Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio 2025

A bordo del «Pony 7», assieme al Comandante delle Frecce Tricolori Zanovello

Da San Daniele a Palmanova, da Grado a Ronchi dei Legionari, piroettando sospesi nel vuoto

di Luca Perrino
da Il Piccolo, 13 dicembre 1993, p. 8

RONCHI DEI LEGIONARI — Affidabilità, esperienza, creatività: si richiede tutto questo a un pilota della Frecce Tricolori, la mitica, invidiata, inimitabile Pattuglia acrobatica nazionale che, a ragione, appare come la massima espressione della nostra Aeronautica militare. Da pochi giorni, con un applaudito sorvolo della città di Trieste, si è chiusa un’altra lunga stagione per gli uomini del 313.o gruppo di addestramento acrobatico di stanza all’aeroporto friulano di Rivolto.

È stata un’altra importante stagione per la Pan, fatta di successi e di soddisfazioni, una stagione che ha portato gli Aermacchi MB 339 a esibirsi in numerose località in molte occasioni, sia in Italia, sia all’estero. Per gli appassionati del Friuli-Venezia Giulia, da sempre vicini alla formazione composta da dieci abilissimi piloti comandati dal tenente colonnello Gianluigi Zanovel-lo, la grande occasione è arrivata nell’ottobre scorso durante la manifestazione aerea di Gorizia.

Ancora una volta, qui come a Rimini, a Bari, a Koksijde in Belgio, a Falrford in Gran Bretagna, ad Ankara in Turchia, a Kuwait City, migliaia di persone sono rimaste incollate col naso all’insù, col fiato sospeso, per seguire, meravigliati, le evoluzioni del capoformazione Miniscalco, dei gregari Fiore, Daniells, Walzl, Rossi, Papa e Bolardi, dai fanalini Vivona e Valoti, del solista Rosa. E quanti, guardando quelle splendide evoluzioni, hanno cercato di immaginare cosa si potesse provare ad essere a bordo, in quel momento, di uno dei velivoli delle Frecce Tricolori? Ed è così che, grazie all’opportunità offertaci dal ministero della Difesa, dallo stato maggiore dell’Aeronautica militare e dallo stesso Comando del 313.o gruppo, che abbiamo potuto provare direttamente questa grande emozione.

L’appuntamento è in una fredda ma limpida mattina di fine novembre. A Rivolto il tempo è ottimo, l’ideale per i piloti della Pan per sgranchirsi le ali e salire tra le nuvole con i loro fedeli Aermacchi. Ed è l’ideale anche per una «pazzia», quella di salire a bordo del «Pony 7», assieme al comandante Zanovello, e provare nuove sensazioni, quelle di un volo a 700 chilometri all’ora, a un’altezza variabile tra i 500 e i 1500 metri e una sollecitazione pari a 4 G. Così, dopo il briefing iniziale (seguiti da vicino dal tenente Roberto Valoti, secondo fanalino) e la rituale «vestizione», eccoci pronti, seduti o meglio dire ancorati alle spalle del comandante Zanovello.

La prima emozione è quella che si prova al decollo: 400 metri e il 339 è già in quota. Da lassù la vista è fantastica: di fronte le montagne ricoperte dalla candida neve, sotto di noi minuscole figure, sono le case, le chiese, gli altri edifici del Friuli-Venezia Giulia. Assieme a «Pony 7» volteggiano sicuri altri tre MB 339. Dopo pochi minuti ecco che all’orizzonte appaiono due «Jaguar» francesi al loro ritorno dai cieli della Bosnia, impegnati nell’operazione «Deny flight». Solamente il tempo di ambientarsi negli immensi spazi azzurri del cielo, infagottati in una invidiabile tuta da volo e con la testa immersa in un casco che fa tanto «Top gun» che il comandante Zanovello inizia a far gonfiare la tuta «anti G», indossata come di consueto per compensare l’anomalo flusso del sangue nel nostro corpo.

È una virata stretta quella che fa il velivolo della Pan. Il jet è docilissimo ed è una sensazione inimmaginabile quella che si prova nel stringere la cloche, pensare che un aereo che ha ben 5.900 chilogrammi di peso risponda perfettamente alle nostre richieste. E non è certo finita qui. Nel nostro «peregrinare» sui cieli della regione, da San Daniele a Palmanova, da Grado a Ronchi dei Legionari, è tutta una meravigliosa sequela di emozioni: tonneaux lenti, looping, atterrazzi e decolli immediati, virate più o meno strette.

La forza gravitazionale ti spinge prepotentemente verso il sedile o sembra irresistibilmente espellerti fuori dell’abitacolo. Ti tieni stretto, le mani sudano, il cervello è intriso di sensazioni, ma la voglia di volare, di rimanere a bordo con uno degli assi della nostra Aeronautica è dav-vero troppo grande. È troppo bello pensare che lassù si possa vivere una libertà che non ha eguali e che qualcuno, per scelta, professionalità e per vocazione, possa provarla di continuo nel corso della sua vita.

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