Ultimo aggiornamento: 4 Marzo 2021

di Simone Antolini
da larena.it, 18 agosto 2014 [ fonte ]

Aviatore, eroe, sognatore.

La storia di Giovanni Battista Ceoletta è rimasta sospesa tra le nuvole, dov’era abituato ad andare lui. Precursore del volo acrobatico. Guerriero dei cieli. Splendido e impavido artista del ricamo tra le stelle.
Là dove non esistevano limiti, arrivava lui, Ceoletta.

Nato ad Avesa il 30 gennaio 1916, figlio di una cittadina di Pastrengo si è messo presto a volare. Eroe della Seconda Guerra Mondiale, è un punto di riferimento dell’aviazione italiana, un mito per i ragazzi che lo adoravano e facevano a gara per avere il suo autografo. Fosse vivo oggi, Ceoletta sarebbe una star, una rockstar. Fascino magnetico, carisma potente. Verona lo ha amato e apprezzato. Forse mai troppo.
Pastrengo, paese nel quale ha trascorso la sua giovinezza lavorando in una officina, qualche anno fa, gli ha dedicato un monumento, visibile a Piovezzano.

La storia del «Ceo» – ma lo chiamavano anche Tita – parte dal racconto dei figli, Renzo e Antonella. «Papà», racconta Renzo, «prese a Boscomantico il brevetto di pilota civile. Era solo l’inizio. Lavorava alla Breda di Milano dove montava motori per gli aerei impegnati nell’attività bellica».

Alla scuola piloti di Frosinone si presentò nel ’39, e il suo volo iniziò a bordo di un Breda 25, un biplano che conteneva a stento tutta la carica artistica di Ceoletta. Passò al Cr 20, conseguì il brevetto di pilota militare e i gradi di sergente. Iniziò a stupire con le sue manovre acrobatiche. Una sorta di patrimonio genetico che lo rese famoso. Subito e per l’eternità.

Tiravano venti di guerra e il «Ceo» venne scelto dal IV Stormo e trasferito a Gorizia. Iniziò la guerra nei cieli, dove il pilota veronese dovette affrontare un nemico numeroso ed agguerrito a bordo dei sempre più moderni Macchi 200, 202, 205.

«Venne abbattuto in mare nel ’42», racconta ancora Renzo, «e rimase in ammollo per sei ore prima di essere ripescato. Volò in Africa. Teatro delle sue esibizioni furono la Tripolitania, l’Egitto, il Mediterraneo, i cieli della Sicilia. All’arrivo degli americani dovette proteggere la ritirata delle truppe alleate. L’ultima azione di guerra contro quello che allora era il nemico invasore fu a Napoli, di fronte ad americani e inglesi».
Colpito, mitragliato, sfiorato dalla morte. Sempre in cielo. Diventa leggenda vivente del IV Stormo.

Dopo il settembre del ’43 inizia una nuova guerra, stavolta contro i tedeschi. Alla fine del conflitto è tra i piloti più decorati: due croci di guerra, medaglie d’argento al valor militare, una medaglia d’oro al valore aeronautico, un’altra medaglia d’oro lunga navigazione, due di bronzo, promozione ad ufficiale per merito di guerra.

Viene nominato Cavaliere della Repubblica dal presidente Gronchi e Ufficiale della Repubblica dal presidente Saragat. Lo splendido solista dei cieli diventerà da qui in avanti punto di riferimento nella ricostruzione dell’Aeronautica militare.

All’inizio degli Anni ’50 allestisce la prima pattuglia acrobatica nazionale con il IV Stormo, con la quale volò nella prima esibizione acrobatica italiana all’estero del dopoguerra, 1952 a Bruxelles, davanti ai reali del Belgio, con il velivolo Vampire D 100.

Diventa consulente, istruttore e capo carismatico della famosa pattuglia acrobatica dei Diavoli Rossi, precursori di quelle che saranno in futuro le Frecce Tricolori. Ceoletta è maestro e ispiratore di tanti allievi che passano sotto la sua regia. In terra? No, tra i cieli. Tita è sempre alla ricerca del virtuosismo. La guerra lascia così spazio allo spettacolo. E il teatro tra le stelle di Ceoletta diventa itinerante.

