Ultimo aggiornamento: 18 Aprile 2019

Le Frecce tricolori festeggiano il loro cinquantesimo anniversario.
Una storia tutta italiana ma vissuta su un palcoscenico internazionale

di Ugo Merlo
da Opificium – Professione e previdenza, anno I , n˚ 5, settembre-ottobre 2010, pp. 60-63

Le Frecce tricolori, note anche con il nome di Pattuglia acrobatica nazionale (PAN), rappresentano l’eccellenza dell’Aeronautica Militare Italiana. Un fiore all’occhiello ammirato da una platea internazionale, nel quale sono racchiusi valori umani e tecnici, che si esprimono attraverso esibizioni acrobatiche nei cieli di tutto il mondo su di un aereo realizzato dall’industria italiana: l’Aermacchi MB339 versione Pan. E dieci sono i componenti della formazione delle Frecce tricolori, la cui base operativa è quella del 313° Stormo all’aeroporto di Rivolto in provincia di Udine. È in quei cieli e su quella pista, che i piloti si esercitano e si preparano dopo essere stati accuratamente selezionati tra le fila dei piloti dei caccia militari italiani.
Non solo abilità tecniche, ma umane, necessarie per fare una squadra dove l’affiatamento e la reciproca fiducia sono alla base della perfetta riuscita delle impegnative e difficili manovre. Al comando della Pattuglia acrobatica nazionale c’è
il tenente colonnello pilota Marco Lant, un perito industriale diplomatosi nello storico Istituto tecnico industriale Malignani di Udine. L’11 e 12 settembre scorsi le Frecce tricolori hanno festeggiato alla base di Rivolto i loro 50 anni, con una bella ed imponente manifestazione denominata “Un Tricolore lungo 50 anni”. Nel corso della due giorni Lant, che ha ricoperto negli anni scorsi in volo vari ruoli tra cui quello di capo formazione, ha diretto da terra i suoi piloti e le Frecce hanno regalato emozioni con le loro figure capaci di far restare senza fiato il pubblico che osservava gli aerei muoversi in aria con precisione e sincronismo perfetti. Uno spettacolo di rara suggestione. Dopo il decollo degli MB339, la formazione (due sezioni: una da 4 ed una da 5 aerei più il solista) si è riunita sopra la pista per iniziare la serie delle 18 figure del programma in una mirabolante successione. Un crescendo di figure e manovre (tonneau, looping, schneider), disegnate dagli aerei che si sono mossi con incredibile perfezione suscitando ammirazione e stupore. Dal ventaglio, all’Apollo 313, dall’Arizona, ai vari tonneau lenti e veloci del solista, alla figura della bomba, la più bella e rischiosa, con gli aerei a scendere in picchiata verso il centro della pista per poi separarsi a poca distanza dal suolo disperdendosi in ben determinate direzioni, mentre il solista saliva in mezzo a loro ed ai fumi tricolori, che i piloti fanno uscire dalle code dei loro velivoli. La conclusione è stata la figura dell’Alona, il passaggio con il carrello fuori, a bassa velocità, con i fumi rosso bianco e verde, della bandiera italiana, disegnando così in aria il tricolore più lungo del mondo. Al rientro dei velivoli, atterrati uno alla volta, i piloti hanno ricevuto da parte del pubblico entusiasta lunghi e calorosi applausi, che hanno in alcuni momenti quasi soverchiato il potente sibilo delle turbine degli aerei.

L'intervista: Volare con i piedi per terra

C’è poco da fare: se un perito industriale si mette in testa un’idea, prima o poi la realizza. Ne è una conferma la vita di Marco Lant, diplomatosi all’Istituto Malignani di Udine e deciso a seguire la passione di Icaro. Oggi comanda uno dei più prestigiosi e famosi team acrobatici del mondo: le Frecce tricolori.

In un momento di pausa della manifestazione Un tricolore lungo 50 anni abbiamo voluto incontrato il comandante delle Frecce tricolori Marco Lant. E la ragione di tanto interesse è semplice: è un perito industriale.

Domanda. Comandante Lant, un perito industriale ricopre uno dei ruoli senza dubbio più ammirati e invidiati in Italia. Qual è la sua storia?
Risposta. Sono nato a Bertiolo in provincia di Udine, ho studiato al Malignani conseguendo la specializzazione in costruzioni aeronautiche. Ma la decisione di tentare la strada del volo militare è maturata nel corso dell’ultimo anno di scuola. Ho provato ed è andata bene: mi sono arruolato presso l’Accademia aeronautica di Pozzuoli con il corso Marte IV nel 1990. Ho poi frequentato il corso di volo presso l’Euro- Nato Joint Jet Pilot Training di Sheppard USA , per essere poi destinato ai cacciabombardieri Tornado in forza presso il VI stormo di Ghedi in provincia di Brescia. Nel 2000 ho partecipato alle selezioni per l’ingresso nel 313° stormo, il gruppo di addestramento delle Frecce tricolori. Ho ricoperto i ruoli di Pony 9, 7, 2 e 1. E dal febbraio di questo anno sono il comandante del Gruppo.

