Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre 2024
Alberto Moretti, Pilota – Capoformazione e Comandante delle Frecce Tricolori di Rivolto dal 1981 al 1992 – è originario di Casagiove (CE). Dal 1981 vive a Codroipo. Ha una storia aeronautica lunga 40 anni, tutta da raccontare. Un onore, e un piacere, per noi codroipesi, leggerla su queste pagine.
Comandante Moretti, per volare ci vogliono passione, determinazione, coraggio, competenza, grande senso di responsabilità e disciplina. Ci racconta come tutto questo è iniziato?
Ero un giovane Tenente Pilota e volavo, con il mitico F 104 Starfighter, presso il 21^ Gruppo di base a Cameri. Ricordo perfettamente come avvenne il mio reclutamento per le Frecce. Il comandante di gruppo mi convocò nel suo ufficio comunicandomi che aveva ricevuto una telefonata dal Comandante delle Frecce Tricolori – Tcol Corrado Salvi – per verificare la mia disponibilità a trasferirmi a Rivolto per far parte del prestigioso reparto. Aggiunse che potevo rifletterci su e suggeriva di andare a casa e parlarne con mia moglie Rosalba. Comunque avrei dovuto dare una risposta, “con calma”, entro le 8 del giorno successivo. Fu la scelta più importante della mia vita, dopo quella di sposarmi e avere figli, e quella che ha più influito sul mio percorso professionale.
Nell’immaginario collettivo le Frecce sono leggenda nazionale. Averle a Rivolto è onore e orgoglio. Ci può spiegare cosa sono esattamente?
Il termine più corretto, e istituzionale, per identificare il reparto è “PAN – Pattuglia Acrobatica Nazionale”. Il compito è quello di rappresentare l’Italia e l’Aeronautica Militare in tutto il mondo prendendo parte alle manifestazioni aeree e svolgendo un programma acrobatico con una formazione di dieci aerei.
Alcuni associano la PAN alla nazionale di calcio e la definiscono il “miglior ambasciatore” del nostro Paese. Sulla base della mia esperienza, e avendo partecipato a entrambe le tournee in Nordamerica, posso solo confermare che l’ammirazione e l’emozione che generano sono enormi. Le ricadute nel campo economico sono ampie e molteplici. È cosa nota, e dimostrata, che nei paesi dove la PAN si è esibita sono aumentati gli scambi commerciali con l’Italia e la considerazione per il nostro Paese. Credo che averle in Friuli rappresenti un valore aggiunto per il territorio, che ricambia questa presenza “rumorosa” con grande calore e simpatia.
Siamo abituati a vederle svettare sul nostro cielo, lasciare la scia tricolore. Vediamo il solista e gli aerei dietro. Ma come sono organizzate?
Le Frecce Tricolori sono un Reparto di volo dell’Aeronautica Militare e si compone di circa 110 militari di vari gradi. La punta e il vertice della piramide è composta dagli ufficiali piloti – circa 12 – poi ci sono altri ufficiali, con vari ruoli, e circa 80 sottufficiali specialisti.
A terra, e soprattutto in volo, vige una gerarchia legata sia al grado che al ruolo ricoperto. In volo la figura più importante è il capoformazione, cosiddetto leader o n°1. Ha la responsabilità di condurre il volo in piena sicurezza, rispettando il programma acrobatico autorizzato e approvato. È il Pilota che ha dimostrato, negli anni in cui è stato gregario, di possedere le molte qualità che lo rendono idoneo a coprire questo ruolo fondamentale e, per questo, è stato scelto. Il solista o n°10 è colui che esalta le capacità di pilotaggio dei piloti e la qualità del mezzo aereo.
Cosa serve per farne parte? Quali doti sono indispensabili?
Ho raccontato come avvenne il mio reclutamento, basato su una raccolta di informazioni presso le scuole di volo, i reparti e le conoscenze dirette. Oggi è più strutturato e normato da direttive. Facendo un parallelo col campo civile direi che, per far parte delle Frecce, bisogna superare un concorso a titoli ed esami. I titoli o i requisiti di base sono i seguenti: Pilota da caccia, avere più di 800 ore di volo ed essere volontario.
