Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre 2024
da Gianni Bianchi, I ragazzi di Campoformido e Rivolto – Andrea Citi e Gianfranco Giardini, 2006, pp. 110 – 111
Mentre a Merna si conclude l’anno trionfale 1962, per Gianfranco a Ghedi è arrivato il momento del salto di gioia, il Comandante Nardi lo convoca e gli dà il telegramma “Trasferimento del Maresciallo Gianfranco Giardini al 313 Gruppo AA“.
Gianfranco con la moglie Luciana in “dolce attesa” trova alloggio in una villetta a Codroipo. La signora Luciana è contenta quanto il marito ma non può nascondersi qualche perplessità, al Villaggio Azzurro a Ghedi si era creato un bel giro di amicizie con le mogli dei colleghi, ora le toccherà ricominciare tutto da capo “di tempo ne avrai ben poco con un figlioletto da accudire e poi le amicizie le rifarai stai tranquilla” la conforta il marito.
Nel tempo libero Gianfranco passa ore ed ore nel suo studio smontando, ingrassando la sua collezione di armi, Mauser, Garand, Winchester… L’elbano è un’esperto conoscitore di calibri, particolari storici delle carabine in dotazione ai vari eserciti antichi e moderni. A volte parte con qualche amico dove gli è stato segnalato possa esserci un’occasione rara, per arricchire la raccolta. Se gli capita qualche pezzo non proprio in regola, Gianfranco non si fa spaventare dal rischio, magari un voletto ad un amico in Questura e tutto si accomoda. In attesa della regolare denuncia, negli angoli più nascosti della sua casa crea depositi segreti con disperazione della moglie. La fama della sua competenza fa il giro di Rivolto, tutti gli appassionati gli domandano consigli. expertise, alla fine nascerà la leggenda, mai smentita, che Gianfranco “ha nascosto in qualche cascinale un carro armato tedesco“.
In attesa che i campioni rientrino dalle vacanze Gianfranco si tiene in allenamento con il Sabre. Dopo aver domato un bestione come il Thunderstreak, quell’aereo molto più maneggevole lo conquista subito, il fatto poi di non portare il simulacro di una bomba atomica ma soltanto delle innocue bombolette piene di “coloured smoke” lo ha trasformato da tetragono pilota da guerra in sportivo di razza, quasi quasi si sente una specie di Lorenzo Baldini il pilota della Ferrari. Durante uno di questi allenamenti solitari Gianfranco sente in cuffia una voce che gli dice “Vai, che ti seguo“. A quel l’invito, sul viso dell’elbano si disegna un sorriso – un furbetto che vuol giocare alla caccia con me… sta fresco -. Concentratissimo si appresta a tirar fuori tutti i suoi “trucchi”, looping, picchiate, virate improvvise… senonchè la vocina continua “Vai, vai, che ti seguo” Gianfranco con ancor maggiore impegno le riprova tutte, incassa G su G pur di seminare quell’ intruso, niente da fare “Vai vai“. Il bello è che quell’inseguitore fantasma c’è ma non si vede: a Gianfranco è venuto mezzo torcicollo per individuarlo senza riuscirci. Alla fine vinto, per non abbassarsi a domandare alla vocina “Chi sei?” contatta la torre “Ma chi cavolo è questo rompi coglioni?” la risposta, lo gela “Il Maggiore Squarcina” Gianfranco riprende forza “Comandante non la vedo ma dov’e?” “Sotto di te” “Sotto di me?“. II neo pilota delle Frecce incredulo scivola appena d’ala e spostato in basso nel suo cono d’ombra vede Squarcina fargli un gesto di saluto. Gianfranco, allibito, ripensa a tutte le sue folli manovre – ma che razza di pilota è questo Comandante, come avrà fatto a starmi sempre sotto?
A terra Squarcina chiama il suo pilota, si complimenta e da subito un suo giudizio “Bravo Giardini, mi sei piaciuto, voli meglio di sinistro“. Passate le vacanze natalizie la PAN riprende a pieno regime gli allenamenti, dopo due anni il capitano Pisano ha lasciato, passato a comandare un Gruppo di F104, a Grosseto, al suo posto, Squarcina ha promosso Vittorio Cumin.