(Ultimo aggiornamento: 19 Aprile 2019)

Fare squadra in un IRCCS oncologico: l’esperienza gestionale delle Frecce Tricolori

da “CROnews” – v. 4 (4), ottobre-dicembre 2010, pp. 20 e segg.

Il 29 giugno 2010 il CRO di Aviano ha avuto il piacere di ospitare il Dr. Massimo Tammaro, che per ben 11 anni ha coperto il ruolo di Comandante delle Frecce Tricolori.
Approfittando della sua grande esperienza e disponibilità, si è voluto organizzare un evento formativo per gli operatori dell’Istituto dal titolo: “Fare squadra in un IRCCS oncologico: l’esperienza gestionale delle frecce tricolori.”
Massimo Tammaro, che nel passato ha già incontrato la realtà del CRO, in particolare i pazienti adolescenti dell’AREA GIOVANI, si considera un ragazzo fortunato, con grande forza, carattere e motivazione e proprio per questo ha accettato di venire in un Centro come il nostro, dove quotidianamente gli operatori incontrano la malattia e la sofferenza delle persone.
Tammaro, che ha una grande esperienza come docente in molte aziende e imprese italiane, durante questo incontro ha voluto illustrare un modello gestionale centrato sul “lavoro di squadra”, quello delle Frecce Tricolori. Ma cosa accomuna la squadra delle Frecce ai team che quotidianamente operano in un ospedale oncologico? Tutti hanno a che fare con la vita delle persone.
Le Frecce sono una squadra in cui tutti (piloti, meccanici, magazzinieri, ecc.) debbono operare con stima e fiducia reciproca per poter tutelare il bene “vita”, che è in gioco quando si vola.
Alle Frecce i ruoli sono diversi pergrado e responsabilità, ma nessuno può fare a meno del lavoro svolto da altri. I piloti sono le professionalità di vertice, ma quello che fa raggiungere l’obiettivo è il gioco di squadra, proprio come avviene nei luoghi in cui l’obiettivo è la cura delle persone ammalate!
Il gioco di squadra non riguarda solo il mondo del lavoro; questo tema ricorre anche nell’ambito familiare, sportivo, delle amicizie. Si tratta di una mentalità che dovrebbe dunque entrare a far parte della cultura delle persone.
Durante questo interessante e intenso pomeriggio di formazione sono stati toccati molti temi.
Ecco i principali:

1. È stata brevemente illustrata la storia delle Frecce Tricolori (FT). La storia è un elemento fondamentale per un gruppo, perchè crea senso di appartenenza in azienda. Le Frecce nascono in FVG e vengono ufficializzate nel 1961 con sede a Rivolto (UD); oggi sono un simbolo dell’Italia. Vi operano 120 italiani, professionisti dell’aeronautica militare. Anche gli aerei sono italiani. Vero obiettivo delle FT è utilizzare il volo per ottenere visibilità mediatica, avere interviste, per creare legami diplomatici, per favorire poi scambio commerciale, politico ed economico e quindi portare in tutto il mondo una immagine positiva dell’Italia. Per questo ogni componente delle FT deve avere in mente la mission e lavorare con costanza per ottenere il risultato atteso, guardando sempre oltre al proprio compito. È responsabilità dei capi far conoscere la missione e far sì che le persone aderiscano alla stessa. Per far questo occorre far sentire le persone importanti e riconoscerne
il valore.

2. Le FT sono composte da personale dell’aeronautica militare, che debbono mantenere le loro caratteristiche militari per poter servire il proprio paese in qualsiasi momento. Nel modello gestionale delle Frecce vi è una peculiarità nella selezione del personale: il comandante sceglie i piloti, assieme agli altri piloti. I magazzinieri scelgono i propri collaboratori, ecc. Tutte le piccole squadre, della grande squadra FT, scelgono le persone con prove formali e prove informali, puntando alle eccellenze sia in termini professionali che di caratteristiche personali. La selezione dei piloti avviene attraverso la valutazione del curriculum, di requisiti oggettivi di tipo tecnico, attraverso prove pratiche ma anche osservando la persona nella vita quotidiana. Il pilota infatti non può essere uno “Yes Man” o avere una personalità “abrasiva”, persona cioè priva di idee proprie. Vengono scelti coloro che hanno un ATTEGGIAMENTO MENTALE POSITIVO, che sanno che nella vita solo ad una cosa non c’è rimedio, la morte e che invece per tutto il resto si può sempre trovare una soluzione. Sanno anche che ogni problema è un occasione per migliorare. Altra caratteristica del pilota è saper comunicare in modo assertivo avendo la forza di proporre e supportare le proprie opinioni e poi, se necessario, sapersi mettere in discussione. Il pilota deve essere persona equilibrata nel lavoro e nella vita, cioè una persona propositiva, determinata, decisa, responsabile, competitiva ma anche “team player”, capace di giocare in squadra, metodica ma flessibile. Occorrono, dunque, qualità umane, che non vanno date per scontate!

