Ultimo aggiornamento: 1 Novembre 2024

di Alberto Moretti
da casagioveantica.it [ fonte ]

Le Frecce Tricolori rappresentano un simbolo, forse tra i più solidi, dell’identità nazionale, molto di più della Ferrari o della nazionale di calcio. Uniscono veramente tutti sotto il tricolore più lungo del mondo. Ci sono molti motivi perché le persone si identificano con le Frecce Tricolori e che giustificano questo “amore”, ma nella classifica di importanza ai primi posti ne metterei due.

La gente riconosce ed identifica le Frecce Tricolori con i 10 aerei e non con i componenti della squadra.  Pochissimi conoscono i Piloti che sono a bordo. Certo, è noto a tutti che sono dei militari vari gradi dell’AM, ma sfido chiunque a dire i nomi o riconoscerne i volti per strada. Nelle squadre di calcio, nel team Ferrari, avviene proprio l’opposto, sono resi famosi gli uomini, i calciatori, i piloti, gli individui e non il team in sé e ciò che rappresenta. Ma mentre gli uomini girano e cambiano in continuazione gli aerei sono sempre gli stessi per decenni ed il legame con la squadra che vola si rafforza di anno in anno.

Questa è la prima grande differenza alla base di un così forte e quasi unanime consenso per questo team che è l’unico – vero – permanente Ambasciatore dell’Italia all’estero. Fateci caso, girano milioni di foto della PAN ma solo in pochissime vedete le facce dei Piloti. Nella stragrande maggioranza dei casi vedrete gli aerei nelle posizioni più strane, negli incroci più adrenalinici, nei passaggi bassi e rovesci del solista: mai i piloti.

Questa è l’essenza di questo team: non creare miti ma stabilire un legame profondo e duraturo con la gente. Da qui si sviluppano le linee che guidano dalla sua nascita questo reparto che mantiene saldamente le tradizioni in continuità con le sue origini. Riguardo ai piloti, in verità, oggi si conoscono molto di più rispetto a quando c’ero io, perché loro stessi si mostrano in tante occasioni, e, proprio grazie ai social, appaiono spesso con nome e numero di posizione in formazione, identificativo “PONY”. Le nuove generazioni hanno capito che gli appassionati li vogliono conoscere e “toccare” con mano, e ricambiare l’affetto della gente è fondamentale.

Un altro ed importantissimo elemento che fa amare questo Reparto è la completa assenza di parole come: ingaggio, lucro, premi partita, profitti, intemperanze e bizze dei protagonisti, e potrei aggiungerne molte altre. Il pilota e tutto il personale delle Frecce Tricolori viene retribuito come ogni altro appartenente alle FF.AA, sulla base del grado rivestito e senza alcun altro benefit dovuto al particolare lavoro che fanno.

Sarà per questo che le parole che i milioni di spettatori hanno utilizzato per descrivere un airshow sono: Patriottismo, Pulizia, Divertimento, Famiglia, Eccitante, Educativo, Elettrizzante.

Non è un caso che molte società e compagnie civili guardano alla PAN come esempio di Team efficiente ed efficace, da imitare, e in molti casi richiedono anche di conoscerne i segreti.

Molti pensano che alla PAN le cose funzionano perché la squadra è composta da militari, dove la disciplina e gli ordini non si discutono ma si eseguono: autorità e non autorevolezza. Non è così, ci sono molte similitudini tra il mondo civile e quello militare.

In entrambi i comparti ci sono le persone, e che queste indossino divise, camici o tute poco importa, e le persone sono il patrimonio principale di ogni azienda.

L’uomo è l’anello più importante ma allo stesso tempo è anche il più debole della catena. E ricordo che ogni catena ha la sua forza (punto di rottura) nell’anello più debole. Per questo che alla PAN si lavora molto affinchè non ci siano “elementi fragili della catena”, ne mele marce che condizionerebbero l’ambiente minando l’efficienza del gruppo.

La PAN è nata nel 1961 e da allora molte cose sono cambiate. Il reclutamento del personale, l’addestramento dei Piloti, l’azione di comando, la struttura stessa del reparto ha subito modifiche. Il Team oggi è una macchina “quasi” perfetta in grado di svolgere pienamente la missione che gli è stata assegnata. Uso il termine “quasi” perché la perfezione è qualcosa cui si tende ma non si raggiunge mai e sicuramente ci saranno da apportare ancora cambiamenti. Si pensi solo alla sostituzione dell’aereo che dovrebbe avvenire entro alcuni anni.

