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Vigilio Gheser, 33 anni di Lavarone: «Un sogno che si avvera. A 650 chilometri all'ora»

da trentinocorrierealpi.gelocal.it — 9 dicembre2011 [ fonte ]

C’è un trentino tra gli acrobati del cielo. È Vigilio Gheser, 33 anni di Lavarone, che da qualche mese è in addestramento, a Udine, con le Frecce Tricolori e da maggio del prossimo anno entrerà a far parte della formazione acrobatica composta da 10 piloti. Un ruolo di assoluto prestigio che Gheser, tenente dell’Aereonautica militare, ha conquistato dopo anni di studio e lavoro.

Tenente, voliamo nel passato. Quasi tutti i bambini sognano di fare i piloti. E’ stato così anche per lei?
Sì, quando da ragazzino vedevo sfrecciare i Tornado nei cieli del Trentino ero curioso di capire le sensazioni che si provano lassù. La passione è nata da lì e col passare del tempo l’ho coltivata: sono riuscito ad entrare in Accademia e nel 2002 ho iniziato a volare prima alla scuola di Latina, poi a quella di Lecce.

Ora è riuscito a salire sulle Frecce Tricolori. Che emozione si prova?
E’ certamente un sogno che si realizza, ma è anche un punto di partenza a livello professionale. Sono motivatissimo e consapevole che sto facendo un’esperienza fantastica, anche a livello umano. E’ un orgoglio rappresentare l’Italia in cielo…

Diventare pilota delle Frecce non è da tutti. Quali sono i requisiti necessari?
Innanzitutto ci vogliono grande preparazione ed esperienza. In cifre, almeno 1.000 ore di volo alle spalle. Poi, bisogna avere la capacità di agire in modo imperativo sul velivolo in ogni circostanza.

L’addestramento in cosa consiste?
Nella fase invernale, ogni giorno, facciamo due allenamenti in volo per arrivare pronti alla prima esibizione dell’anno, a maggio.

Quante esibizioni fanno le Frecce ogni anno?
Una trentina. Ed è un orgoglio, ripeto, rappresentare l’Italia all’estero. Pensare che c’è un pilota italiano su un velivolo italiano, l’MB-339, che dimostrano la professionalità, l’abilità e le capacità del Paese e dell’Aereonautica.

Quando vi esibite c’è tempo per godersi il volo oppure la concentrazione è tutta dedicata alle acrobazie?
Ad essere sinceri non ci sono momenti di rilassamento mentre si è in volo, perché sono moltissime le cose a cui prestare attenzione. La soddisfazione, però, è enorme quando si atterra. Quando si ripensa alle manovre che si sono fatte in cielo e si ricordano, a quel punto, l’azzurro del cielo e le montagne sullo sfondo…

A che velocità andate?
Tra i 600 ed i 650 di chilometri orari. Quando siamo in volo, la formazione “respira”. In alcuni momenti ci distanziamo l’uno dall’altro per permettere al solista di fare la sua esibizione, in altri siamo vicini e ci muoviamo all’unisono. In certe circostanza la distanza minima tra un velivolo e l’altro può anche essere di 1 metro, 1 metro e mezzo. E in quei casi l’attenzione e la concentrazione devono essere massime.

Lassù, mentre dipinge il tricolore, il Trentino resta nel cuore?
Certamente. Sono fiero di essere “montanaro” e di rappresentare l’essenzialità trentina.

Medaglia al «Top gun» trentino

Il tenente Vigilio Gheser aveva il motore del caccia in avaria

da L’Adige — 5 gennaio 2008 [ fonte ]

