Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre 2019
Siamo i migliori non solo nel calcio, ma anche nel cielo. Ecco i formidabili piloti delle Frecce Tricolori: 10 uomini assolutamente speciali
di Alice Margaria
da “For Men Magazine”, giugno 2008, n° 63, pp. 94 e segg.
Sono i migliori piloti del mondo, però non “se la tirano”, come leggerai nell’intervista al loro comandante. Certo che, se fanno della Pattuglia Acrobatica Nazionale, proprio normali non sono…
Anche tu da bambino sognavi di diventare un pilota della Pattuglia Acrobatica Nazionale?
No! In effetti, io ho avuto quest’idea (che poi è diventata l’amore e la passione della mia vlta) verso la fine del liceo scientifico. A quel punto ho deciso di concorrere per entrare in Accademia Aeronautica, ho frequentato i corsi regolari di pilotaggio (corso Leone IV) e dopo il conseguimento del brevetto di pilota militare ho iniziato la mia carriera: prima ho volato a Villafranca sull’AMX, poi ho fatto l’istruttore a Lecce fino a quando, nel 1998, sono stato prescelto per entrare a far parte delle Frecce Tricolori.
Come sei stato selezionato per entrare nelle Frecce?
La selezione e un momento molto delicato, perché è il gruppo stesso dei piloti delle Frecce che sceglie il nuovo pilota il quale viene scelto più per le sue doti di carattere che per i suoi requisiti tecnico-professionali.
Quindi in totale quanti anni hai dovuto Studiare prima di poter entrare a far parte della PAN?
Dal momento in cui sono entrato in Accademia aeronautica al momento in cui sono entrato nelle Frecce sono passati dieci anni.
Qual è l’emozione che hai provato quando ti hanno comunicato la notizia che eri stato prescelto?
Lo ricordo come fosse ieri benché siano passati quasi dieci anni… Pur avendo io al tempo ventinove anni, fu un’emozione paragonabile a quella che vive un bambino di cinque anni: mi ricordo che ho fatto un salto! Mi comunico la notizia un maresciallo dell’Ufficio del personale di Lecce, di cui purtroppo non ricordo il nome. L’avevo informato che ero in attesa di una risposta, lui mi chiamò al telefono e mi disse; “E arrivato un messaggio per te”; io gli chiesi; “E com’è?”. Lui rispose: “Molto bello!”… Lì ho capito che ero stato prescelto.
In quanti partecipavate alla selezione?
Eravamo in sette. Sembra un numero basso, ma c’è da considerare che ci si arriva dopo altre selezioni, quelle a cui si sottopongono tutti coloro che frequentano l’accademia.
Perché hanno scelto te?
Sicuramente perché sono una persona umile, che ha voglia di imparare e che si impegna tanto: spero che abbiano visto in me tutto questo.
Qual è il segreto del successo della Pattuglia?
Il segreto è il gruppo: le qualità professionali vengono date ai piloti dall’Aeronautica, a quel punto ciò che conta è individuare fra tutti il carattere, che determina per noi la persona giusta.
Come sono gli aspetti teorico-pratici dell’allenamento?
Per ogni volo viene fatto un briefing specifico, mentre tutta la fase di preparazione teorica che riguarda ogni manovra viene fatta in altri briefing separati (questo riguarda soprattutto i piloti appena arrivati). Durante il briefing pre-volo si discute delle condizioni meteo, quindi della possibilità di fare o meno quel determinato tipo di manovra, quante volte la si ripeterà e quali risultati si vogliono raggiungere. Quindi si fa il volo a doppio (pilota in addestramento con pilota esperto), sì atterra e si riguarda il filmato dopo il commento della “biga”, che è quella figura a terra che commenta il volo e che ha anche il compito di dare suggerimenti e feedback sulla qualità delle manovre. Durante il filmato si analizza la manovra in maniera piuttosto precisa, con l’utilizzo del fermo immagine. Se non ci sono limiti meteorologici facciamo fino a tre voli al giorno.
Un pilota in addestramento quando entra nella Pan è già in grado di fare le manovre acrobatiche?
Sì, è già in grado di farle ma non con le tecniche relative al volo in bassa quota utilizzate dalle Frecce Tricolori, e non durante un volo collettivo.
Possiamo affermare che nel volo acrobatico l’aereo si guida col fisico?
Certo, si guida con tutto il corpo, non è necessario essere particolarmente forti, ma essere tonici, anche perché quando si è sotto “G” il nostro corpo arriva a pesare fino a 5-6 volte quello che è il nostro peso, quindi ti trovi, per esempio, ad avere una mano che pesa diversi chili, ma il muscolo è lo stesso.
Che cosa permette di affrontare un’esibizione aerea con serenità, considerando il rischio a cui si può andare incontro?
