Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre 2024

da Il Piccolo, 21 luglio 1992, p. 8

NEW YORK — Con una evoluzione acrobatica intorno alla statua della Libertà, le Frecce Tricolori si sono procurate oggi una suggestiva foto ricordo di un lungo giro. negli Stati Uniti e nel Canada con cui hanno celebrato da pari loro il quinto centenario della scoperta dell’America.

«Abbiamo cercato – ha detto all’Ansa il generale Riccardo Tonini, comandante della missioni Columbus 92 – di dimostrare che in italia è vivo lo spirito di colombo: fantasia, coraggio, intraprendenza, ma anche professionalità, esperienza».

Partite l’11 giugno dalla loro base di Rivolto presso Udine, le Frecce Tricolori hanno traversato l’Atlantico sui loro aerei Aermacchi e sono atterrate in Canada sotto una tempesta di neve. Hanno dato spettacolo a Ottawa e in altre due città canadesi, poi a Detroit, Chicago, nella base aerea di Sheppard nel Texas dove si addestrano anche piloti italiani e ad Atlantic City nel New Jersey. Ora andranno a Boston e il 31 luglio torneranno alla base dopo aver compiuto 800 ore di volo.

da Giuseppe Cordioli, Capriole tra le nuvole, Mondadori, 2010

Carlo Baron parla della trasferta america: «C’eravamo rimasti male a fine luglio del 1986, durale il tour in Canada e negli Stati Uniti. quando la nebbia ci aveva impedito di fotografare le Frecce Tricolori su New York e vicino alla Statua della Libertà.

All’epoca eravamo rischiarati alla McGuire Air Force Base, un’immensa base aerea nel New Jersey a sessanta chilometri circa da Filadelfia, e la sveglia era suonata prima dello spuntare del sole per le operazioni di prevolo, perché il decollo era previsto alle prime luci dell alba.

L’autorizzazione al sorvolo era stata concessa per il mattino presto perché, più tardi, avrebbe avuto inizio la consueta giostra di piccoli aerei ed elicotteri impegnati a trasportare turisti desiderosi di vedere dall’alto la Grande Mela. Sfortunatamente era stato possibile intravedere solo un piccolo scorcio della città, attraverso uno squarcio che si era aperto in quel maledetto manto grigio, e c’era dispiaciuto non poco di non essere riusciti a violare pacificamente quello spazio aereo per inserire nei nostri album l’immagine della formazione sopra Manhattan e la famosa statua. Eravamo dunque tornati a casa, convinti che non avremmo mai più avuto una simile possibilita. E invece…

Come tutti ben sanno, un italiano di nome Cristoforo Colombo, con le sue famose tre caravelle, Scopri l’America nel 1492: gli americani festeggiano ogni anno questa storica ricorrenza e le celebrazioni per i 500 anni sarebbero state sicuramente speciali. L’ltalia, in quanto patria del navigatore, fu un’ospite di riguardo e il governo di allora volle inviare negli Stati Uniti una rappresentanza d’eccellenza, di cui fece parte, naturalmente, la Pattuglia Acrobatica Nazionale. Fu cosi che l’11 giugno 1992 le Frecce Tricolori, nel cui organico figuravano ancora alcuni “reduci” dell’indimenticabile tour del 1986, decollarono da Rivolto per una missione denominata “Columbus 92”, che prevedeva la partecipazione a diverse manifestazioni aeree in tre località del Canada e sei degli Stati Uniti.

Una di queste era Atlantic City, città famosa più che altro per i casinò, che distava solamente poche decine di minuti di volo da New York. Poteva Alberto Moretti, allora il nostro comandante, che era oltretutto uno di quei “reduci”, lasciarsi sfuggire l’occasione di pianificare un saluto alla Statua della Libertà a distanza di sei anni dal primo tentativo? Naturalmente no!

La tournée di manifestazioni ebbe inizio a Hamilton, in Ontario, per poi toccare Timmins, Ottawa. Detroit, Battle Creek, Chicago e Sheppard. Il 18 e 19 luglio fu finalmente il momento dell”Atlantic City Air-Show”.

L’esibizione delle Frecce nella “Las Vegas dell’Est” fu come sempre impeccabile e decisamente superiore a quella dei Thunderbirds, la prestigiosa pattuglia dell’Aeronautica militare statunitense, anch’essa ospite dell’evento. Ricevemmo molti complimenti ma furono la gioia e l’orgolio dei tant italoamericani presenti a renderci davero felici.

Domenica sera partecipammo a una cena offerta dagli organizzatori al Trump Plaza e, grazie al rapporto di simpatia che si venne a creare tra noi e il direttore di quel famoso e prestigioso hotel, fummo invitati ad assistere al concerto di Tom Jones e a quello di Paul Anka. Per alcuni di noi quarantenni e forse più, assistere a un’esecuzione dal vivo di quei due miti della musica leggera fu davvero emozionante.

Lunedi 20 luglio, il giorno del tanto agognato volo su New York. Giunti in aeroporto, pero. ci rendemmo conto che la nebbia ci avrebbe di nuovo defraudati della nostra occasione. Che rabbia! Per noi “vecchi” non ci sarebbe stata un’altra possibilità, e furono quindi comprensibili le colorite imprecazioni che rivolgemmo al meteo avverso… Incredibilmente, dopo circa due ore, la nebbja si diradò e potemmo alzarci in volo: dopo pochi minuti stavamo già sorvolando gli inconfondibili grattacieli di Manhattan. L’aereo di Gigi con il fotografo a bordo si allontanò dalla formazione per le riprese.

La Statua della Libertà era li, sotto di noi… Le girammo attorno per un po’ e io mi diverti a ricambiare le persone che si sporgevano dalle aperture nella sua grande corona, salutandoci gioiosamente. Cavolo se le eravamo vicini! Non potei fare a meno di pensare a tutti quegli emigranti che arrivarono a Ellis Island con le valigie di cartone legate con lo spago, con il cuore colmo di speranza e gonfio di nostalgia per la loro terra e le loro famiglie. Pensai anche che in qualche modo questi ragazzi, con la loro bravura e la loro serietà, rappresentavano una sorta di rivincita morale: tenevano alto il prestigio dell’ltalia nel mondo, mostrando a tutti coloro che avevano sempre considerato gli italiani tutti “pizza, spaghetti e mandolino” quanto si fossero sbagliati…

Approfittammo degli ultimi minuti a nostra disposizione per una bella virata che permise al fotograto di immortalare la formazione sullo sfondo delle Twin Towers, che sarebbero poi diventate il bersaglio di un tragico attentato».

Un ultimo sguardo alla Statua della Libertà e ci lasciammo New York alle spalle: “Atlantc City. Frecce Tricolori… landing instructions”.
Atterrammo felici: missione compiuta!

Per me, Alberto Moretti, Gigi Zanovello, Nino Vivona e “nonno” Accorsi soddisfazione un inseguimento durato ben sei anni.

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