Il tenente Vigilio Gheser aveva il motore del caccia in avaria. L’atterraggio senza mettere in pericolo la popolazione civile L7121810 IN VOLO MISSIONE RIUSCITA
/1 L’EMERGENZA Ho sentito un rumore sordo al motore: era mancata la spinta
/2 SCELTA CORAGGIOSA Più facile sganciare i serbatoi di combustibile Ma sotto c’erano case
/3 PREPARAZIONE La paura? Non c’è tempo di averla. Ho pensato solo alle procedure da seguire Il mondo, di solito, lo osserva dall’alto. Dalla cabina del suo cacciabombardiere leggero Amx. Ma quando torna a casa e le montagne sono imbiancate rimane con i piedi ben ancorati a terra, negli scarponi da sci, per l’esattezza.
Vigilio Gheser, 29 anni, di Lavarone, nel 2000 ha lasciato l’albergo di famiglia, il Miramonti, salutato mamma Rosanna e papà Silvano, i sette fratelli ed ha spiccato il volo (e non è una metafora). «Amavo sciare, la montagna e gli sport estremi. Ho sempre avuto l’idea di volare, ma non sapevo se ci sarei riuscito. Finché a 22 anni ho deciso di provare. Al primo tentativo sono entrato in aeronautica ».
Maturità linguistica in tasca e maestro di sci, dopo il concorso di complemento per entrare in aeronautica Gheser ha conseguito il brevetto da pilota d’aereo a Roma. Quindi ha seguito il corso a Lecce per diventare pilota militare: nove mesi sul Jet 339, il velivolo delle Frecce Tricolori. Primo del corso: «Ma anche la fortuna gioca un ruolo». Dal maggio 2004 Gheser è un pilota militare ed oggi fa parte del 131° Gruppo volo del 51° Stormo dell’Aeronautica militare di Istrana (Treviso), dove è comandante di squadriglia (qualifica capo copia) con il grado di tenente.
Vigilio Gheser sarà presto insignito della medaglia di bronzo al valore aeronautico [ndr. vedi sotto]. Un’onorificenza concessa al giovane pilota dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, su proposta del ministero della difesa, Arturo Parisi, grazie ad un coraggioso atterraggio portato a termine dal pilota trentino con il motore del velivolo in avaria, senza mai mettere a repentaglio la popolazione civile ed il personale militare. Il brivido in volo risale al 14 ottobre 2005: Gheser era decollato per primo dalla base di Decimomannu (Cagliari) – con la supervisione di un pilota più esperto – ma dopo una trentina di secondi, in piena fase di accelerazione, il giovane pilota ha sentito un forte calo nella spinta del propulsore. «Ho sentito un motore sordo al motore e ho capito che era mancata la spinta. Si tratta di un’emergenza grave e molto rara. In pochi secondo ho deciso di tornare al campo. L’addestramento seguito fino a quel momento mi ha fatto fare le cose giuste – spiega – considerare spinta ed energia che avevo e girare verso il campo nuovamente, per provare un atterraggio di fortuna», racconta. Una situazione di emergenza nella quale, come si legge nel testo di assegnazione della medaglia, il giovane ha dato prova di «estrema lucidità» e «raro coraggio», valutando di avere sufficiente energia per completare la manovra senza dover sganciare i carichi esterni. «La prima ipotesi che si prende in considerazione in questi casi, di solito, è quella di sganciare i carichi esterni: in questo caso si trattava di serbatoi pieni di combustibile. Visto che sotto c’erano delle case ho deciso di non sganciarli. Se lo avessi fatto avrei avuto una possibilità in più di arrivare all’atterraggio. Alla fine sono riuscito ad arrivare all’aeroporto dal quale ero decollato e con spinta del motore quasi a zero ho abbassato i carrelli. Così sono riuscito ad atterrare senza altri “inconvenienti” ». In questo modo il giovane pilota, ha concluso la missione «senza mettere in pericolo l’incolumità della popolazione civile e del personale militare ed evitando la perdita di un prezioso mezzo». Un gesto di «sprezzo del pericolo» e «non comune senso del dovere». Insomma, una condotta encomiabile sotto il profilo umano e professionale che varrà a Gheser una bella medaglia. Ma la paura, quel giorno, c’è stata? «Non c’è tempo di avere paura. In quel momento ero molto concentrato e non ho pensato: “Se va male, va male veramente”. Ho pensato solo alle procedure da seguire, alla preparazione che mi era stata data dagli istruttore e mi è andata bene. Noi abbiamo un simulatore delle emergenze, ma mancano le sensazioni esterne. Quando si sbaglia sul simulatore basta resettare, nella realtà non è così». La stessa differenza che corre fra gli addestramenti e le missioni reali. Finora Gheser non ha mai dovuto partecipare a ruoli operativi, ma sa che prima o poi potrebbe dover sorvolare con il caccia zone di guerra: «Non è ancora successo, l’anno scorso dovevamo partire per l’Afghanistan, ma poi la missione è stata cancellata. A livello operativo è il momento in cui dimostrare la pasta di cui siamo fatti. A livello umano ciascuno prende la sua decisione, è il nostro lavoro». Chissà a casa che palpitazioni… «Siamo una famiglia semplice ed a casa siamo in tanti. Io credo che, quando un figlio è contento, anche mamma e papà lo sono. Sicuramente sono preoccupati, ma non me lo hanno mai fatto pesare. Io sono entusiasta delle mia scelta. Per me questo è il lavoro più bello del mondo». Insomma, innamorato della vita da «Top gun» (oltre che della fidanzata di Lavarone). Ma il film di Tom Cruise (domanda scontatissima, ci perdonerà), lo ha visto? «Si – dice sorridendo – anche se non è così fedele alla vita reale. Sicuramente è accattivante. Dal punto di vista tecnico diciamo che il film è più incentrato sulla difesa aerea, io invece ho chi mi difende e devo rompere le scatole a chi sta a terra».

