Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre 2022

Prospettive al limite dell'irraggiungibile

Abbiamo incontrato il fotografo di fama internazionale Massimo Sestini, da sempre "vicino" all'Aeronautica Militare con i suoi scatti artistici. Per i 60 anni delle "Frecce Tricolori" ha immortalato i nove MB.339 PAN sulle Tre Cime di Lavaredo subito dopo il tramonto, per quella che ha definito una «foto impossibile».

di Serafino Durante
da Rivista Aeronautica, n° 4, luglio – agosto 2021, pp. 22 – 24

È lecito chiedersi quale strana alchimia possa unire così fortemente un fotografo di fama internazionale e l’Aeronautica Militare.

Semplice… l’amore, concedeteci l’accostamento, per il volo. Che, nei caso del nostro “amico” Massimo Sestini, si lega all’arte della fotografia per immortalare istanti unici e altamente spettacolari.

Sì, perché le sue fotografie, restando nel campo aeronautico, non esaltano soltanto la “fluidità” del mezzo in volo, non è questo che ricerca, bensì offrono prospettive ai limiti dell’irraggiungibile ed effetti scenici dì rara bellezza.

Lo spunto che ci porta a parlare di lui, ormai da molto tempo vicino alla Rivista Aeronautica, scaturisce proprio dalla sua ultima “fatica” che lo ha portato a realizzare una fotografia molto particolare della Pattuglia Acrobatica Nazionale, uno scatto «impossibile», così l’ha definito, frutto di un progetto mai tentato prima. Sarà l’immagine simbolo dei 60° Anniversario della PAN, tanto da “vestire” la copertina dei volume “Frecce Tricolori, l’arte del volo acrobatico”, in uscita proprio mentre leggerete questo pezzo, che le Edizioni Rivista Aeronautica hanno realizzato in collaborazione con Giunti Editore.

«Illuminare uniformemente la superficie occupata da tutti e nove i velivoli – ci dice in esclusiva Sestini – un’ora dopo il tramonto, quando diminuiscono le condizioni di visibilità e aumentano le distanze, con le Tre cime di Lavaredo, patrimonio dell’UNESCO, a fare da sfondo, è stata davvero un’impresa sfidante. La “luce Rembrandt” e un fascio luminoso che arriva dall’alto con un’inclinazione di 45 gradi. Ho pensato di provare a utilizzarla in cielo, collocando 10.000 watt di luci flash sul portellone di un C-27J. Questi flash, radiocomandati da un altro C-27 che volava in parallelo e su cui mi trovavo, avrebbero generato lampi adatti ad illuminare tutti i nove velivoli della PAN. L’impresa non era facile, perché volavamo a temperature estremamente rigide. Contestualizzare tutto questo in un punto preciso, perché si è scelto quello spettacolare paesaggio, con un cielo crepuscolare al punto giusto, altrimenti le luci dei flash non ce l’avrebbero fatta a sopraffare la luce diurna, è stato molto complicato. Ma ci siamo riusciti. Un risultato davvero straordinario, frutto di tanto studio e lavoro. Siamo — prosegue Sestini — i primi nella storia della fotografia e delle aeronautiche di tutto il mondo che hanno osato costruire una sala di posa a oltre 20mila piedi di quota… un progetto sperimentale che poteva non riuscire. Ci abbiamo messo tanto tempo, tanta pazienza, tanta abilità, soprattutto dei piloti dell’Aeronautica Militare… e alla fine ce l’abbiamo fatta; illuminare in questo modo gli aeroplani non lo ho mai fatto nessuno, proporre una fotografia diversa da quella diurna ci rende unici».

Una consapevolezza, questa, ricorrente nelle valutazioni di Masino Sestini, che sa bene quanto sia importante per il suo lavoro avere la stima e la considerazione degli equipaggi: «In cielo — ci dice — puoi essere il fotografo più bravo dei mondo ma se il pilota non ti tiene nel punto esatto dove vorresti essere è tutto inutile e lassù non si lotta con l’estetica, ma con tutta una serie di variabili non sempre facili da gestire. La mia non è piaggeria, credetemi, perché la professionalità di chi porta quelle macchine è assolutamente encomiabile per la riuscita di uno scatto».

nota e video sottostante da canon.it [ fonte ]

Le Frecce Tricolori, pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare Italiana, che sorvolano le Alpi italiane. Gli aerei sono illuminati dalle luci da studio installate su un secondo aereo in volo insieme a quello di Massimo. Visto però che il controllo remoto del flash arrivava circa fino a 100 metri, spiega il fotografo, “era molto importante che l’aereo per le foto e quello con il flash fossero sempre abbastanza vicini da mantenere la connessione. Il successo dipendeva dall’abilità dei piloti”.

Scatto realizzato con Canon EOS-1D X Mark III e obiettivo Canon EF 35mm f/1.4L II USM a 1/200 sec, f/1.4 e ISO500.

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