Questi fattori: l’armonia, la serenità, la fiducia, la stima recipro-ca che c’è nel gruppo. Se uno di noi non è al massimo della forma, lo dice e non vola. In aggiunta, tutto ciò che viene fatto non è lasciato al caso ma provato e riprovato. L’attenzione verso il fattore sicurezza per noi è maniacale.
Come convivi con il rischio?
L’approccio che ho è un approccio da entusiasti e bisogna avere un timore reverenziale nei confronti di questa attività, quindi devo avere la consapevolezza di aver ridotto il rischio al minimo; qui entra in gioco la storia, l’esperienza, l’addestramento, la sinergia del gruppo. Tutti questi fattori fanno sì che il volo sia sicuro.
Sei religioso o scaramantico?
Sono più religioso che scaramantico. Molti piloti sono scaramantici, ma io no.
Sei mai stato protagonista di un’emergenza grave?
Ne ricordo una che pensandoci ora è quasi comica: una volta mentre ero in volo mi si è rotto l’impianto di riscaldamento su “tutto freddo”… Posso assicurare che a certe quote fa molto freddo e si corre il rischio che si congeli tutto dentro al cockpit.
Che rapporto c’è tra un pilota e il suo aereo?
Nelle Frecce Tricolori ogni pilota sente la differenza da un aero-plano all’altro se il suo, per esempio, è in manutenzione. A me è capitato anche di parlargli e di dirgli: “Oggi sei stato bravo!”.
Come si concilia l’umiltà necessaria a una preparazione approfondita con un mestiere che è esibizione?
Si concilia perfettamente: è vero che il nostro lavoro nasce per essere esibizione, ma i valori in gioco sono talmente elevati che ci impongono di affrontarlo con grande professionalità e umiltà.
Con quale frequenza ti sottoponi ai controlli medici obbligatori?
Ogni anno ci sono due visite obbligatorie, si tratta di controlli ordinari: una è totale (sangue, urine, elettrocardiogramma, spi-rometria, udito, otorinolaringoiatra, oculistica, riflessi eccetera), l’altra è una visita medica più generica e variabile a seconda del momento, spesso richiesta dal pilota stesso durante l’anno. Il pilota è il primo responsabile di se stesso e ha il dovere di garantire la sua massima perfor-mance ogni giorno.
Cosa accade, all’atto pratico, nel momento in cui non si supera un esame medico?
Si può perdere l’idoneità al volo per un periodo, o anche per sempre. Infatti la visita medica è per noi uno dei momenti più critici. Il pilota non fa una vita basata su rinunce, ma deve comunque vivere con buon senso ed equilibrio. È sufficiente un banale raffreddore per lasciarti a terra.
Siete in dieci. Chi vi sostituisce in caso di malattia?
Non siamo sostituibili e non esistono riserve per tanti motivi; innanzi tutto perché ogni posizione in formazione è talmente diversa e peculiare che nessun pilota è in grado di volarle tutte e dieci. Nel raro caso in cui qualcuno si è ammalato, abbiamo volato in formazione ridotta. Ci sono posizioni senza le quali non si può volare, come quella del leader Pony 1,0 il Pony 6. Si può volare senza il Solista Pony 10 ma il programma è molto penalizzato. Se invece si ammala uno dei gregari, preferiamo addirittura togliere dalla formazione il suo simmetrico.
Quanto può durare la carriera di un Pony?
Da un minimo di 5-6 anni, che è il periodo in cui un pilota ricopre i ruoli di wing man (gregario), fino a un massimo di 10- 11 anni del comandante, che è il più fortunato.
Perché secondo te le Frecce Tricolori sono diventate uno dei simboli dell’Italia in tutto il mondo?
Perché non rappresentano solo l’Aeronautica militare ma l’intero Paese. I nostri aeroplani Aermacchi MB339 sono un prodotto italiano, l’organizzazione, le professionalità, i piloti sono italiani. È un modo per rappresentare un sistema che funziona, un sistema che è interamente italiano.
Come si allenano
ll volo acrobatica è un’attività molto pesante, a terra nemmeno esistono le sollecitazioni che si possono provare in volo, per la direzione in cui vengono applicate queste forze. Integrare l’atti-vità di volo con l’attività fisica a terra è fondamentale. L’allenamento vero, come per tutti gli sport, è praticare lo sport stesso; noi dobbiamo sempre avere continuità nel volo per mantene-re non solo la tecnica ma anche il nostro fisico addestrato. All’atto pratico è importante lavorare su un buon equilibrio aerobica e anae-robigo, perché 30 minuti di volo sono un’attività che non può essere definita breve, nel contempo il cuore dev’essere pronto a reagire alle sollecitazioni che sono istantanee; la corsa è l’allenamen-to ideale. moltoimportante avere anctiem’ottima_tanicirtà niuscole per contrastare, comprimendo i muscoli, il deflusso del sangue dalla testa ai piedi durante le manovre più estreme.