Ultimo aggiornamento: 12 Novembre 2019
Pilota militare prima e delle Frecce Tricolori poi. Abbiamo avuto modo di parlare con il Maggiore Mattia Bortoluzzi, Pony 6 della Pattuglia Acrobatica Nazionale (P.A.N.), nel corso di una intervista approfondita su temi come Aeronautica Militare, volo acrobatico, Formula 1 e motori in generale. Ecco cosa ci ha detto
di Alessandro Colombo
da motoridilusso.com, 17 luglio 2019 [ fonte ]
Rivolto – Classe 1979. Il Maggiore Mattia Bortoluzzi nasce a Belluno il 21 dicembre e trascorre l’infanzia tra i monti bellunesi (per la precisione a Tambre) appassionandosi da subito ai motori e alla velocità. A 17 anni vede per la prima volta un aereo da vicino in occasione di un Air Show a Treviso: un’esperienza che segnerà in maniera indelebile il suo destino. Si diploma all’I.T.I.S. di Belluno nel 1998 e l’anno successivo entra in Accademia Aeronautica con il 119° A.U.P.C. (Allievi Ufficiali Piloti di Complemento). Consegue poi l’abilitazione sui velivoli SF260, MB339CD, AMX e AMX-T (oltre che su MB339A-PAN in seguito) e diviene operativo nel 213° Gruppo del 61° Stormo (dove dal 2001 al 2005 ricopre il ruolo di istruttore su MB339CD e MB339A) e nel 132° Gruppo del 51° Stormo (dove dal 2006 al 2010 vola su velivoli AMX), partecipando anche ad alcune missioni di pace in Afghanistan (approderà infatti alla selezione per la Pattuglia Acrobatica Nazionale proprio mentre dislocato a Herat). Entra così nella P.A.N. nel 2011, nel ruolo di Pony 7 prima e Pony 4 poi, per divenire nel 2014 il Pony 6, ruolo che ricopre tutt’ora. Oltre 4.000 ore di volo, un sorriso grande e un cuore generoso. Sempre disponibile e con un carattere molto amichevole. È così il Maggiore Bortoluzzi: una persona schietta, trasparente, sincera. Di quelle che oggigiorno sono sempre più rare e che si possono definire d’altri tempi. Una di quelle che buttano sempre il cuore oltre l’ostacolo e che mettono grande anima e dedizione in quel che fanno (basta parlarci un pochettino per capire il suo amore per l’Aeronautica e per il velivolo che pilota in particolare). E appassionato di motori, come dicevamo già in apertura. Molto, moltissimo. Al punto da occupare su due e quattro ruote il suo tempo libero ogni qual volta possibile. Abbiamo parlato della sua professione e delle sue passioni con lui sull’Aeroporto di Rivolto (Quartier Generale delle Frecce Tricolori). Ecco cosa ci ha detto.
Primo giorno in un reparto operativo dell’A.M. dopo l’addestramento e primo giorno nella P.A.N. come membro ufficiale della Pattuglia. Due emozioni assimilabili ma diverse. Cosa si prova in entrambi i casi, ce ne vuole parlare?
“Ogni traguardo raggiunto è stato emozionante, dall’ingresso in Aeronautica Militare al conseguimento del brevetto di pilota di aeroplano, a quello di pilota militare per poi passare al raggiungimento della qualifica ‘combat readiness’ ed all’ingresso alle Frecce Tricolori. Tutte forti emozioni e grandi soddisfazioni, soprattutto perché tutti i traguardi raggiunti sono stati perseguiti con tanta forza di volontà e spirito di sacrificio”.
Il lavoro di squadra è al centro del successo della P.A.N.. Come si arriva a lavorare con così tanta precisione tutti insieme?
“Già dall’ingresso in Aeronautica Militare si impara a lavorare in gruppo. Nelle Frecce Tricolori il lavoro di squadra viene portato ai suoi massimi livelli sotto gli occhi di tutti per la peculiarità dell’attività svolta: il volo acrobatico collettivo. L’addestramento perfezionato negli anni, unito ad un programma strutturato per il raggiungimento di risultati graduali, è a mio parere la chiave di questo ‘successo’”.
Poche pattuglie acrobatiche al Mondo usano dei supersonici. Secondo lei come mai? Pensa che in una formazione acrobatica cambi qualcosa utilizzare velivoli da addestramento o che questa differenza non conti?
“Secondo il mio punto di vista, per una formazione acrobatica, la scelta dovrebbe ricadere su un velivolo che esprime al meglio le sue capacità acrobatiche. Non sempre con i velivoli più performanti in termini assoluti si riesce a costruire un programma acrobatico in maniera efficace. Un velivolo da addestramento possiede normalmente capacità di manovrabilità molto spiccate. Il nostro MB339 PAN ne è l’esempio più lampante. Un velivolo perfetto per l’acrobazia, considerando addirittura che è l’unico jet capace di effettuare manovre normalmente riservate soltanto ai velivoli con propulsione ad elica come le famose figure ‘lomckovak’ e ‘scampanata’ del solista delle Frecce Tricolori”.
