Ultimo aggiornamento: 19 Maggio 2020
Cinquant’anni di gloriosa attività: una ricorrenza storica che a settembre le Frecce Tricolori vogliono celebrare con una manifestazione spettacolare. Con lo sguardo già rivolto al futuro.
di Andrea Doncovio
da imagazine.it, 6 giugno 2010 [ fonte ]
Osservando le manovre aeree delle Frecce Tricolori, la prima sensazione che provo è l’ammirazione per l’armonia ed il sincronismo del volo. Nell’immensità del cielo i dieci pony della Pattuglia Acrobatica Nazionale diventano la personificazione del concetto di squadra. Ognuno di loro perderebbe il suo senso senza il resto del gruppo.
Singoli piloti che uniti dalle scie tricolori diventano gli attori principali di un Mito. Non gli unici.
Perché dietro a quei venti minuti di magia regalati da ogni esibizione, ci sono il lavoro, la professionalità e la dedizione di decine di uomini. Da mezzo secolo protagonisti silenziosi di un simbolo nazionale.
L’attività manutentiva
Nel vasto hangar riservato all’attività di manutenzione, uomini in tuta blu sono impegnati in un continuo via vai.
«Appena esce un aereo subito ne arriva un altro», spiega il 1° maresciallo Lgt Stefano Pandolfo, unico residente di Rivolto ad operare all’interno della Base delle Frecce Tricolori. «Qui al S.E.A. (Servizio Efficienza Aeromobili) – aggiunge – il nostro compito principale è quello di assicurare ogni giorno gli undici velivoli necessari per l’attività di volo».
Un lavoro incessante garantito da una settantina di persone, tutte operanti in due settori distinti: quello della Linea Volo e quello della Manutenzione.
«Nel secondo caso – sottolinea il tenente colonnello Andrea Bolzicco – vengono eseguiti sia gli interventi di manutenzione ordinaria che quelli di manutenzione straordinaria (necessari di fronte ad improvvise anomalie o inefficienze). Gli specialisti della Linea Volo – conclude Bolzicco – hanno invece la responsabilità di ogni singolo velivolo utilizzato per il volo quotidiano».
Le manutenzioni ordinarie vengo generalmente eseguite ad intervalli di 150 ore di volo, differenziandosi essenzialmente in due diversi livelli di ispezione: “ispezione 150”, che impegna una squadra di 7/8 uomini Specialisti e dura una ventina di giorni lavorativi; “ispezione 300”, stessi uomini ma durata superiore di una decina di giorni. Numeri alla mano, un’ispezione delle 300 ore prevede non meno di 290 controlli
Ogni velivolo viene assegnato ad un Capo velivolo (Crew Chief), il quale ne è responsabile. Questa figura assicura che tutte le lavorazioni previste siano state eseguite, controlla le scadenze, le condizioni e la pulizia del velivolo, oltre a coadiuvare il pilota nelle operazioni antecedenti il volo.
Il primo volo di giornata è sempre preceduto da un’ispezione che prevede 500 controlli, la cui durata è di circa 50 minuti. Quando il pilota giunge al velivolo per andare in volo, il Crew Chief lo coadiuva nel suo giro di controllo dell’aereo, lo aiuta nell’allacciamento delle cinture di sicurezza e verifica la correttezza di tutte le procedure.
Una volta completate le operazioni preliminari, il Crew Chief rimuove i tacchi delle ruote, scambiandosi un doppio ok con il pilota. A questo punto entrambi si salutano come a dire “Grazie, ben fatto”, “Prego, buon lavoro”.
«Il segreto? Raggiungere un traguardo e tramandarlo»
Al suo primo anno da Comandante delle Frecce Tricolori, dopo esserne stato il Capo Formazione in volo, il tenente colonnello Marco Lant, 39 anni, è subito chiamato ad organizzare un appuntamento prestigioso come il Cinquantesimo di fondazione.
Un evento che Marco Lant avrebbe preferito festeggiare nel ruolo attuale o da leader in volo?
«Diciamo che mi ritengo onorato di essere riuscito a vivere da protagonista il 40°, il 45° e il 50°».
Qual è il segreto che da cinquant’anni a questa parte sorregge le Frecce Tricolori?
«Sono convinto che la magia di questo gruppo sia la capacità di tramandare negli anni non solo un modo di volare, ma anche un modo di generare emozioni».