«Viaggia in tutto il mondo», spiega Renzo, «e lascia a bocca aperta le più grandi autorità del tempo. Lo Scià di Persia, il presidente degli Stati Uniti Eisenhower, quello francese De Gaulle. Naturalmente è apprezzatissimo anche in Italia.

Crea il solista. La sua figura più celebre a bordo dell’aereo è la bomba (e a raccontarla si perde l’effetto).

Mezzo milione di americani, nel ’59 restano di sasso durante una sua esibizione a New York. Le sue acrobazie a bassa quota tolgono letteralmente il fiato agli spettatori. Gli viene pure concessa la medaglia d’oro al valore aeronautico. Diventa generale. «Negli States», ricordano Renzo e Antonella, «viene ribattezzato Lonesome Luigi, cioè Luigi il solitario. Era il padre spirituale dei suoi ragazzi. Il giorno prima di una esibizione passava in rassegna le camere della squadra e per evitare fughe notturne, li – diciamo – invitava al riposo, chiudendoli dentro a chiave».

Lassù in cielo ruba la scena anche quando non è «lonesome»: gioca di squadra ma al momento giusto emerge e riesce per un attimo a far sparire tutto quello che sta attorno.

Ad Avesa e a Pastrengo, a quasi cento anni dalla nascita, lo ricordano così: «Ci veniva a salutare. Sentivi il rombo dell’aereo quando passava radente sul paese. E allora sapevi che era lui. Gh’è el Ceo che passa».

Il monumento dedicato a Giovanni Battista Ceoletta

«Quando gli proposero di diventare spia, disse di no: voleva solo volare»

di Simone Antolini
da larena.it, 18 agosto 2014 [ fonte ]

Per Renzo e Antonella, prima che un eroe, Giovanni Battista Ceoletta era papà. Un eroe da salotto, ma solo per loro.

«Fumava sigarette anche in volo e a terra soffriva», ricordano. «Era un grande amante dell’opera lirica. Nella sua gioventù ha cantato nel coro dell’Arena. Era un buon baritono. La sua romanza preferita era il prologo dei Pagliacci. Era pure un grande appassionato di boxe. Leggeva molto, storia e letteratura. Quando gli chiesero di entrare nell’intelligence, disse di no. Non voleva fare la spia. La sua ambizione non era fare carriera, ma continuare a volare. A nostra madre ha sempre riconosciuto l’importanza del suo ruolo. È stata un’eroina, capace di convivere con la figura, il ruolo e gli impegni di nostro padre. Alle feste di gala era spassoso: arrivava e poi spariva; per un paio d’ore non si faceva vedere. All’insaputa di tutti tornava a casa, si metteva a guardare la tv e poi riappariva. Oppure andava in infermeria a farsi un riposino. Rimpianti? La vita lo ha logorato. Partiva alle sette del mattino, rientrava alla venti. Il lavoro, ogni giorno, gli portava via due o tre chili. Ne risentì il cuore».

Un volo nel ’63 si concluse male. Ceoletta ci rimise una vertebra e da lì smise di volare.

«Un giorno papà era a casa malato e suonò il campanello. Andammo ad aprire e fuori si presentò il plotone avieri della leva ’69, venuto lì con un mazzo di rose per papà. Era entrato nel cuore di molti. Il monumento a Pastrengo celebra l’aviatore, la persona, l’esempio. Non era certo un guerrafondaio nostro padre, nato fascista ma poi convertitosi durante la guerra».

Ricordando il "Ceo"

da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale
1° marzo 2014 – n° 27, pp. 4 e segg.