So che lei è appassionato di motori in generale. Come è nata questa passione?
“Ho sempre avuto la passione per i motori; mi sono appassionato prima alle moto e alle auto, successivamente anche agli aeroplani. Non saprei rispondere come sia nata questa passione, credo che tutti gli appassionati di motori in generale ce l’abbiano nel DNA sin dalla nascita”.
Qual è o quali sono state le auto o le moto che l’hanno emozionata di più alla guida? E quali le piacerebbe provare sopra ogni altre?
“Proprio in virtù della mia forte passione verso i motori, ho avuto la fortuna di provare diverse auto e moto e quelle che mi hanno emozionato di più sono quelle sportive”.
Quali caratteristiche dovrebbero avere la sua auto o la sua moto ideali?
“Se potessi, mi piacerebbe averne a disposizione diverse, ognuna con le sue caratteristiche: un’auto sportiva, emozionante e potente, un’auto comoda, spaziosa e rilassante. Anche per quanto riguarda le moto mi piacerebbe possederne una sportiva per l’uso esclusivo in pista, una comoda turistica e un’altra per il fuoristrada… nel mio garage ideale poi, qualche pezzo storico ci dovrebbe essere sempre…”.
So che ha avuto modo di fare un giro da passeggero con Miki Biasion al Monza Rally Show. Com’è stata questa esperienza per uno che, come lei, alla velocità è molto abituato?
“La grossa emozione è stata proprio quella di conoscere un mito del Motorsport mondiale. Ho avuto l’onore e la fortuna di fare il giro di un circuito spettacolare come Monza insieme ad un idolo di cui avevo i poster appesi in cameretta quando correva con la mitica Lancia Delta Martini. Preparazione, tecnologia e professionalità sono valori che contraddistinguono l’Aeronautica Militare ed il mondo delle corse”.
Nel suo lavoro rappresenta un’eccellenza italiana assoluta. Nel mondo dei motori in Italia ne abbiamo una, sopra tutte, che fa lo stesso. Si chiama Ferrari. Se ci fosse modo per lei di provare la monoposto da F1 accetterebbe di fare un test?
“Assolutamente sì, sarebbe un sogno. Si tratta di un simbolo di eccellenza italiana, un emblema intramontabile del “made in Italy”, al pari delle Frecce Tricolori, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo”.
Quali valori accomunano secondo lei queste due realtà?
“La capacità di lavorare in squadra, la dedizione e la professionalità sono sicuramente valori che contraddistinguono queste due realtà”.
Cosa significa per lei essere un pilota dell’Aeronautica Militare prima e un membro della Pattuglia Acrobatica poi?
“Far parte delle Frecce Tricolori significa essere innanzitutto un pilota dell’Aeronautica Militare. Il compito della Pattuglia Acrobatica Nazionale è proprio quello di rappresentare la Forza Armata nel suo complesso, dalla professionalità alla capacità di fare squadra. Esserne rappresentanti è un grande onore”.
Cosa consiglierebbe a chi sogna di seguire le sue orme?
“Il consiglio che mi sentirei di dare è di seguire i propri sogni con dedizione e spirito di sacrificio. Il percorso di formazione per diventare un pilota militare è molto impegnativo e richiede abnegazione e dedizione”.
Nella sua carriera è diventato parte di un team che rappresenta l’eccellenza italiana assoluta, la P.A.N. appunto. Cosa può sognare un pilota da caccia più di questo? Di diventare astronauta?
“Ogni pilota militare ha le proprie ambizioni, io sicuramente posso dire di aver raggiunto il mio sogno”.
Lei ha tanta esperienza di volo. Ma quali sono gli aerei – italiani o stranieri, in servizio e non – che le piacerebbe pilotare più di ogni altro almeno una volta nella vita se potesse scegliere lei?
“Sinceramente mi piacerebbe pilotare un aeroplano storico da caccia. Per esempio il P51 Mustang”.
Cosa farà dopo la P.A.N.?
“L’esperienza in seno alle Frecce Tricolori rappresenta una parentesi della vita operativa dei piloti; terminato il periodo alle Frecce Tricolori, i piloti vengono impiegati nei reparti dell’Aeronautica Militare, spesso si rientra proprio nel reparto di provenienza”.
Quali sono i valori trasmessi dall’Aeronautica Militare e dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale alla gente comune?
“L’Aeronautica Militare può essere considerata una grande squadra al servizio del Paese e della collettività, uomini e donne che con dedizione e professionalità operano tutti i giorni 24 ore su 24, 365 giorni all’anno per garantire la sicurezza del nostro Paese. Le Frecce Tricolori, attraverso il volo acrobatico collettivo, rappresentano in pieno questo spirito di squadra”.
Chiudiamo scherzando un pochettino: ha mai detto una battuta di TOP GUN mentre era in volo?
“TOP GUN è un film che ha fatto la storia e che ha sicuramente contribuito ad avvicinare al mondo dell’aviazione militare moltissimi giovani; durante il volo sono molto concentrato ma quando sono a terra qualcosa di simile, può capitare!”.