(Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio 2022)

da ilfriuli.it – 11 luglio 2006 [ fonte ]

Sono uno i biglietti da visita più emozionanti che un Paese possa avere a disposizione. Parlare delle Frecce tricolori raccontando cose nuove è come pretendere di scoprire l’America con qualche secolo di ritardo, soprattutto in Friuli dove l’attaccamento della gente alla Pattuglia acrobatica nazionale (PAN) è molto forte.

Più che le loro acrobazie abbiamo perciò preferito raccontarvi una giornata di ordinario lavoro nella base di Rivolto, sede del 313° Gruppo. Anche se di ordinario abbiamo trovato ben poco. A cominciare dal clima che si respira negli uffici, nell’hangar o sulla pista; un misto di professionalità, passione e orgoglio del proprio lavoro che accomuna tutti.

Sono da poco passate le 8 quando varchiamo i cancelli della base dirigendoci verso gli uffici della PAN. Il briefing con i piloti, la riunione che in pratica apre l’attività e dove il comandante illustra ai piloti le missioni, è già in corso. Chi andrà in volo, con chi e con quali aerei, quali sono le condizioni meteo e molti altri dettagli sono oggetto di un attento esame.

Nel frattempo ne approfittiamo per fare un salto nell’hangar, accompagnati dal sotto tenente Giuseppe Spaziano delle pubbliche relazioni che per l’intera giornata con cortesia e pazienza ci farà da Cicerone (a tutti i componenti di questo ufficio un sentito ringraziamento).

Nel regno degli specialisti

D’accordo che si tratta di mettere le mani su jet militari che costano qualche milione di euro, ma la prima impressione è di entrare in una sala operatoria e non in un’officina. Un jet è stato letteralmente diviso in due e uno specialista sta lavorando al motore.

Ci vengono incontro il maggiore Giacomo Zanelli, capo del servizio tecnico e il luogotenente Domenico Maraglino, capo controllo e manutenzioni. Sono loro a dirigere le operazioni nell’hangar e sulla linea di volo.

Dai loro uomini, gli “specialisti”, dipende la perfetta efficienza degli aerei, messi a dura prova per l’intenso utilizzo. Quella della passione per le ali sembra proprio essere una malattia: “Sono arrivato in Friuli dal Canada che avevo 16 anni – ci dice Zanelli – con il volo nel sangue. Come molti altri specialisti della Pan ho frequentato il Malignani e poi sono entrato in Aeronautica”.

Chiedergli a lui, friulano figlio di emigranti, se è felice di lavorare a Rivolto è davvero inutile. L’orgoglio di far parte delle Frecce tricolori traspare da ogni sua parola, così come l’amore per la sua terra: “Senza l’attaccamento che i friulani dimostrano nei nostri confronti non potremmo lavorare a questi livelli”.

In tutto, ogni giorno, tra hangar e linea di volo – dove gli specialisti svolgono le operazioni preliminari al decollo degli aviogetti – operano circa 50 persone. In pratica il 95% degli interventi di manutenzione e riparazione vengono effettuati direttamente a Rivolto, mentre restano appannaggio della casa costruttrice, l’Aermacchi, soltanto le operazioni che richiedono la revisione della cellula o l’installazione di nuove apparecchiature.

Pensando al recente incidente, chiediamo a Zanelli quali sono gli interventi più frequenti. “Si tratta di un aereo molto affidabile, ma che in ogni caso è sottoposto a un impiego operativo intenso. In genere si interviene sul motore e sugli impianti oleodinamici, che richiedono una cura particolare per garantire sempre la massima efficienza”.

Chi lavora nella Pattuglia è fortemente motivato. È consapevole di aver raggiunto livelli d’eccezione, ma sa anche di dover pagare un prezzo: “Questo tipo di lavoro – ci dicono Zanelli e Maraglino, il più anziano specialista in servizio, arrivato a Rivolto nel 1967 – ci costringe inevitabilmente a compiere sacrifici dal punto di vista familiare, degli affetti. Ma quanto vedi lo sguardo meravigliato di chi segue le acrobazie dei nostri piloti ci si dimentica di ogni fatica”. Un motivo di rammarico semmai esiste per le lungaggini burocratiche: “I tempi sono sempre molto lunghi e a volte, la nostra struttura ne soffre. Ci vorrebbe una burocrazia più snella”.

I signori del cielo

Abbiamo appena il tempo di salutare i nostri interlocutori. I primi aerei sono già in pista per la prima missione addestrativa. Il comandante e uno dei suoi piloti stanno per decollare.

Raggiungiamo il maggiore Mario Ferrante, solista delle Frecce tricolori, nella postazione a bordo pista dalla quale osserva le evoluzioni, comunicando ai colleghi in volo eventuali difetti con un linguaggio asciutto, essenziale, che per i non addetti è quasi incomprensibile.