Rivive il ricordo dell’ “eroe di guerra” Ceoletta grazie al nuovo monumento collocato in uno spazio di più ampio respiro monumentale in Via dell’Aviere a Piovezzano fraz. di Pastrengo (VR).
Domenica 28 Aprile 2013 é stato intitolato “alla memoria” del Gen. Giovanni Battista Ceoletta (1916-1981), Medaglia d’Argento al Valore Militare, valoroso combattente nella 2a Guerra Mondiale e della Guerra di Liberazione, personaggio molto conosciuto a Pastrengo, dove contava molti amici del tempo libero e cugini per via di madre.
Erano presenti il Sindaco di Pastrengo, alcuni parenti del Gen. Ceoletta, tra i quali i “figli” Renzo e Antonella Ceoletta ed Autorità civili e militari – Gen. S.A. Sandro Ferracuti, il Gen. B.A. Piero De Piero e il Com.te Ennio Anticoli.

Soprannominato “Ceo” dai commilitoni, “Titin” per gli amici, Ceoletta era dotato di una bella voce baritonale e amava dilettarsi nel canto di brani classici.

La sua passione per il volo inizia nel 1939, conseguendo il Brevett di Volo e di Pilota Militare. Nel periodo 1940-45 partecipa con il 4° Stormo Caccia alle operazioni belliche del Nordafrica, Egitto, Malta, Mediterraneo, Adriatico e Balcani.
Dopo l’8 settembre si aggrega ai Reparti della Guerra di Liberazione.

Nel dopoguerra è “capo formazione” della prima Pattuglia Acrobatica Italiana “Cavallino Rampante”, divenendo nel 1958 “consulente e solista” della Pattuglia Acrobatica dei “Diavoli Rossi”.
Conclude la sua carriera al Comando dell’88° Gruppo Missili di Bagnoli di Sopra (Padova) dove, dopo la sua morte, i colleghi commilitoni gli erigono una stele “alla memoria”, quella stessa stele che il Nucleo A.A.A. di Pastrengo si è fatto cura di recuperare, restaurandone il marmo degradato dal tempo.
L’Arch. Umberto Segatini ha realizzato un’opera originale ponendo al di sopra della prima stele in marmo, proveniente da Padova, una seconda di metallo con incisa la dedica a Ceoletta e la data di inaugurazione.

Alle spalle dell’intitolazione è stato creato uno “stormo di aerei” che invece di apparire quali dispensatori di morte, lanciano a terra raggi di colori, di gioia e di allegria.
Spicca un aereo solitario che compie delle evoluzioni acrobatiche a simboleggiare il Gen. Ceoletta, più volte decorato per le operazioni compiute durante la 2a Guerra Mondiale e per l’abilità in volo.

“L’affetto che lega Pastrengo e soprattutto il Nucleo A.A.A. a Ceoletta viene da lontano.
Nato ad Avesa nel 1916, era fi glio di una cittadina di Pastrengo e qui ritornava soprattutto quando era in servizio a Ghedi negli anni Cinquanta.
Il “CEO” il giorno prima della sua venuta dava il segnale di preavviso con un bel volo radente con il suo caccia militare sopra Pastrengo, tanto da causare in uno dei suoi passaggi la caduta di un comignolo dal municipio comunale”.

Ceoletta “eroe di guerra” ….. ecco perché é giusto definirlo così!

Foto 1, da sinistra: Ten. Antonio Guerrieri, Serg. Magg. Otello Galgani, Magg. Emanuele Annoni (Com.te 6° Gruppo), Ten. Giovanni Battista Ceoletta, Ten. Alfredo Bombardini.
Foto 2, i piloti dei diavoli Rossi – da sinistra: Ten. Guidi, Ten. Cumin, Cap. Ceoletta, Cap. Squarcina, Serg. Magg. Anticoli e Ten. Albertazzi
Foto 3 e 4, l’incivolo a Rivolto

Le acrobazia in volo del "CEO"

