Ultimo aggiornamento: 13 Giugno 2019
Una passione nata da bambino ascoltando gli aerei a Masera... Galeotto fu un poster
Il capitano Ghersi primo ossolano pilota della PAN si racconta
di Gianluca Trentini
da Eco Risveglio, edizione 44 del 30 maggio 2019, pag. 27
Il capo formazione ordina: “Andiamo su”, lui lavora sulla cloche e la manetta, ed il suo aereo sale, affiancato agli altri che disegnano in cielo i colori della bandiera verde, bianca e rossa.
È la quotidianità di Alessio Ghersi, domese, capitano dell’Aeronautica Militare e pilota ‘titolare’ della formazione delle Frecce Tricolori, la Pattuglia Acrobatica Nazionale osannata in tutto il mondo. Ghersi, nato a Domodossola il 26 dicembre del 1988, diplomato al Liceo Spezia di Domodossola è il primo pilota militare del Vco a giungere nella `Pan’, lo abbiamo sentito in esclusiva.
Quando e come è nata la passione del giovane Alessio per il volo e l’aeronautica?
«Direi sin dalla tenera età ricordo che ogni volta che sentivo il rumore dei piccoli velivoli decollati dalla vicina avio superficie di Masera, mi affacciavo alla finestra per osservarli. E non posso dimenticare la prima volta a cui ho partecipato ad una visita presso l’aeroporto militare di Gioia del Colle (dove erano di base i ‘Tornado’; ndr)».
La decisione post liceo di intraprendere l’accademia come è arrivata? Quando hai “iniziato” qual era il velivolo dei tuoi sogni, quello che avresti voluto pilotare?
«L’episodio che ha innescato il desiderio di tentare il concorso in Accademia fu alquanto insolito – sorride – venne a casa un rappresentante di una nota marca di aspirapolvere; saputo che mi piacevano gli aerei mi regalò una foto di un Tornado dell’Aeronautica Militare. Ancora oggi, a distanza di anni, quella foto è appesa in quella che fu la mia cameretta a casa dei miei genitori».
Curioso è che il buon Alessio dopo le scuole di volo non venne assegnato ai reparti ‘montati’ sui Tornado bensì agli intercettori. Come è avvenuto il passaggio dal reparto operati-vo alla Pattuglia?
«In precedenza ho avuto l’onore di prestare servizio presso il IX Gruppo Caccia del 4° Stormo di Grosseto, reparto che garantisce 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, il servizio di sorveglianza dello spazio aereo nazionale, equipaggiato con gli Eurofighter Typhoon. Per entrare a far parte delle Frecce Tricolori ho participato alla selezione presso il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico durante la quale ho svolto prove sia di carattere attitudinale che di volo sino a quando sono stato scelto per entrare in squadra».
Parliamo di voi, troppe volte si vedono i piloti come dei ‘top-gun’, stereotipo del film, per quanto visto in altre occasioni, siete ragazzi semplici ed appassionati che hanno una bella famiglia, giusta questa disamina?
«Assolutamente sì, per volare nelle Frecce Tricolori ma più in generale nell’Aeronautica Militare, bisogna essere innanzitutto persone umili, consapevoli che i risultati si raggiungono solo con il duro lavoro, i sacrifici e la dedizione che l’addestramento richiede. La passione è l’ingrediente fondamentale per affrontare le sfide e la serenità familiare un elemento di impareggiabile importanza».
Da poco Alessio con la sua Jenny hanno da poco dato alla luce il piccolo Giorgio. Spesso si dice che le Frecce Tricolori siano un sogno per tutti i piloti, cosa significa essere entrato nella Pan e far parte della formazione? C’è stata emozione particolare alla prima esibizione?
«Le Frecce Tricolori erano sicuramente un sogno per me ed esserne finalmente parte è motivo di incredibile soddisfazione personale il compito istituzionale della ‘Pan’ è rappresentare le doti di eccellenza dell’Aeronautica Militare ed il sistema Paese Italia in patria e all’estero e questo compito mi riempie ancor più di orgoglio. Alla prima esibizione ho provato il peso di tale responsabilità ma anche la voglia di far bene per non deludere le migliaia di persone che ci osservano con il naso all’insù. Una volta chiuso il tettuccio, però, la concentrazione è talmente alta che ogni distrazione o pressione resta fuori».
Il gioco di squadra, la fiducia tra i compagni sono caratteristiche fondamentali della Pan, hai sentito subito tutto ciò appena arrivato in squadra?
«Tutto l’operato dell’Aeronautica Militare si basa sul gioco di squadra in Pattuglia, allo stesso modo, è fondamentale.. il volo in formazione è per definizione un’attività di squadra, in cui la fiducia nel prossimo è indiscussa, e lo si percepisce non appena arrivati, ovviamente poi le caratteristiche individuali emergono».
Qual è la manovra preferita da eseguire in volo? E quale quella la più complicata? Cos’è il bello delle Frecce Tricolori?
«Bella domanda – sorride – in realtà dipende molto dalla posizione ricoperta. Da Pony 8 (la sua posizione, terzo gregario destro; ndr) forse il passaggio finale in “Alona”, quello dove tracciamo il tricolore più lungo al mondo, poiché essendo il gregario più esterno si percorre un traiettoria più ampia con il velivolo in configurazione di atterraggio e quindi poco manovrabile. Quella che preferisco eseguire è la “Scintilla Tricolore”, la considero di grande impatto. In generale, il bello delle Frecce Tricolori è lo stretto legame con la gente: è davvero impareggiabile il calore e la vicinanza che il pubblico ci dimostra in ogni occasione».
Un’ultima cosa; che rapporto è rimasto con la terra d’origine? Sarebbe bello un giorno esibirsi di fronte a fans e conterranei?
«Certamente con l’Ossola ho e avrò sempre un rapporto di amore e di appartenenza oltre a risiedervi ancora la mia famiglia d’origine, ho gli amici più cari, nonché i ricordi più belli legati alla mia infanzia. Esibirmi davanti ai miei conterranei sarebbe davvero un piacere immenso; chissà, magari un giorno potrà capitare».