3. Il comandante della squadra viene scelto dai piloti perché ha determinate caratteristiche: sa decidere utilizzando le menti, le idee, il diverso punto di vista dei propri collaboratori e sa fare i complimenti alla propria squadra. Motiva al compito che affida e sa dire “ho sbagliato” se necessario. Utilizza la delega: stabilendo in modo chiaro l’obiettivo, i tempi, i mezzi, le regole, i controlli. Poi concede alle persone di lavorare con il proprio metodo. La persona delegata deve tuttavia poter sempre contare sul capo se il problema è troppo grande per lei. La delega funziona bene con le persone che conoscono le regole, che le rispettano e sanno gestire la propria responsabilità. Il capo deve avere un dialogo aperto e costante con i suoi collaboratori, interessarsi alle loro famiglie, piccoli gesti, questi, che, tuttavia, fanno bene e creano attenzione verso l’altro. Il capo si impegna, infine, anche a insegnare, ad accompagnare e a far crescere la persona.

4. La squadra delle FT utilizza il metodo dell’apprendimento dagli errori e della “critica costruttiva”. I piloti al termine del volo, si siedono a tavolino e analizzano l’accaduto. Il giorno in cui ci si accontenta e non si cerca più il meglio si comincia a diventare pericolosi. Anche la critica, però, ha delle regole molto importanti. Non si deve deridere l’altro ma ricercare la causa dell’errore e stabilire il processo di miglioramento. Questo perché non esiste persona che non sbagli: nessuno è perfetto. Si tratta, infatti, della ricerca dell’eccellenza, non della perfezione.

5. Il capo deve far conoscere le regole del gioco prima di entrare in campo e questo il comandante lo fa nel colloquio che conclude la selezione indicando quali saranno gli impegni, le responsabilità, i sacrifici, le opportunità, l’assegnazione dei ruoli, i criteri per le progressioni di carriera. Dunque, quali regole per rimanere nella squadra e quali i motivi che possono portare eventualmente all’esclusione dal gruppo delle FT.
Il capo non è un buono, piuttosto è un giusto: senza giustizia il gruppo non funziona. È finita l’era dell’assistenzialismo, perciò si deve trovare il coraggio di licenziare coloro che non lavorano o che non rispettano le regole. Infatti l’aeronautica militare, che fa parte delle Forze Armate, ha da qualche anno iniziato a licenziare per giusta causa.

6. La squadra deve prepararsi a prevenire le “crisi”, valutando tutti i possibili rischi a monte. Schopenhauer scrive: “L’errore dell’uomo è quello di valutare la causa dalle sue conseguenze”, cioè quando il danno o il dramma si è già realizzato. I piloti utilizzano lo strumento del “briefing” quale momento per analizzare tutti i rischi, quelli collegati sia agli aspetti tecnologici che agli aspetti umani e personali (ad esempio valutando come stanno le persone, qual è il loro livello di stress o concentrazione prima del volo ecc). Allora diviene importante il rispetto delle procedure: esse sono condizione necessaria, ma non sufficiente, per non farsi male. Le procedure vanno sempre preparate e rispettate, specie nella gestione della crisi e delle situazioni stressanti. Aiutano, infatti, a preparasi all’azione e all’emergenza. Perciò debbono essere semplici e facilmente memorizzabili. L’utilizzo delle procedure consente di lavorare all’interno del giusto livello di stress,
che non è cosa negativa, entro certi limiti è necessario alla vita, il problema è quando non siamo in grado di gestirlo.