Uscita pressoché distrutta dalla 2a Guerra Mondiale, la Regia Aeronautica diventa Aeronautica Militare dopo il referendum del 2 giugno 1946, limitando a piccole formazioni di tre o quattro velivoli la propria partecipazione alle Manifestazioni Aeree Nazionali del dopoguerra.
Il clima generale di austerità e il numero di mezzi sopravissuti ed efficienti condizionarono notevolmente la rinascita di una Pattuglia Acrobatica Italiana.
Malgrado all’interno della Forza Armata crescesse il desiderio di un ritorno all’acrobazia collettiva, motivo di orgoglio di Reparti e Piloti, fu solo agli inizi degli anni ‘50 che lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare iniziò a valutare concretamente la possibilità di affidare a un Reparto della prima linea il compito di costituire una Pattuglia Acrobatica.
Il 4° Stormo di Capodichino, che aveva appena ricevuto i primi aviogetti della storia dell’Aeronautica Militare, i De Havilland DH100 “Vampire”, fu il Reparto designato a dar vita alla prima formazione acrobatica del dopoguerra.
Nacque così la Pattuglia del “Cavallino Rampante, nome ispirato all’araldica del 4° Stormo.

Fonti: AERONAUTICA MILITARE – G. LAZZATI “STORMI D’ITALIA”
Rinasce così in sordina la tradizione acrobatica italiana verso la fine del 1950 con una piccola Pattuglia di 4 velivoli De Haviland DH100 “Vampire” di fabbricazione inglese, il primo aviogetto in dotazione all’Aeronautica Militare Italiana, costituita in seno al 6° Gruppo del 4° Stormo.
FORMAZIONE 1950-1952
Ten. Giovanni Battista Ceoletta (capoformazione)
Ten. Raffaele Sallustio (gregario sinistro
Serg. Magg. Otello Galgani (gregario destro)
Ten. Alfredo Bombardini (fanalino)
Ten. Antonio Guerrieri (riserva)
L’esordio avvenne a Roma il 2 Giugno 1952 nel corso dell’Avioraduno Internazionale dell’Urbe.
Il programma di circa 30 minuti vedeva la Pattuglia esibirsi con le tradizionali figure acrobatiche: formazione a rombo, looping, tonneau, rovesciamenti, passaggi in fila indiana, attacchi al campo simulati e passaggi alla minima con i carrelli estesi.
A questa piccola Pattuglia di 4 velivolo toccò l’onore di portare una formazione acrobatica italiana al di fuori dei confini nazionali.
La più importante ed apprezzata fu quella in Belgio, sempre nel 1952 il 13 luglio a Melsbroek, in occasione del Convegno dei Paesi aderenti al Patto Atlantico.
In quella occasione i “team” invitati furono un “Aerobatic Demonstration Team” inglese su 6 Gloster Meteor, “La Patrouille Acrobatique” francese su 4 Vampire, il “Cavallino Rampante” , gli “SkyBlazers” U.S.A. su 4 F-84G e la Pattuglia locale gli “Acrobols” su 4 Gloster Meteor.
La formazione del “Cavallino Rampante” composta da Ceoletta, Guerrieri, Galgani e Bombardini si esibì in un modo cosi impeccabile ed entusiasmante che consentì all’Italia di inserirsi nel panorama internazionale dell’acrobazia.