Certamente intervenire, cambiare non è semplice e ogni modifica va ponderata bene, ma va fatta. Churchill affermava: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.”

L’uomo, dicevo prima, rappresenta il patrimonio più importante di ogni gruppo. Alle Frecce Tricolori ce ne sono più di 100, considerando Piloti e Specialisti, tutti importanti. Alcuni di questi però per l’incarico e le responsabilità che rivestono segnano in maniera indelebile la vita del gruppo determinandone l’efficienza e l’efficacia.

Avendo trascorso a Rivolto 10 anni ed avendo occupato molti ruoli, a terra ed in volo, fino a quello apicale di Comandante forse il modo migliore di far entrare il lettore in questa cellula poco conosciuta è quello di ripercorrere la mia vita nel reparto, da quando entrai come gregario destro – Pony 8 – a quando lo lasciai dopo il comando – Pony 0. Nel mezzo tutti i passaggi che ancora oggi ripercorrono i piloti: cambi di posizioni in formazione, cambi di incarichi a terra, incarichi particolari e molto altro.

Quando il mio Comandante del 21° gruppo di Cameri mi disse la mattina di un giorno qualsiasi che il Comandante della PAN di allora gli aveva chiesto di sondare la mia disponibilità ad entrare in squadra rimasi di sale. Ancora di più quando aggiunse “vai a casa e parlane con la moglie perché devo dare una risposta entro domani”. Superate le contrarietà familiari a quello che appariva come “un mestiere pericoloso” (c’erano stati alcuni incidenti mesi prima), la mattina del giorno dopo il Ten. Moretti si presentò al Comandante esprimendo l’onore, il piacere e la volontarietà al movimento.

Così iniziò la mia bellissima avventura da pilota gregario ed ultimo arrivato.

Ancora oggi i Piloti rappresentano la spina dorsale del reparto. Vengono selezionati tra i migliori Piloti da Caccia della Aeronautica Militare e vengono valutati presso la PAN sia sotto l’aspetto professionale che umano.

L’inserimento iniziale non fu facile ed il “lavoro” da fare totalmente nuovo.

Il feeling con i colleghi e con l’aereo però si accese subito, come in un innamoramento a prima vista. L’innesco che ancora oggi muove tutto è una miscela composta da una forte  identificazione e una determinata motivazione nel lavoro che ci si prepara a svolgere.

Il primo punto che si assimila è “essere e sentirsi parte di un reparto, desiderarne il suo bene, sentirsi una pedina importante per il raggiungimento degli obiettivi” che sono chiari per tutti.

A me dissero subito:
– Ti addestrerai da gregario destro  per assumere la posizione di Pony 8
– Seguirono varie raccomandazioni, non formali, dette amichevolmente nei debriefing, al bar dagli altri piloti, dal Comandante, sul comportamento in volo da terra.

Tradotto nella vita di tutti i giorni capii che voleva dire:
– impegno e sacrificio soprattutto nella fase iniziale
– stile di vita adeguato
– serenità familiare (anche le mogli e i figli hanno la loro importanza)
– accettare senza indugi o mugugni i programmi e le decisioni del Comandante e del mio leader
– aderire a quelli che erano e sono tuttora i principi ed i valori del Reparto
– umiltà. Mai sentirsi il più bravo o migliore degli altri. Questi atteggiamenti creano problemi e contrasti.

Dopo 5 anni da gregario mi ritrovai a svolgere quello che è il lavoro e la posizione più bella all’interno della squadra: il Capoformazione o leader.

Intanto ero diventato Maggiore ed ero di fatto il n. 2 del gruppo.

Il capoformazione, ora come allora, viene scelto perché come Pilota e ufficiale ha dimostrato di possedere tante qualità che lo rendono idoneo a ricoprire un ruolo così importante. Ha una indiscutibile competenza in volo ed a terra ed una spiccata attitudine al comando. Nel corso degli anni, da gregario e nelle varie posizioni, ha messo in luce qualità umane, professionali ed abilità di pilotaggio superiore a quelle degli altri possibili candidati. Alcune caratteristiche di base di questa figura sono: autorevolezza e carisma, affidabilità e serietà nel lavoro a terra ed in volo, conoscenza diretta e profonda di tutti i piloti della formazione.