Alla fine della relazione il pubblico ha posto molte domande, eccone alcune.
a. Alle donne è permesso entrare nelle FT?
Le FT non sono esclusiva del sesso maschile, tuttavia le donne sono entrate nell’aeronautica da poco, circa 10 anni e non hanno ancora raggiunto il livello di competenza necessario. Nel futuro tuttavia credo che le vedremo di sicuro protagoniste.

b. Come possiamo gratificare i nostri collaboratori?
Innanzitutto, bisogna dare un feedback continuo ai propri collaboratori sul lavoro svolto e non perdere mai il “contatto” con loro. Alle FT tutti possono partecipare, proporre… Poi, ci sono anche i premi: il comandante porta con sé un bravo pilota in una missione … oppure fa salire sul palco ad una manifestazione il capo magazziniere per dire a tutti che senza di lui le FT non possono raggiungere l’obiettivo.
Per motivare basta poco: bisogna dare fiducia, responsabilizzare le persone, farle sentire intelligenti e capaci; occorre saper ascoltare e quando possibile premiare. Inoltre, preoccuparsi della salute nei luoghi di lavoro e creare un buon clima nella squadra.
Bisogna sempre dare attenzione alla persona. Ad esempio il comandante delle FT dice ai suoi collaboratori che per esigenze importanti collegate alla famiglia non esiste gerarchia, la persona può andare direttamente dal capo, che sostiene la persona in difficoltà e fa sì che anche la squadra si stringa attorno a lei.
Il Dott. Tammaro in una occasione ha detto alla sua squadra: “Qualcuno di voi invidia il collega che ha questo grave problema di famiglia? Pensate che non possa capitare a tutti? Pensate allora che possiamo per qualche mese dividerci il suo lavoro?” Il gruppo ha reagito benissimo collaborando per superare queste difficoltà. Se le persone sono apprezzate e ben motivate sono disponibili al sacrificio.
Non meno importante è creare un’area di relax per i collaboratori nel posto di lavoro o preparare la cosiddetta cassetta delle idee, dove i collaboratori inseriscono brevi scritti contenenti le proprie idee di cambiamento e miglioramento, che il capo sistematicamente legge e utilizza.
Questo comportamento non è buonismo, è uno stile di gestione della squadra che è attento alle persone.

c. Che cos’è la leadership condivisa?
La gestione dell’azienda FT può essere considerata leadership condivisa perché la decisione finale è del comandante, ma tutti possono dire la loro, cioè esprimere le proprie idee. Il leader sceglie e se ne prende la responsabilità.
Ma deve anche saper dare la leadership all’esperto eventualmente di un altro settore.
Il direttore d’orchestra è il capo, ma se sul palco sale un Pavarotti, lui si fa da parte.
Non vengono incoraggiati invece gli “yes men” certo, perché il capo non vuole sentirsi dire le cose che a lui piacciono.

d. Il sistema delle FT e dell’aeronautica è molto gerarchico, come ci stanno tutte le cose che lei dice a proposito della gestione delle persone?
È vero, la gerarchia è fondamentale per la sicurezza del volo, tuttavia questo sistema ha saputo, con il coinvolgimento di tutti, imparare dagli errori, proprio perché si va alla ricerca della massima sicurezza. Allora la struttura rigida e gerarchica dell’aeronautica nelle FT ha saputo scegliere un modello di gestione liberale, che si può leggere come una capacità di adattamento in senso darwiniano: va avanti non il più forte e non il più intelligente ma chi si sa adattare.

e. Quale è la più grande resistenza a questi cambiamenti nelle aziende?
Credo che molta responsabilità stia nei capi. Infatti, spesso nella leadership delle aziende non c’è umiltà. Ad es. spendere tempo per stare con i propri collaboratori pare un compito di poco valore e così si preferisce dedicarsi ad altro.
Questo perché spesso si ritengono i propri collaboratori degli “inferiori”, ma molti di loro sanno fare cose che il capo non sa fare.
Occorre assumersi la propria responsabilità rispettando gli altri, avendo fiducia delle persone con cui si lavora.

f. La leadership interiore va atta crescere. Un buon capo deve avere questa leadership. Come formarla?
Leadership interiore vuol dire partire dal rispetto degli altri, iniziando dal salutare la mattina i propri collaboratori. Per diventare capo occorre innanzitutto la stoffa, poi si aggiunge la formazione.
Il leader deve cioè accettare l’impegno per crescere in questa dimensione, anche curando l’aspetto personale e familiare.
Se il comandante delle FT non avesse gli affetti, gli amici, non sarebbe davvero felice.

In conclusione, i 70 operatori del CRO che hanno partecipato a questa conferenza sono andati a casa con molti spunti di riflessione e con il desiderio di approfondire molti dei temi introdotti dal Dr. Tammaro.
Il modello gestionale delle FT è un grande esempio di una “squadra che vince” grazie all’impegno, alla competenza, alla qualità delle relazioni dei suoi componenti e grazie alle doti professionali e umane del leader.
È vero, la sanità è un altro mondo, ma anche nei nostri luoghi di cura il gioco di squadra è strumento cruciale per conquistare la meta e vincere la partita della vita.

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