Ultimo aggiornamento: 2 Maggio 2019

a cura di Lodovica Palazzoli
da “Airplanes”, anno 7°, numero 1, maggio 2013, p. 16 e numero 6, giugno 2013, p. 11

Il solista merita un discorso a parte. Il solista è colui che rende lo spettacolo più avvincente, che fa restare il pubblico con il fiato sospeso e alla fine dell’esibizione strappa applausi a scena aperta.
Nell’economia del programma della Pattuglia rappresenta uno spettacolo nello spettacolo, è colui che consente alle “Frecce Tricolori” di offrire al pubblico quell’armonia e continuità nella sequenza delle figure che è altra caratteristica peculiare della PAN. Come per il resto della Pattuglia, il programma del numero “10” viene messo a punto durante la fase invernale dell’addestramento. Si analizza ogni singola figura e si decide l’introduzione di qualche “tecnicismo” o di piccole personalizzazioni che generalmente non vanno a stravolgere un programma consolidato negli anni. Durante la stagione invernale, ogni volo d’addestramento del solista prevede l’esecuzione di tutto il programma della Pattuglia perché una buona parte della difficoltà del volo del “Pony 10” è costituita dalla scelta dei tempi di inserimento tra le figure eseguite dalla formazione. Il rispetto dei tempi d’ingresso è una responsabilità del solista, il quale deve modificare la propria esibizione per riuscire ad accordarsi al ritmo dettato dal capoformazione, un ritmo che può dipendere dalla copertura nuvolosa, dal vento, dal luogo in cui si svolge l’esibizione. Il 60% della difficoltà della performance del solista sta nell’esecuzione delle manovre; il restante 40% sta nel rispetto della tempistica. I voli di addestramento del solista richiedono la presenza costante presso la biga (in collegamento radio) del comandante, l’unico pilota titolato a commentare e a seguire gli aspetti di sicurezza del volo del “10”. Il comandante solitamente si limita a esprimere considerazioni sulla qualità estetica della manovra senza fornire suggerimenti tecnici: solo il solista detiene il bagaglio di conoscenze tecniche necessario a correggere eventuali difetti di esecuzione delle figure acrobatiche.
Del resto, anche dal punto di vista addestrativo il “Pony 10” è abbastanza autonomo rispetto alla formazione potendo pianificare, eseguire e gestire nella sua interezza il proprio allenamento.

Ha una figura acrobatica preferita?
Non ci sono manovre che preferisco ad altre. Ci sono, piuttosto, manovre tecnicamente più complesse, come ad esempio il tonneau lento, che, se ben eseguite, danno molta soddisfazione.

Ci sono tratti peculiari della figura del Solista?
Credo che il solista della formazione possa essere caratterizzato da molti aspetti. L’unico che non può mancare è l’equilibrio. L’essere una persona equilibrata ne fa un professionista appassionato del proprio lavoro.

C’è un aspetto particolarmente gratificante nella sua attività?
L’apprezzamento o complimento più bello è essere considerati, in modo quasi sorpreso, persone assolutamente “normali” .

Cosa ritiene che le abbia “portato” questa esperienza?
Un pilota che ha la fortuna di trascorrere un periodo più o meno lungo nelle “Frecce” pensa inizialmente di accrescere solamente il proprio tecnicismo in maniera importante. In realtà si trova già dopo pochi anni ad aver vissuto un’esperienza umana ineguagliabile che segnerà in maniera indelebile la sua carriera di pilota e di uomo.

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