Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio 2022
Una chiacchierata in mansarda piloti con Pony 4, il Cap. Franco Paolo Marocco
di CAP. Domenico Gatti (AMNews 10-2019)
da aeronautica.difesa.it, 23 ottobre 2019 [ fonte ]
In un momento di pausa durante le attività addestrative della Pattuglia Acrobatica Nazionale, abbiamo incontrato per AM News il Capitano Franco Paolo MAROCCO, Pony 4 della formazione 2019.
Piemontese di nascita, il Capitano Marocco ha in precedenza ricoperto le posizioni di Pony 9 e Pony 2, ed attualmente è il 2° gregario sinistro della pattuglia, ovvero il velivolo più esterno sulla sinistra della formazione.
Con il suo sorriso contagioso e la sua naturale spontaneità, e con ancora impresso il segno del casco sulla fronte, ci ha accolto con grande disponibilità per un breve scambio di battute sulla sua attività in PAN.
Franco, vorremmo iniziare questa chiacchierata con te chiedendoti perché, ad un certo punto della sua carriera, un pilota dell’Aeronautica Militare decide di partecipare alla selezione per entrare nelle Frecce Tricolori.
Secondo me esistono due categorie di piloti: quelli che, nel corso della loro vita operativa, decidono di provare a far parte della Pattuglia Acrobatica Nazionale, e quelli, come me, che sono entrati in Aeronautica proprio grazie alla PAN! Nel mio caso infatti, provenendo da una zona d’Italia dove l’AM è poco presente con le sue basi (sono di Orbassano, in Piemonte) posso dire di aver conosciuto la Forza Armata grazie alle esibizioni delle Frecce Tricolori dalle mie parti, e di aver deciso di diventare un pilota militare per poter un giorno entrare a far parte di questa fantastica squadra.
In questi giorni assieme a voi, abbiamo appunto potuto respirare quell’autentico spirito di squadra che pervade ogni attività della Pattuglia Acrobatica Nazionale, dal suo Comandante ai manutentori in hangar. È questo il vero segreto della PAN?
Il volo acrobatico in formazione è senza dubbio un’attività nella quale è fondamentale il rapporto di fiducia reciproca e di affinamento dei meccanismi di volo tra i vari membri del gruppo. Le Frecce Tricolori sono un gruppo dell’Aeronautica Militare che raccoglie personale di diversa provenienza dai vari Reparti. Posso però dire con convinzione che, pur arrivando da realtà operative diverse, tutti noi impariamo fin da subito “a fare squadra” nei nostri reparti operativi, e quindi la capacità di lavorare in gruppo non la impariamo qui a Rivolto, perché fa parte del nostro bagaglio di esperienza e professionalità già acquisita, ma qui la affiniamo ogni giorno. Anche con i nostri crew chief, ad esempio, con i quali veniamo abbinati all’inizio di ogni stagione, si crea un rapporto di stima e fiducia che va spesso oltre il mero aspetto lavorativo, ma questa è una particolarità di questo come di altri Gruppi dell’AM.
In questi 5 giorni con voi, ci siamo resi conto di quanto impegno vi sia richiesto per affrontare una stagione acrobatica che inizia a maggio e si conclude ad ottobre, e che vi vede rischierati molto spesso lontano da Rivolto. Come gestite questo aspetto della vostra vita privata?
Direi che il supporto delle nostre famiglie è fondamentale. Molti di noi hanno mogli e figli piccoli, e non è semplice assentarsi così di frequente. Quando siamo non lontani da Udine e gli impegni lo consentono, le nostre famiglie ci seguono durante il week end della manifestazione aerea, e questo ci consente di passare dei momenti con loro anche lontani da casa. Per quanto mi riguarda, mi reputo molto fortunato perché ho una famiglia che mi fa trovare a casa la serenità necessaria per affrontare il mio lavoro.
Se dovessi scegliere l’emozione più grande che provi nell’essere un pilota delle Frecce, a cosa penseresti?
Sicuramente a quella provocata dal contatto con la gente, dal travolgente entusiasmo che ci stringe quando possiamo incontrare il pubblico e gli appassionati. Questo è ciò che mi riempie più di orgoglio: poter vivere sulla nostra pelle la passione delle persone, e poterla ricambiare con una foto o una battuta, è senz’altro una parte molto gratificante del mio lavoro e il minimo che possiamo fare per il nostro pubblico.
Vorremmo concludere, Franco, con un’ultima domanda personale: cosa rappresenta per te il lavoro che svolgi?
Essere un pilota delle Frecce Tricolori è per me un enorme motivo di orgoglio, ma al contempo sono consapevole che alla nostra notevole visibilità corrisponda una grande responsabilità: il nostro compito è quello di rappresentare, in Italia e nel mondo, la passione e la professionalità di tutti i 40.000 uomini e donne dell’Aeronautica Militare. Ne siamo coscienti e per questo mettiamo nel nostro lavoro quotidiano tutte le energie per ridurre al minimo la possibilità di commettere errori. Credo moltissimo nei valori del tricolore e mi sento molto vicino ai miei colleghi dell’AM, con i quali mi sento accomunato da una grande consapevolezza: l’utilità del nostro bellissimo lavoro.