programma acrobatico delle Frecce Tricolori molto incalzante e pieno di emozioni: il pubblico distribuisce di continuo l’attenzione tra le manovre dell’una e dell’altro, senza avvertire pause nell’esibizione. Inoltre, in alcune manovre particolarmente complesse, come l’Arizona, la Bomba e l’Alona, il solista si inserisce o incrocia con la formazione, rendendo tali manovre ancora più spettacolari.

Che ricordo ha del suo primo volo con le Frecce Tricolori?
Ho volato per la prima volta con le Frecce Tricolori, come passeggero, durante la settimana della selezione trascorsa a Rivolto per entrare a farne parte. Nonostante si approdi alla selezione tipicamente dopo più di 10 anni dall’arruolamento, dopo almeno 5 anni dal conseguimento del “Brevetto di Pilota Militare” e con almeno 3 anni di esperienza operativa presso un Gruppo di Volo Caccia, quel volo di 25 minuti mi ha regalato emozioni davvero forti: mi ha impressionato per la difficoltà oggettiva della forma di volo acrobatica collettiva, gestita con grande professionalità da Piloti Militari, che davano il massimo e contribuivano con il loro sforzo individuale a migliorare la performance dell’intera formazione. È stata proprio quell’esperienza a costituire il punto di svolta del mio periodo di selezione. Al rientro da quel volo non avevo più dubbi: avrei dato il massimo per entrare a far parte di quel Gruppo e per imparare quella forma di volo così particolare. La fortuna mi ha teso la mano e, qualche settimana dopo la selezione, è arrivata la chiamata in PAN.

Per che cosa differisce il volo del solista, rispetto al volo della formazione?
Il volo del solista differisce dal volo della formazione nelle porzioni di esibizione in cui i due elementi sono separati. La formazione, guidata dal leader, disegna delle figure tridimensionali molto spettacolari, volando ad una distanza reciproca molto ridotta. Questa caratteristica aumenta considerevolmente il livello di difficoltà.
In alcune figure del programma i velivoli gregari effettuano delle spettacolari rotazioni sincronizzate sull’asse longitudinale del velivolo, oppure cambiano posizione all’interno della formazione senza variare la distanza reciproca.
In molte figure del programma, inoltre, la formazione si divide in due sezioni composte rispettivamente da 5 velivoli guidati dal leader della formazione e da 4 velivoli guidati dal leader della seconda sezione. Le due sezioni tipicamente, dopo la separazione, sviluppano due figure speculari per poi intersecarsi di fronte al pubblico con un incrocio. Successivamente la seconda sezione ricongiunge con la prima per presentare una nuova figura. Solitamente durante la fase di ricongiungimento delle due sezioni, o di riposizionamento della formazione, entra in campo il solista, il quale compie delle manovre ad elevato fattore tecnico catalizzando l’attenzione degli spettatori. Le manovre del solista hanno principalmente lo scopo di mettere in risalto le caratteristiche di volo del jet MB339PAN, un velivolo progettato a costruito interamente in Italia.
Come accennato precedentemente, in alcune figure acrobatiche il solista effettua degli incroci con la formazione, innescando delle successioni spettacolari. In particolare, nella figura dell’Arizona il solista si incunea puntando verso l’alto tra le due sezioni che stanno effettuando la separazione in direzione opposta. Nella figura della Bomba succede più o meno la stessa cosa, con la differenza che ognuno dei nove velivoli, dopo l’incrocio con il solista, prende una direzione diversa. Nell’ultima figura del programma acrobatico, infine, l’incrocio tra il solista e la formazione sancisce il momento in cui la formazione innesca i fumi colorati, preparandosi a stendere il tricolore su tutto il fronte di pubblico.

Qual è la parte più difficoltosa del volo del Pony 10?
Il ruolo del solista è caratterizzato da due peculiarità principali. La prima consiste nell’eseguire ogni singola manovra del programma nel modo più preciso e coordinato possibile. La seconda consiste nell’eseguire tale manovra nella finestra temporale prevista, in coordinamento con il resto della formazione. La difficoltà maggiore deriva dal conciliare tali peculiarità e dall’assegnare all’una o all’altra la giusta priorità in base alle situazioni e alle dinamiche condizioni di volo.

Che cosa si intende per volo rovescio?
Il volo rovescio è una delle forme di volo basiche del volo acrobatico individuale e consiste, sostanzialmente, in un volo rettilineo, a quota e velocità costante, a testa in giù.

Secondo quali basi vengono selezionati i piloti delle Frecce Tricolori?
I piloti delle Frecce Tricolori sono a tutti gli effetti piloti militari provenienti dalle linee jet dell’Aeronautica Militare. Prima di approdare al 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, ciascuno di essi, dopo aver maturato una serie di requisiti minimi di anzianità e ore di volo, partecipa ad una selezione, passaggio obbligato per entrare a far parte della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Attingendo da un bacino di professionisti formati e competenti, la selezione ha lo scopo, da un lato, di far conoscere al candidato le peculiarità dell’ambiente nel quale andrà ad operare, dall’altro, quello di sondare gli aspetti caratteriali e l’attitudine al lavoro di squadra. Nell’immaginario collettivo si pensa spesso ai piloti della PAN come ai migliori piloti in valore assoluto: in realtà si parla di grandi professionisti con una spiccata attitudine al lavoro in team, alla condivisione e all’accettazione della critica costruttiva.