Non c’è spazio per l’improvvisazione: chi fa parte della PAN è sicuramente un grande pilota, ma allo stesso tempo deve essere capace di lavorare in squadra. La stessa figura acrobatica è ripetuta più volte; ogni dettaglio è curato a livelli quasi maniacali, fino a quando il disegno tracciato in cielo dai fumogeni non è perfetto, armonioso come lo sanno essere soltanto le acrobazie degli aerei italiani.

Nel frattempo una telecamera riprende ogni fase di volo, per poi studiare e commentare le riprese nella sala briefing. Capiremo cosa vuol dire volare in formazione stretta durante il pranzo, quando un nuovo pilota, appena arrivato a Rivolto, spiega al collega che lo sta addestrando le emozioni del primo volo. Non è un novellino, ha alle spalle già molte ore di volo: “Quando stavamo decollando e ho sentito dire alla radio che dovevo stringere di più pensavo di aver capito male. L’altro aereo mi sembrava fin troppo vicino”. La breve pausa pranzo è terminata.

Ci attende il capitano Marco Lant, 31 anni, friulano Doc di Bertiolo e attualmente terzo gregario a sinistra nella formazione, nella Pan da due anni. Il suo percorso è quello di molti altri piloti della Pan: accademia, volo sul Tornado e un periodo di addestramento negli Stati Uniti. Anche lui ci racconta della grande passione, coltivata fin da bambino, del sogno di volare mantenuto vivo con l’iscrizione al Malignani. “Il periodo di massima attività è quello dedicato alle esibizioni, dal 1° maggio e fino a novembre. Ci si dimentica che esiste il fine settimana e si gira mezzo mondo, sempre con gli occhi di migliaia di persone addosso. Senza una famiglia che ci comprenda e ci supporti il nostro lavoro sarebbe certamente più pesante. Molto impegnativa anche l’attività addestrativa svolta nei mesi invernali e primaverili. Lo stress si fa sentire soprattutto appena arrivati, quando si comincia a volare fianco a fianco. Ma poi quando i carrelli si staccano dal suolo per la prima esibizione le emozioni sono incredibili. Tutti noi siamo consapevoli che abbiamo un ruolo importante da svolgere per il nostro Paese e ne siamo orgogliosi”.

Nel frattempo, sulle nostre teste rombano senza sosta gli MB-339 impegnati nelle acrobazie. Ancora qualche minuto e arriva il maggiore Ferrante. Originario di Caserta, 32 anni. Al pari dei suoi colleghi mal sopporta i termini altisonanti. Si schernisce, non ama vantarsi, ma sa di essere l’unico pilota al mondo a far volare un jet militare come se fosse un piccolo aereo a elica: è la caratteristica del solista nelle Frecce tricolori. Alle spalle migliaia di ore di volo, vari ruoli nella formazione e poi, finalmente, uno dei posti più ambiti: quello del pilota “pazzo” che, tra un passaggio e l’altro degli altri aerei, coglie gli spettatori di sorpresa con manovre al limite del verosimile.

È appena sceso dal suo aviogetto. Sul volto porta ancora i segni lasciati dal casco e dalla maschera dell’ossigeno. Ci spiega che alla Pattuglia si arriva come volontari, dopo una selezione durissima. Sono i piloti stessi della Pan a mettere alla prova e selezionare, per un’intera settimana, i futuri compagni tra i 15 provenienti dai vari gruppi da caccia Alla fine resteranno in due o tre. “Ci vogliono almeno 1.000 ore di volo e una buona attitudine al lavoro di squadra”. Ma guai a parlare a Ferrante di assi del volo: “Non siamo necessariamente i più bravi. Semmai possiamo vantare un’esperienza maggiore grazie al fatto che ci confrontiamo, in occasione delle varie manifestazioni, con i colleghi degli altri paesi”. Insistiamo chiedendogli se è consapevole di svolgere un ruolo che resta appannaggio di pochi eletti e, alla fine, un po’ traspare l’orgoglio di far parte di un club davvero esclusivo: “Si certo, è un posto ambito anche perché non esistono al mondo altri solisti di pattuglia, ma qui il mio lavoro è importante al pari di ogni componente del 313°”.

Alla Pan sono dedicati vari siti. Noi ne segnaliamo due: quello ufficiale dell’Aeronautica all’indirizzo www.aeronautica.difesa.it/pan, e quello ufficioso www.freccetricolori.org, realizzato da Romeo Gaetano, che lavora nelle Frecce come specialista e che ringraziamo per aver messo a disposizione alcune delle fotografie pubblicate in questo servizio.La giornata è davvero “volata” e già sta facendo buio. Non resta che attendere la prossima esibizione.

Fuori articolo: i "lowpass" di Mario Ferrante!

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