Ultimo aggiornamento: 19 Maggio 2019
di “Fotomangio”
da acquaementa.com – 4 Febbraio 2015 [ fonte ]
Per la nostra rubrica “Storie” oggi vi vogliamo raccontare quella di Mirco Caffelli , ex compagno di scuola di Fotomangio, che è arrivato davvero in alto, trasformando la sua passione, il suo sogno in realtà! Il nome certamente a molti di voi non dirà nulla, e tanto meno forse riuscirete ad associare al nome un viso, ma sicuramente dalle foto avrete già visto qualcosa di familiare e avrete già capito che Mirco non fa un lavoro qualunque! Questa storia l’avevamo già raccontata sul numero 05 del magazine TuttoQui&Dintorni ormai un anno fa, e oggi ci sembra giusto riproporvela.
Nei nostri sogni spesso voliamo. Volare è il sogno più antico dell’uomo: dal mito di Icaro, a Leonardo da Vinci, ai fratelli Wright. Pionieri dell’aria ci hanno fatto sognare anche nella letteratura che tutti conosciamo: Antoine de Saint-Exuperye con il “Piccolo Principe” e Richard Bach, con “Il gabbiano Jonathan Livingstone”, dove l’affinamento delle tecniche di volo simboleggia la capacità di raggiungere i propri obiettivi con impegno e perseveranza.
Quest’ultima riflessione mi ha dato lo spunto: io, uno che questo sogno lo sta vivendo, lo conosco! È Mirco Caffelli, viadanese classe 1978, con cui vent’anni fa, ai tempi della scuola, sognavo col naso all’insù e che oggi ha il grado di Maggiore ed è Capoformazione delle Frecce Tricolori! Gli telefono e gli chiedo di raccontarmi un po’ della sua avventura, della sua passione, di come ha trasformato il suo sogno in realtà e delle difficoltà che ha incontrato.
Ma chi l’avrebbe mai detto in quel lontano 1993, al Vacchelli di Casalmaggiore (il nostro Istituto Tecnico per Geometri, ndr), che ti avrei un giorno scritto in qualità di Capoformazione delle Frecce Tricolori! Volete che vi racconti com’è nata questa avventura? Beh, non c’è stato un episodio particolare. Forse ci sono stati episodi che mi hanno segnato, come mio nonno che da bambino mi portava a Villafranca a vedere i ‘104 atterrare, poi la guerra del golfo del 1991, la prima in tv, che mise in risalto i Tornado, come quelli che tutte le mattine passavano proprio su Casalmaggiore sopra la nostra scuola e noi rigorosamente col banco attaccato alla finestra.
Una cosa però ha fatto secondo me la differenza: la passione degli aerei, del volo, si è trasformata nella mia testa in un obiettivo da raggiungere. È stato come un clic nel mio cervello; non mi accontentavo più di avere una passione per gli aerei militari, ma era diventato un traguardo da raggiungere nella mia vita. Io volevo diventare pilota militare più di ogni altra cosa. Da lì la decisione di provare ad entrare in Accademia Aeronautica e di orientare la mia vita in quella direzione. Forse non sai che in estate rinunciavo alle vacanze per andare a raccogliere meloni e angurie per pagarmi il brevetto di pilota a Parma. Poi arriva il fatidico gennaio 1997. Ci siamo. Esce il bando di concorso. Test psico-attitudinali ed esami fisici superati. Arriva l’esame di matematica a luglio, con argomenti mai trattati all’Istituto Tecnico per Geometri. Mi metto giorno e notte a studiare teoremi che si facevano solo al liceo scientifico, non potevo mollare.
Non voglio autocelebrarmi, ma ci tengo a far vedere che con la passione e la voglia di arrivare si fa veramente tutto, si superano ostacoli che, ritengo ancora insuperabili, se li avessi presi alla leggera.
Sul resto non mi dilungo: 5 anni di Accademia scanditi da esami. Vita davvero dura per un ragazzo di 20 anni che magari pensa a ragazze, discoteche e divertimenti. L’investimento e le “privazioni” sopportate in quegli anni mi hanno però gratificato in seguito, con abbondanti interessi. C’è stato anche l’addestramento in Texas, dove ho fatto l’esperienza più bella della mia vita: a 23 anni immerso in una scuola di volo internazionale a pilotare T-38 supersonici!
Il sogno si stava realizzando; da spettatore con il naso all’insù ero ai comandi di un caccia militare. Tornato in Italia nel 2003, sono assegnato al tanto agognato Tornado e mi ritrovo a passare sopra la nostra vecchia scuola a 780 km/h. In quei pochi secondi ripercorrevo gli anni in cui ero seduto nel banco vicino alla finestra a cogliere un veloce passaggio… a sognare.
Non ti nascondo però che il “sogno diventato realtà” è anche un lavoro da svolgere con estrema professionalità. Non è solo “romanticismo” o volo stile gabbiano Jonathan. La passione dà la spinta a superare i momenti difficili, ma poi diventa davvero tecnico e professionale, come puoi ben immaginare.
Ed ecco nel 2007 la svolta inaspettata, il sogno nel sogno: le Frecce Tricolori! Non erano tra i miei sogni, le vedevo lontane e inaccessibili, non osavo neanche pensarci. Invece ho imparato che non smetti mai di raggiungere quello che vuoi, se lo vuoi veramente.
L’esperienza delle Frecce Tricolori è la più entusiasmante e bella che potessi mai vivere, sia dal punto di vista professionale che umano. Professionale perché se è vero che l’MB-339 è un passo indietro rispetto al Tornado, è anche vero che 10 aerei targati “Pattuglia Acrobatica Nazionale”, in formazione a pochi metri di distanza tra loro, che fumano tricolore, non hanno paragoni. Umano perché ho la fortuna di stare a contatto con i tanti appassionati che ci sostengono e non ti nascondo che quando incontro un ragazzino a cui brillano gli occhi quando ci vede, rivedo me stesso tanti anni fa…dietro ad una rete.
Mi chiedi se ci sono state difficoltà… Quelle ci sono state, ci sono e ci saranno sempre. È la passione del ragazzino “dietro la rete” di tanti anni fa, mai spenta, che me le fa superare! La porto con me ogni volta che vado in volo. Non c’entra se fai pilota, il calciatore, l’architetto, l’astronauta, il medico, lo spazzino… Conta il “clic” che scatta; la passione che fa scattare quel clic, fa raggiungere traguardi inaspettati.
Ti lascio con un po’ di considerazioni: essere capoformazione delle Frecce Tricolori è un onere e un onore. L’onere di dover eguagliare chi prima di me ha condotto le Frecce con tanta professionalità. L’onore di condurre un volo che è sintesi di più di 50 anni di tradizione acrobatica italiana e di portare in Italia e all’estero il tricolore più lungo del mondo. Siamo ragazzi davvero fortunati, ma ti assicuro che il plauso maggiore va a tutti quelli che, in tutte le forze armate, svolgono il loro mestiere con professionalità e passione in sordina, dietro le quinte.
Le parole di Mirco Caffelli mi hanno davvero trasmesso il senso di una passione e della forza che serve per inseguire il proprio sogno, rivelando un lato semplice e umano dei piloti, a volte visti come dei “superman”.
Non posso davvero aggiungere altro che i ringraziamenti: al Magg. Mirco Caffelli per la disponibilità, al Magg. Andrea Soro dell’Ufficio Pubbliche Relazioni e al Ten. Liberata D’Aniello dell’Ufficio Stampa del 313° Gruppo dell’Aeronautica Militare e a Francesca Barberini per tutto l’aiuto fornito.