Cosa significa sfidare la forza di gravità in perfetta sincronia?
L’acrobazia aerea collettiva italiana nasce alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso a Campoformido (UD), pochi chilometri a est della nostra base; scopo di quell’attività non era il mero esercizio di stile per sfidare la gravità, bensì la pratica regolare di una attività che aveva lo scopo ben preciso di portare benefici nel combattimento aereo. Nella scia di questa tradizione, le Frecce Tricolori sono le custodi di tale competenza e con la loro attività rappresentano l’Aeronautica Militare, la Difesa e tutto il “Sistema Italia” nel mondo.

Le è capitato di avere paura?
La paura è una costante nell’attività di pilotaggio. Non intendo la paura incontrollata ma intendo la consapevolezza dei rischi connessi all’attività di volo. Ogni pilota deve conoscere i rischi della propria attività, deve analizzarli preventivamente in dettaglio, deve mettere in atto tutte le procedure di sicurezza ed effettuare l’addestramento necessario per ridurre tali rischi al minimo. Soltanto in questo modo un pilota può convivere con la paura e trasformare una sensazione scomoda, o addirittura invalidante, in un importante strumento sempre attivo a propria disposizione per affrontare razionalmente e ridurre i rischi oggettivi.
Più di dieci anni fa camminavo verso gli F16 schierati sul piazzale dell’aeroporto militare di Trapani Birgi al fianco del mio Comandante di allora presso il X Gruppo Caccia. Avanzavamo entrambi a testa bassa, concentrati sulla missione che stavamo andando a volare. Ad un certo punto lui ruppe il silenzio dicendomi: “Guarda gli aerei. Non ti fanno un po’ paura? Nonostante la mia lunga esperienza volativa, ogni volta che mi avvicino al velivolo su cui sto per salire lo osservo con un pizzico di paura e con tanto rispetto. Quelle sono delle macchine favolose, ma possono diventare anche molto pericolose. Ricordalo e trattale sempre con gran rispetto!”
Ancora oggi, camminando verso i velivoli, molto spesso ripenso a quelle parole.

Ci potrebbe parlare del vostro addestramento acrobatico?
Come qualsiasi attività che si intenda far tendere alla perfezione, seppur senza la pretesa di poterla mai raggiungere, l’addestramento acrobatico è fondamentale nel nostro lavoro così come nelle attività di qualsiasi componente dell’Aeronautica Militare. Nel periodo invernale di addestramento, dal termine di una stagione acrobatica fino all’inizio della successiva, la formazione viene letteralmente sciolta per consentire i nuovi ingressi (1 o 2 piloti ogni anno a fronte di altrettante uscite) ed i cambi di posizione all’interno della stessa.
Ogni posizione all’interno della formazione è, infatti, peculiare e necessita di uno specifico addestramento per essere ricoperta. Ogni pilota, in questa fase, vola dalle 2 alle 3 missioni al giorno e l’attività prevede un graduale aumento del numero di velivoli in volo in ciascuna missione fino a comporre il volo della prima e seconda sezione con quello del solista, Pony 10, la posizione che ho l’orgoglio di ricoprire dalla stagione 2019. Il periodo di addestramento si conclude di fatto con il “volo di apertura” della stagione acrobatica che ha tradizionalmente luogo il 1° maggio di ogni anno.

Che cosa comprende il vostro programma di volo?
Il programma di volo delle Frecce Tricolori, come lo conosciamo oggi, è frutto di un percorso lungo più di 60 anni e si compone di 18 manovre, che dopo la prima separazione del “Cardioide” prevedono l’alternanza dei nove velivoli della formazione principale con quello di Pony 10. Peculiarità delle Frecce Tricolori, oltre al fatto di essere l’unica formazione da 10 velivoli, è quella di mantenere sempre il contatto visivo con il pubblico dovuta all’alternanza solista/formazione e ai raggi di virata ridotti tipici di un velivolo addestratore come il nostro MB339PAN.

Quanto è importante la sintonia e la fiducia nella squadra?
La sintonia e la fiducia reciproca sono fondamentali nel volo acrobatico collettivo. Basti pensare che i piloti gregari, letteralmente incastrati all’interno della formazione di velivoli, controllano costantemente la loro posizione reciproca rispetto al velivolo leader e non hanno la possibilità né di controllare la traiettoria impostata dal leader, né la possibilità di reagire ad eventuali errori di altri gregari che non rientrano nel loro campo visivo, pur volando a pochi metri di distanza. Il volo è effettuato senza l’ausilio di strumenti che garantiscono la separazione dagli altri velivoli, se non i propri sensi. Allo stesso modo anche i leader devono porre massima fiducia nei gregari, poiché impostano e disegnano le manovre acrobatiche senza avere quasi mai la possibilità di controllare la posizione dei gregari che li seguono. La sintonia e la fiducia reciproca non sono fondamentali soltanto in volo, ma anche a terra, dove la squadra delle Frecce Tricolori formata da circa 100 uomini e donne tra piloti, ingegneri, tecnici, meccanici e supporto logistico/amministrativo si muove all’unisono, e spesso in autonomia, per raggiungere un obiettivo comune. Tali importanti valori, rappresentati dalla nostra squadra, sono gli stessi valori portanti dell’intera squadra dell’Aeronautica Militare e di tutte le Forze Armate italiane.