tratto da: Album di pattuglia – Pietro Mazzardi (Delta Editrice)
Nel corso del 1957, si era gia’ andata formando quale “Pattuglia di riserva” una nuova formazione presso la 6a Aerobrigata di Ghedi e anche in questo caso il nome si ispirava al distintivo di Reparto, i “Diavoli Rossi”.
I velivoli erano i possenti F-84F Thunderstreak con i quali i 3 Gruppi di Ghedi (154, 155 e 156) avevano già accumulato una notevole esperienza operativa.
La pattuglia era cosi composta: Cap. Squarcina (capopattuglia), Ten. Dugnani (gregario destro), Ten. Cumin (gregario sinistro) e Ten. Albertazzi (fanalino);
l’ F-84F era una macchina piuttosto pesante e poco potente, ma in compenso possedeva caratteristiche aerodinamiche sorprendenti, oltre ad un’ottima manovrabilità e stabilità.
Cosi i “Diavoli Rossi” ebbero il primo debutto di rilievo il 14 marzo a Vicenza alla presenza dello Ambasciatore degli Stati Uniti e una successiva esibizione sulla pista di casa, sotto gli sguardi ammirati del Sottosegretario americano alla Difesa e del Capo di Stato Maggiore della RAF.
Ma il primo grande appuntamento, i “Diavoli Rossi” lo ebbero alla Manifestazione Aerea Internazionale di Ypenburg in Olanda, alla presenza della “famiglia reale”.
Per motivi tecnici, il Ten. Albertazzi fu sostituito dal Ten. Guidi; l’esibizione, nonostante la Pattuglia fosse formata da poco, fu all’altezza di quelle veterane presenti, inglese, francese, americana, olandese e canadese.
In novembre, in occasione di un’esibizione tenutasi a Ghedi per gli allievi dell’Accademia, il Ten. Guidi sostituiva come titolare il Ten. Dugnani.
Chiusa la stagione con alcuni appuntamenti nazionali, i “Diavoli Rossi” si accinsero ad affrontare il 1958 con la qualifica della rappresentanza ufficiale dell’AMI e per l’occasione la livrea dei velivoli subì una sostanziale modifica, rendendo ben distinte le colorazioni della Pattuglia tra il precedente periodo “di riserva” e l’attuale fase di formazione “titolare”.
Il Cap. Squarcina dispose subito di allargare il team con l’inserimento del Serg. Magg. Anticoli (gregario destro) e del Ten. Ceriani (gregario sinistro e fanalino) ed elaborando una serie di figure intercalate da passaggi a sorpresa in modo da rendere il programma più serrato e fluido, senza che il pubblico avesse il tempo di distrarsi.
La prima dimostrazione di rilievo si tenne sul Golfo di Napoli, alla presenza di una portaerei americana; anche qui fu eseguita la “bomba”, seguita in finale da un passaggio lento della Pattuglia con la “biancheria stesa”, suscitando entusiasmo.
Ma il vero apporto innovativo del team di Squarcina si mise in evidenza con l’aggregarsi alla pattuglia del Cap. Ceoletta, Pilota solista esperto ed eccellente coordinatore da terra.
Grazie a lui fu elaborata una nuova versione della “bomba”; una volta apertasi verso il basso, il solista entrava con una cabrata da brivido verso il cielo, dando vita cosi ad una fi gura destinata a diventare un classico delle pattuglie italiane.
L’incrocio basso dei velivoli concludeva come di prammatica il programma.

Tratto da: “La meravigliosa avventura” Storia del Volo Acrobatico” vol. 3 di Renato Rocchi
“Il 21 agosto 1961, nel primo pomeriggio, Ceoletta doveva effettuare una prova velivolo. Decollava dalla pista di rullaggio, in quanto la pista principale era chiusa per lavori in corso. Pochi minuti prima era decollata una “flight” di tre velivoli per un allenamento acrobatico; Piloti: Pisano, Impararato e Vianello.
“CEO”, al momento di staccare, all’altezza della “Biga”, sbandava sulla destra, usciva di pista, strisciava con l’estremità alare il terreno e, con prontezza, grazie alla sua scontata capacità professionale, riusciva a metterlo giù, livellato, ed effettuare un atterraggio pesante. Pilota incolume, velivolo f.u.d..”

2 commenti

  1. Sono Antonio Sallustio figlio del gen. S.A. Raffaele Sallustio .
    Vorrei ulteriori notizie sull’attività di villa di mio padre durante le sue esibizioni in pattuglia .

    • Gent.mo sig. Antonio,
      essendo specializzato sulle Frecce Tricolori, mi spiace ma non ho notizie ulteriori relative all’attività del suo onorato padre (che mi pare facesse parte del “Cavallino Rampante”)…
      Nel caso le trovassi, sarà mia premura inviargliele.
      Cordiali saluti
      Claudio

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