F. P.

Conferimento di onorificenze al Valore aeronautico

da La Gazzetta Ufficiale n. 10 del 12 gennaio 2008 [ fonte ]

Con decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, al S.Ten. AArn(S) Pil. Cpl F.S. Vigilio Gheser, nato a Trento il 9 settembre 1978, e’ stata concessa una medaglia di Bronzo al Valore aeronautico, con la conseguente motivazione: «Il sottotenente pilota Vigilio Gheser, decollato per primo dalla base di Decimomannu con il leader in posizione di chase, dopo appena una trentina di secondi ed in piena fase di accelerazione, avvertiva un forte calo di spinta del propulsore, accompagnato da una sensibile fluttuazione e successivo calo di giri. Analizzava con estrema lucidita’ la situazione, invertiva la rotta evitando il sorvolo di aree abitate ed utilizzava la velocità ormai in diminuzione per guadagnare una posizione idonea all’atterraggio e tutta la quota possibile. Con elogiabile chiarezza d’intenti e raro coraggio valutava correttamente di avere sufficiente energia per completare la manovra senza dover sganciare i carichi esterni e portava il mezzo aereo ad egli affidato ad intercettare il corretto sentiero di discesa. Certo di poter riatterrare sulla pista da cui si era appena involato, configurava nuovamente il velivolo e si portava all’atterraggio senza ulteriori complicazioni, controllando in maniera esemplare un apparecchio ancora pieno di carburante e con pochissima spinta residua. Grazie all’esemplare preparazione, all’assoluta tempestivita’ ed efficacia delle azioni correttive intraprese a bordo ed ad una condotta altamente professionale dell’aeromobile, la missione si concludeva senza mettere in pericolo l’incolumita’ della popolazione civile e del personale militare ed evitando la perdita di un prezioso mezzo dell’amministrazione. Lo sprezzo del pericolo ed il non comune senso del dovere dimostrati nella circostanza dall’ufficiale confermano le eccellenti qualita’ professionali e le qualita’ umane quotidianamente espresse nelle varie attivita’ e che ne fanno mirabile esempio per tutto il personale del reparto per perizia aviatoria e assoluta dedizione, dando lustro all’immagine del 51° stormo ed al prestigio dell’Aeronautica militare». – Decimomannu (Cagliari), 14 ottobre 2005

Ten. Pil. Virgilio Gheser, il Pony 9 del diamante PAN

di Lodovica Palazzoli
da Air Planes – anno 6, n° 1, maggio 2012, p. 8

È il Ten. PiI. Vigilio Gheser la new entry delle Frecce Tricolori, che debutterà nelle manifestazioni della PAN previste per questo 2012. Trentino, nato il 9 settembre del 1978, il Tenente Gheser è un pilota militare e prima ancora una persona decisamente singolare per via delle molteplici interessanti esperienze che è in grado di raccontarci, a testimonianza così della professionalità dell’intera Forza Armata.
Entrato in AM nel 2001, inizia la sua attività operativa nel 2004 presso il 132° Gruppo del 51° Stormo (Istrana) per poi proseguirla al 101° Gruppo del 32° Stormo di stanza ad Amendola, tutto questo sempre sull’AMX, velivolo su cui il Tenente Gheser opera anche come istruttore. Ma il nuovo Pony 9 è stato protagonista di vicende decisamente particolari per la vita di un aviatore: infatti già nel 2005 presso la base di Decimomannu (Ca), con poca esperienza volativa alle spalle, si trova a dover fronteggiare un’emergenza nella fase di decollo condotta in maniera esemplare, tanto che per questo è stato insignito della Medaglia di Bronzo al Valore Aeronautico; a maggior riprova di ciò, icastiche sono le parole presenti nella stessa motivazione dell’onorificenza che fanno esplicito riferimento all’estrema lucidità di analisi della situazione e all’elogiabile chiarezza d’intenti e al raro coraggio nel farvi fronte.
Ma ancora, tra il 2009 e il 2011, per un totale di 5 mesi ha fatto parte della missione ISAF ad Herat occupandosi della sicurezza, dell’assistenza e della ricostruzione del territorio afghano. Se per descrivere la precedente situazione il Tenente aveva scelto l’aggettivo “inaspettato”, per raccontare questa seconda vicenda sceglie di focalizzarsi sul coinvolgimento dovuto al prendervi parte; racconta infatti del contatto con i colleghi come con le forze afghane per i quali il suono degli aeroplani del contingente è sinonimo di rassicurazione.
A questo punto, di ritorno dall’Afghanistan, il pilota trentino comincia la sua nuova sfida al 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, apprestandosi a viverla facendo tesoro di tutta l’importante esperienza pregressa maturata negli anni. “La particolarità del mio lavoro fa sì che io non abbia ancora l’esperienza di questa particolare acrobazia di gruppo,” afferma una volta raggiunto telefonicamente “ma quanto già affrontato durante l’ impiego sull’AMX, mi aiuta ad agire con maggiore lucidità, permettendomi di avere fiducia nelle mie capacità e consapevolezza dei miei limiti potendo così supplirvi. Anche con riguardo all’emergenza si è più pronti, in quanto la concentrazione sulla missione fa distogliere la mente dalle eventuali preoccupazioni; infatti ai miei allievi, in passato, e ai miei colleghi ora, dico sempre che quando metto il casco e arrivo all’aereo, accendo il cervello sul lavoro”.
Dunque istruttore, Medaglia al Valore, ISAF, PAN … il curriculum del Tenente Gheser è decisamente ben assortito, senza contare che è anche maestro di sci, insomma una persona dalle infinite risorse.
In realtà confessa di non saper (ancora) suonare la chitarra, quindi credo proprio che non mi resti altro che augurargli un grande in bocca al lupo con le Frecce e .. con il plettro!

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