D. Da bambini in molti sognano di fare il pilota. Mentre mi sembra di capire che per lei la decisione è avvenuta più tardi?
R. Mi ritengo una persona – strano a dirsi per un pilota – con i piedi ben piantati per terra. Di quelle che vogliono fare un passo alla volta. E più che un sogno della mia infanzia, a orientare il mio futuro verso il volo è stata una scelta razionale.

D. Lei si è diplomato perito industriale all’Istituto Tecnico Malignani di Udine, una scuola dalla quale sono uscite figure di primissimo piano della dirigenza della categoria dei periti industriali liberi professionisti. Cosa le ha dato questa scuola in termini di formazione umana e tecnica per il suo lavoro di pilota?
R. Al di là del valore di un insegnamento che costantemente sollecitava la curiosità e l’intelligenza di noi studenti, ritengo che la scuola mi abbia portato a rafforzare e a raffinare la mia innata disposizione ad affrontare i problemi attraverso un approccio pratico e razionale. Percepisco, ancora oggi, a distanza di tanti anni una sorta di imprinting che mi ha utilmente accompagnato nella mia carriera e che riconosco a prima vista in tutti coloro che hanno frequentato quell’istituto.

D. Quali sono le caratteristiche per diventare pilota militare?
R. Tanta passione, dedizione assoluta, un pizzico di coraggio ed un po’ di fortuna. Sono questi gli ingredienti per chi vuole diventare un pilota.

D. E per essere pilota delle Frecce tricolori?
R. Equilibrio, consapevolezza delle proprie capacità, ma soprattutto attitudine a condividere il proprio lavoro con gli altri. Sa, noi del 313° dobbiamo fare un vero e proprio gioco di squadra.

D. Girate tutto il mondo, rappresentando l’eccellenza dell’Italia. Siete il fiore all’occhiello dell’aeronautica militare. A quante manifestazioni partecipate e dove nell’arco dell’anno?
R. Generalmente, siamo presenti a una ventina di manifestazioni in una stagione. La stagione va da maggio a fine settembre. In Italia tocchiamo più o meno tutto lo stivale, mentre all’estero rimaniamo per lo più in Europa con a volte alcuni tour più lunghi verso il medio oriente.

D. Da terra assistiamo ammirati alle vostre esibizioni, fatte di assoluta precisione e di perfetto sincronismo nei movimenti degli incroci. Disegnate figure uniche al mondo, vi separate e vi riunite con sorprendente facilità. E siete sempre a pochi metri l’uno dall’altro…
R. La distanza fra i velivoli è dell’ordine dei 2/3 metri, le tecniche che ci permettono di raggiungere questo risultato sono maturate in oramai 50 anni di esperienza e di addestramento. Proprio la preparazione precisa, puntuale e meticolosa, accompagnata da un continuo addestramento, è alla base dei nostri risultati.

D. Due parole sullo staff tecnico ed amministrativo. Tra i tanti che lavorano dietro le quinte ci sono altri periti industriali?
R. Il gruppo è composto da poco più di cento persone fra ufficiali e sottufficiali e il contributo di ognuno di loro è fondamentale per il raggiungimento del risultato. Non sono l’unico perito industriale: ce ne sono molti altri, soprattutto fra le file
del personale tecnico.

D. L’MB339 Pan è una macchina che ha già qualche anno, ma – e lo abbiamo visto nel fine settimana di settembre – le vostre esibizioni sono le più applaudite. Di questo aereo, che è un prodotto dell’ingegno nazionale, ci illustra le caratteristiche?
R. È un aviogetto monomotore biposto da addestramento avanzato e da appoggio tattico leggero: presso il 61° Stormo di Lecce è utilizzato proprio per l’addestramento dei giovani piloti militari. Nella versione Pan (quella che noi utilizziamo) è caratterizzato da una configurazione specifica per il volo acrobatico e dalla presenza dell’impianto fumogeno. Il velivolo ben si adatta ai compiti che qui alle Frecce tricolori deve assolvere: a fantastiche doti di maneggevolezza associa costi di gestione contenuti.

D. I periti industriali sono stati i primi ad introdurre nel loro ordinamento la formazione continua obbligatoria. Nel suo lavoro di pilota quanto è importante e quanto tempo dedica alla formazione?
R. Restare aggiornati per noi – come per qualsiasi professionista che operi in un ambito tecnico – è fondamentale. E non è facile, considerate le cadenze ravvicinate degli impegni. Ma con qualche sacrificio si fa tutto.

D. Come vede il futuro dell’aviazione alla luce dei primi positivi esperimenti di un aereo che vola mosso da un propulsore alimentato da pannelli fotovoltaici?
R. Ritengo che si scriveranno in un prossimo futuro pagine estremamente eccitanti sul volo. La scienza progredisce a ritmi pazzeschi. E nessun sogno sembra precluso, soprattutto per quanto riguarda sistemi propulsivi energicamente più efficaci di quelli attuali. Davvero, per volare non è necessario sognare.

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