Gli esami sono quelli da affrontare una volta che i candidati raggiungono Rivolto e, per circa due settimane, vivono insieme ai Piloti delle Frecce, volano con loro e prendono coscienza con la vita che dovranno affrontare. Questa è la fase più delicata e importante, perché si cerca di cogliere ogni aspetto della persona, che dovrà convivere nel gruppo per almeno 5/6 anni. L’uomo e il Pilota: binomio imprescindibile e fondamentale per la sopravvivenza della squadra. Non è un caso che al team delle Frecce Tricolori si ispirino, e si siano ispirate, molte società che riconoscono nel “lavoro di squadra” l’aspetto fondamentale per il successo dell’azienda.
Nello scorso numero, abbiamo conosciuto Alberto Moretti, già comandante delle Frecce Tricolori a Rivolto. In questo numero, egli si svela a livello umano e dà consigli utili a chi volesse intraprendere la sua carriera. Elementi fondamentali per riuscirci sono passione e studio.
Quali sono i compiti di un comandante?
Il Comandante ha una molteplicità di compiti. Il più importante è la gestione del personale e dei mezzi, che l’Aeronautica Militare gli mette a disposizione per garantire il mantenimento degli impegni assegnati. Parliamo di circa 100/120 militari di vari gradi e 15 aerei MB 339PAN. Con queste risorse, il Comandante deve far fronte alla missione che è stata assegnata al 313 Gruppo Frecce Tricolori ovvero rappresentare il Paese in tutte le manifestazioni aeree, in Italia e all’estero.
Quanto tempo rimane in carica?
L’incarico di Comandante dura in media 2/3 anni, cui si aggiungono 6/7 anni trascorsi precedentemente al Reparto in qualità di Pilota/Capoformazione. Un periodo di 10 anni impegnativo e, talvolta, molto stressante.
Quali emozioni vive un pilota quando è lassù?
Le emozioni sono strettamente connesse al tipo di volo. Si pensi al volo acrobatico collettivo – le Frecce, per intenderci – al volo operativo per addestrarsi alla guerra, allo strumentale, al notturno o di semplice navigazione e trasferimento, come un volo di linea. Nel volo acrobatico e operativo si è molto presi dalla condotta dell’aereo. C’è poco spazio per le emozioni, a meno che non accada qualcosa che induce stimoli nuovi, come un’emergenza o pericolo legati a una avaria dell’aereo. In questo caso si tratta di una emozione forte, anche di paura, che deve essere gestita con lucidità e senza panico, applicando le procedure previste. Personalmente, le emozioni intense, quelle che inducono riflessioni anche mistiche, sono legate ai voli di navigazione, soprattutto al crepuscolo, quando, da solo, a 13 km di altezza, ti perdi nello spazio immenso, dove, a Ovest ammiri ancora il bagliore del sole, mentre a Est il buio ha già preso il sopravvento.
Oltre all’abilità, ai piloti, viene richiesta anche la sinergia con i colleghi. Come viene garantita durante il volo?
Soprattutto per le Frecce è vitale la sinergia in volo con i colleghi. Anni fa fu pubblicato un libro dal titolo “Volare in coro”, titolo azzeccatissimo per descrivere il volo dei dieci aerei della PAN (Pattuglia Acrobatica Nazionale). Ogni Pilota è parte della squadra e deve rispettare il ruolo che gli è stato assegnato ed effettuare le manovre rispettando lo standard previsto. Nessuno deve sentirsi primadonna e pensare di valicare i limiti imposti, che sono verificati quotidianamente da estenuanti addestramenti per giungere alla perfezione. A vigilare sul rispetto dei ruoli ci pensano il Comandante e il Capoformazione. Essi seguono tutti i voli della formazione effettuando un briefing prima del volo e un debriefing al termine del volo stesso.
Le manca il volo?
Molto. Cerco di soddisfare la passione con un piccolo aereo da turismo, che, però, non mi regala l’adrenalina cui ero abituato. Insomma, sono passato dal caffè arabico ristretto all’orzo molto allungato.
A un giovane o a una giovane che volesse diventare pilota, magari delle Frecce, cosa consiglia di fare, a livello di studi e in seguito?
Primo, non pensare alle Frecce, ma valutare la consistenza della passione per il volo e per la vita militare, due cose strettamente connesse. Secondo, impegnarsi, e molto, nello studio.