A quali sollecitazioni è sottoposto il corpo durante le acrobazie in volo?
Le sollecitazioni a cui è sottoposto il corpo di un pilota delle Frecce Tricolori sono paragonabili alle sollecitazioni a cui sono sottoposti i piloti militari che operano sulle altre linee caccia dell’Aeronautica Militare. Prevalentemente il pilota è sottoposto fino a un massimo di 6-7 G positivi, quindi a una pressione positiva che schiaccia il pilota al seggiolino pari a 6-7 volte il proprio peso corporeo. In alcune manovre il solista effettua anche dei Pull-Up negativi sottoponendosi fino a 3 G negativi. In tali manovre il pilota ha la sensazione di essere catapultato fuori dal velivolo. Ovviamente ciò non accade poiché il pilota è vincolato al seggiolino con delle cinghie. La resistenza ai G positivi e negativi può essere migliorata con un addestramento mirato, con l’effettuazione di specifiche manovre fisiche durante il volo e con una buona preparazione fisica generale.

In genere i piloti delle Frecce Tricolori per quanto tempo possono ricoprire questo ruolo?
Ciascun pilota solitamente non permane nella stessa posizione per un periodo superiore ai 3 anni; ciò con il preciso scopo di evitare la cosiddetta “overconfidence”. La permanenza media presso il 313° gruppo Addestramento Acrobatico è di circa 5 anni per i gregari, mentre aumenta fino a 8 per chi va a ricoprire le posizioni chiave di 1° fanalino (Pony 6), leader della seconda sezione (il c.d. “rombetto” dei velivoli 6,7,8 e 9) e il Solita (Pony 10). Altra posizione chiave è ovviamente quella del Capo Formazione (Pony 1), che divenendo solitamente il successivo Comandante (Pony 0) porta la sua permanenza a circa 11 anni.

Quando inizia la stagione acrobatica?
La stagione acrobatica ha tradizionalmente inizio, come detto, con il “volo di apertura”, che è di fatto l’ultimo addestramento acrobatico della formazione prima di intraprendere la stagione delle manifestazioni aeree con esibizioni in Italia e nel mondo, in virtù del compito di rappresentanza assegnatoci dall’Aeronautica Militare e dal Paese.

Che consiglio può dare ai giovani che vorrebbero intraprendere la sua professione?
Ci sarebbero tantissimi consigli da dare a un giovane che intraprende la fantastica avventura del pilota militare. Essenzialmente tutti i consigli possono essere ricondotti a tre: affrontare il percorso con passione; metterci tanto impegno, ma se c’è passione non c’è limite all’impegno; affrontare le tante difficoltà che si incontrano lungo il cammino una alla volta, senza scoraggiarsi e senza perdere di vista l’obiettivo finale.

Che cosa significa per lei essere il solista della PAN?
Essere il solista della PAN è per me un grande onore e allo stesso tempo è un grande onere che si traduce in una grande responsabilità. La responsabilità nei confronti della squadra delle Frecce Tricolori di far ben figurare con le mie manovre l’intera formazione e la squadra a terra che si impegna al massimo per raggiungere tale risultato. La responsabilità, inoltre, nei confronti di chi mi ha preceduto di perpetuare al meglio una tradizione sessantennale. La responsabilità, infine, di rappresentare le tante professionalità messe in campo 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, dall’Aeronautica Militare e dalle altre Forze Armate e l’intero Paese nelle esibizioni effettuate all’estero.
Al di là delle responsabilità, a cui tra l’altro è meglio non pensare quando si è in volo, essere il solista delle Frecce Tricolori per me significa aver realizzato il più bello dei sogni.

Chi è Massimiliano quando non veste il ruolo di pilota?
Sono a tempo pieno marito e padre di 2 bimbe di 8 e 6 anni. Quando le mie figlie me lo concedono, provo a fare un po’ di sport o una passeggiata in compagnia del mio cane e sempre più raramente mi cimento al pianoforte. Da un paio d’anni ho realizzato un altro piccolo sogno: ho comprato una barca a vela e spesso prendo il largo con mia moglie Laura e le mie bimbe Ludovica e Matilde.

Progetti?
Non riesco a immaginare un futuro lontano dalla realtà aeronautica. In futuro, però, vorrei realizzare un altro sogno: fare il giro del mondo in barca a vela!

Sledet.com ringrazia per l’intervista il Maggiore Massimiliano Salvatore, e ad maiora!

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