Come si è giunti a questo risultato?
«Grazie alla consapevolezza che dopo aver raggiunto qualsiasi traguardo (diventare gregario, solista, capo formazione) il primo obiettivo deve essere tramandarlo. Il risultato ottenuto, infatti, non avrebbe senso senza il travaso di esperienza».
Un concetto valido per tutti?
«Certo, perché lo applichiamo ad ogni singolo componente del gruppo: piloti, manutentori, pubbliche relazioni. Dobbiamo fare di tutto affinché nessuno sia indispensabile: il nostro compito è quello di addestrare sempre qualcuno nell’attività che facciamo affinché ci possa sostituire».
Per farlo però servono anche le persone giuste…
«Per questo motivo dedichiamo molte risorse al processo di selezione del personale. Il nostro investimento nell’addestramento è elevato sia in termini di ore di volo che di formazione dell’individuo, per cui non possiamo permetterci di fallire la selezione».
Continuiamo a parlare di selezione: come avviene?
«Solitamente, dopo aver individuato coloro che per caratteristiche tecniche possono ambire ad entrare nelle Frecce Tricolori, si invita il gruppo dei papabili a trascorrere una settimana in Base. Qui vengono sottoposti a prove tecniche, test di prestazione, colloqui in inglese e colloqui con psicologi e periti selezionatori. Spesso ci andiamo anche a cena insieme per capire come si comportano in situazioni extralavorative».
Cosa ricercate in loro?
«Dobbiamo ragionare su una prospettiva di lungo periodo. In ogni persona selezionata dobbiamo individuare il possibile futuro comandante, pur sapendo che in dieci anni le evoluzioni possono essere svariate».
Marco Lant come se l’immagina la manifestazione celebrativa di settembre?
«Vorrei che fosse un momento di festa e di riflessione su questi 50 anni. Un momento in cui tutti i protagonisti della storia di questo gruppo possano ritrovarsi, assieme a coloro che hanno rappresentato il volo acrobatico prima della fondazione delle Frecce Tricolori».
Jan Slangen: il leader
Festeggiare il Cinquantesimo delle Frecce Tricolori alla prima stagione da Capo Formazione non capita a tutti. Lo sa bene Jan Slangen, 35 anni, padre olandese e madre italiana («Italiano per scelta», come sottolinea orgoglioso), in pattuglia dal 2005 e da inizio anno pilota del Pony 1.
Capitano, com’è cambiata la vita da leader?
«Quando diventi leader cambia… tutto. Ad iniziare dalla responsabilità di condurre l’intero lavoro del gruppo».
Secondo Jan Slanghen, che caratteristiche deve avere il leader delle Frecce Tricolori?
«Deve essere una persona equilibrata, in grado sia di comandare che di ascoltare gli altri».
Da leader a leader: nel passaggio di consegne, Marco Lant che consigli le ha dato?
«Me ne ha forniti tanti, ma uno in particolare mi è rimasto impresso: quello di non volare pensando ai gregari. Può sembrare assurdo, ma se pensassi solo agli altri rischierei di non tenere conto di altri aspetti fondamentali».
Quando ha ricevuto l’investitura di Capo Formazione cos’ha pensato?
«Mi sono venute le lacrime agli occhi. Ho provato una sensazione di gioia e di orgoglio, ma anche di sfida: quella di voler affrontare nel migliore dei modi questa nuova avventura».
Leader in volo, ma anche leader a terra. Com’è cambiato il rapporto con i compagni?
«Il leader è la persona che media con tutti. Come in volo il gregario segue il proprio leader così a terra il leader deve controllare tutto il gruppo, pronto a valutare ogni problematica, anche extralavorativa».
Fuori dal lavoro come trascorre il proprio tempo Jan Slangen?
«Mi piace stare con mia moglie e nostro figlio. Amo questa regione e quando posso cerco di “viverla” visitandone i suoi luoghi meravigliosi».
E quando vola, invece, che sensazioni prova?
«Quando sono sceso dal mio primo volo mi dissi che non esiste cosa più bella. La penso ancora così. Anche se ovviamente la concentrazione e l’attenzione devono essere sempre elevate, poiché tutto si svolge ad alte velocità. Tengo sempre in mente questo consiglio: in volo non trovarti mai senza soluzione o senza tempo».