Il Leader è colui che tiene costantemente l’attenzione sul comportamento ed il rendimento, in volo ed a terra, dei piloti. Solo così si può rendere conto di qualche situazione critica e prevenire i problemi. Rappresenta il punto più importante di riferimento dei piloti conducendo in sicurezza il volo acrobatico e prendendo decisioni assumendosene sempre la responsabilità. Da lui ci si aspetta che decida bene ed in fretta. Non può essere altrimenti quando ad esempio in volo, per condizioni meteo marginali, si deve decidere se iniziare con il programma alto o basso, se fare una figura o tagliarla perché le condizioni non garantiscono un completo successo.

Deve godere della massima fiducia di tutti i piloti, che affidano la loro vita nelle sue mani, e del Comandante che gli affida la formazione delegandogli parte della sua autorità ma mantenendo in toto la responsabilità.

Dopo due anni da capoformazione arrivai all’apice della piramide: diventai Comandante.

Il Comandante del 313° gruppo Addestramento Acrobatico (questo è il termine militare per identificare la PAN), è da 30 anni a questa parte, il Pilota e l’ufficiale più anziano ed esperto del gruppo. Ha sulle spalle almeno 7/8 anni di permanenza al reparto ed ha ricoperto in volo diverse posizioni di gregario e leader della formazione. A terra ha anche svolto tante mansioni di ufficio, dalla sala navigazione, alle operazioni ed addestramento. In sostanza ha una profonda conoscenza del gruppo e degli uomini che lo compongono, del volo, delle manovre, delle problematiche tecniche e logistiche e, per il suo pregresso, gode della fiducia e stima “incondizionata” di tutti gli altri piloti.

Per avere un quadro chiaro di cosa è il reparto non si può tralasciare quella componente essenziale e di supporto rappresentata dagli altri ufficiali e dagli specialisti.

Sono la parte meno visibile del 313° Gruppo e quelli che raccolgono meno onori, ma svolgono un lavoro fondamentale per lo svolgimento della missione assegnata che in sintesi è quella di rappresentare l’Italia e l’AM in Patria ed all’estero attraverso l’esecuzione di volo acrobatico in formazione.

Poche parole su cui bisogna riflettere e che delineano l’impegno e la passione che quotidianamente queste persone devono mettere nel proprio lavoro. La formazione si addestra e  vola nelle manifestazioni con 10 aerei. Ogni giorno la componente tecnica e specialistica deve garantire in linea pronti al volo almeno 10 MB 339PAN. Soprattutto nelle importanti manifestazioni all’estero questo è un “must”, ed ogni singolo uomo sa che per garantire il volo a ranghi completi deve operare in qualsiasi condizione e senza guardare l’orologio. Personalmente ho visto montare martinetti idraulici di notte, a temperature rigide ed all’aperto, per consentire la partenza all’indomani della completa formazione. Ci sono episodi e racconti di gesti “eroici” di questi uomini che fanno parte della storia del reparto perchè hanno contribuito, al pari dei Piloti, a scriverla.

Questo racconto è diventato quasi autobiografico. Non era questo l’intento all’inizio. La prima idea era quella di descrivere le attività del gruppo, qualche dettaglio su come è organizzato etc…

Cose tecniche e fredde, ho pensato, e così alla fine ha prevalso l’idea di raccontare attraverso la mia storia le Frecce Tricolori, con la consapevolezza (quasi certezza) che tutti quelli che mi hanno preceduto ma anche quelli che sono venuti dopo di me e che oggi si alzano in volo da Rivolto, possono ritrovarsi in quello che ho scritto.

Mi accorgo che non ho parlato degli aerei. Degli Aermacchi MB 339PAN che dalla fine del 1981, sono passati 36 anni, continuano a essere il fedele compagno di viaggio di ogni pilota. Quando penso che quelli di oggi si siedono sullo stesso seggiolino sul quale ho posato il mio fondoschiena per 2500 ore mi viene una lacrimuccia.

Tanta gloria e tanta fortuna alle Frecce Tricolori.

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